In questi anni, non erano mancati i rilievi critici sulle posizioni di Papa Francesco e le attività della Santa Sede riguardo al conflitto in Ucraina. Dall’Ucraina, soprattutto, il Papa era accusato di essere più vicino all’aggressore russo che non all’Ucraina, nonostante gli appelli costanti per la pace, e questo perché il Papa era stato, come primo atto dall’inizio del conflitto, all’ambasciata russa presso la Santa Sede ma non in quella ucraina; perché aveva trattato in maniera un po’ “leggera” la questione della morte di Irina Dugina, figlia dell’ideologi di Putin Dugin, aveva addirittura parlato della Grande Madre Russia in un incontro con online con i giovani russi dell’arcidiocesi della Gran Madre di Dio di Mosca.
Un accordo che si può definire epocale siglato a 40 anni dalla revisione del Concordato tra Stato italiano e Santa Sede.
Proprio all’inizio del conflitto contro Hamas, Papa Francesco avrebbe avuto una conversazione telefonica con il presidente di Israele Isaac Herzog, e i torni non sarebbero stati piuttosto distensivi. Lo ha rivelato il Washington Post in un servizio, non incorrendo ancora in una smentita vaticana.
Israeliani e palestinesi sono “due popoli che devono vivere insieme. Con quella soluzione saggia dei due popoli e due Stati. Gli accordi di Oslo: due Stati ben limitati e Gerusalemme con uno status speciale”. Lo ha ribadito solo pochi giorni fa Papa Francesco nell’intervista concessa al TG1 confermando di fatto la linea vaticana sulla Terra Santa dai tempi della fondazione dello Stato di Israele nel 1948, regnava allora Papa Pio XII.
Questa mattina si è svolta una conversazione telefonica tra Monsignor Paul R. Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, Hossein Amir-Abdollahian, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran, richiesta da quest’ultimo”
"E' stato chiesto alla Santa Sede
La Famiglia spirituale “L’Opera”, fondata da madre Julia Verhaeghe (1910-1997) in Belgio e presente in dodici Paesi
C’è una proposta sul tavolo, di padre Bruno Ciceri, già responsabile della pastorale Stella Maris all’interno del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale: quella di istituire una giornata mondiale delle donne marittime. E sarebbe un segno di omaggio verso quelle donne che lavorano nel settore marittimo, con sacrifici enormi, perché quelli del mare sono i lavoratori che più di tutti vivono le difficoltà di una situazione precaria, lontana da casa, in balia delle situazioni atmosferiche.
Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano ha ritirato dalla circolazione il francobollo commemorativo della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) Lisbona 2023, emesso martedì. La decisione è stata presa dopo che il progetto, ispirato al monumento Padrão dos Descobrimentos di Lisbona, è stato criticato per essere "nazionalista" e "colonialista".
Gli ultimi richiami della Santa Sede al "Cammino sinodale" nasce dalla lettera che i vescovi di Colonia, Ratisbona, Passau, Eichstätt e Augusta hanno scritto al Vaticano il 21 dicembre 2022. La questione era se i vescovi potessero o no essere costretti a rispettare l'autorità del così detto Consiglio Sinodale.
Monsignor Alberto Perlasca, per 12 anni capo dell’amministrazione della Segreteria di Stato, ha rigettato la definizione di super-testimone, sebbene sulle sue dichiarazioni si fossero basate molte delle ricostruzioni o delle teorie dei magistrati vaticani. Ma, dopo queste ultime udienze, la sua credibilità come testimone viene messa a dura prova. Così come restano dubbi su Gianfranco Mammì, direttore generale dell’Istituto delle Opere di Religione, che fu colui che diede il via alla procedura che ha portato al processo con una denuncia.
La prima necessità è quella di sostenere la Curia romana, quello che viene definito da padre Antonio Guerrero Alves, prefetto della Segreteria per l’Economia, un bilancio di missione. E così, tutti, in qualche modo, contribuiscono alle spese della Curia, Anche l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, la “banca centrale” della Santa Sede che, dal 2011, ha l’obbligo di inviare almeno 20 milioni l’anno alla Curia, più un tot da calcolare sui profitti ulteriori, che vanno per il 30 per cento alla Curia e per il 70 per cento alla stessa APSA.
Il 15 agosto, la Santa Sede ha firmato l’accordo con la Repubblica Democratica di Sao Tomé e Principe. L’accordo è il numero 215 della Santa Sede con uno Stato, e rientra nell’ampia casisti di accordi o condordati che la Santa Sede sigla con le nazioni con cui ha rapporti bilaterali per definire meglio il ruolo e le competenze della Chiesa nello Stato.
E' stato reso noto questo pomeriggio il bilancio 2021 della Santa Sede. Il Bilancio è stato pubblicato, come sempre ogni anno, senza una conferenza stampa di presentazione, ci sono numeri, grafici e spiegazioni disponibili in lingua inglese. Ad accompagnare il documento, un'intervista al Prefetto della Segreteria per l’Economia da parte dei media vaticani. Il riassunto che ne esce è che sarebbero 3 milioni di euro il deficit, rispetto ai 33 milioni previsti. Ma "il tempo dei sacrifici non è finito".
La Santa Sede interviene con una dichiarazione ufficiale sul “Cammino sinodale” tedesco.
Dal primo settembre, ci sarà una politica unitaria degli investimenti per la Santa Sede, che sarà messa in pratica da un comitato per gli investimenti il cui presidente, si sa dal 7 giugno, è il Cardinale Kevin J. Farrell, e regolato da una serie di linee guida abbastanza rigide, che sembrano restringere la scelta ai pochissimi enti (se non unici) che investono in quella che viene chiamata “la finanza cattolica”. Un martedì di luglio, senza conferenza stampa, senza dichiarazioni, prosegue la riforma delle finanze del Papa, che in realttà sembra ancora essere tutta da decifrare.
È il conflitto in Ucraina ad essere ancora al centro degli sforzi della diplomazia del Papa. Un articolo di Ria Novosti riapre alla possibilità di una mediazione della Santa Sede, mentre l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha sottolineato che non si deve cadere nella tentazione di accettare compromessi sull’integrità territoriale ucraina.
Firmato ieri presso la Santa Sede dal Cardinale Gianfranco Ravasi e dal Rettore Franco Anelli un "memorandum di intesa per lo sviluppo di iniziative culturali e rafforzamento del dialogo e della missione educativa comune".
Quasi isolato dai confratelli ortodossi, colpito dalle prese di posizioni dei patriarchi di Georgia e Romania e del metropolita Onufry dalla Chiesa Ortodossa Ucraina – Patriarcato di Mosca – quest’ultimo divenuto destinatario degli aiuti inviati dal Patriarca serbo Porfirije, - il Patriarca di Mosca Kirill ha incontrato il nunzio apostolico Giovanni D’Aniello cercando di ridefinire il perimetro delle attività religiose a quello di moderatori e pacificatori, di fatto indirettamente giustificando il suo silenzio nei confronti delle azioni di Putin.
Una telefonata per testimoniare, ancora una volta, l’attenzione per la Santa Sede nei confronti dell’Ucraina e per esprimere solidarietà alla popolazione del Paese. Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha telefonato personalmente all’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, per esprimere “solidarietà alla popolazione del Paese in questo difficile momento di escalation del conflitto intorno all’Ucraina”.