In Ucraina, come nel resto del mondo, si lotta “contro la disonestà, l’ingiusta ricchezza, il furto dei beni della comunità per accumulare fortune individuali. La corruzione e la concentrazione del danaro in poche mani sono certamente tra le cause che impoveriscono i popoli, distruggono la libertà, uccidono i sogni di un mondo migliore e il diritto alla vita per tutti. E noi cristiani dobbiamo sempre lottare ed operare perché giustizia sia fatta,  pur senza mai ricorrere alla violenza”. Lo ha detto, nell’omelia pronunciata nella Cattedrale di Sant’Alessandro a Kiev, il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin.

In quest’ottica - ha aggiunto il porporato - dobbiamo, in particolare i membri del clero, “rimuovere l’attaccamento a noi stessi che sta nascosto nel nostro cuore, perché anche questo è ostacolo alla libertà. Noi rischiamo più di tutti, perché siamo stimati e onorati, e perciò crediamo di essere al di sopra di ogni giudizio e spesso ci concediamo cose che creano scandalo nei piccoli di questo mondo: ricchezze che non ci sono dovute, superbia e arroganza per l’autorità che ci è concessa, uno stile di vita che Papa Francesco chiama mondano”.

La vera libertà si trova in Dio e il vero tesoro è il suo amore. “Tutto quello che ci allontana da quel Dio che nei cieli ci attende al termine dei pochi giorni della nostra vita - ha ammonito il porporato - va tagliato con la spada e separato da noi. Anche perché ci fa perdere tempo e forze. Le nostre frustrazioni e i nostri desideri meschini ci impediscono di cercare le cose di lassù, a cui siamo destinati fin dall’origine del mondo e che hanno infinitamente più valore di quanto ammassiamo su questa terra”.

Il Cardinale Parolin si trova in Ucraina dallo scorso 15 giugno. Il rientro in Vaticano è fissato per lunedì prossimo, 20.