“Per molti anni è stato devoto appuntamento per tanti che coltivavano affetto, gratitudine e stima per Paolo VI ritrovarsi in questo giorno di festa nella basilica vaticana per una santa messa celebrata nell’anniversario della sua ‘pasqua’ da questa terra al cielo. Ora, che egli è già stato proclamato beato, la nostra non è più una preghiera di suffragio, ma una domanda d’intercessione presso Dio”.

Sono le parole di monsignor Marcello Semeraro, che ieri ha presieduto la celebrazione eucaristica nelle grotte vaticane, nell’anniversario della morte di Paolo VI. Il vescovo di Albano e segretario del Consiglio dei nove cardinali ha celebrato nella Cappella degli ungheresi; a concelebrare il segretario della Segreteria per la Comunicazione, monsignor Lucio Adrian Ruiz.

“Siamo, allora, qui, presso la tomba di Paolo VI – ha detto ancora Semeraro -, semplicemente per ripetergli ciò che Papa Francesco disse il 19 ottobre 2014 nell’omelia per la sua beatificazione: ‘Grazie nostro caro e amato Papa Paolo VI! Grazie per la tua umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa!’”.

Nel “Pensiero alla morte”, ha detto poi il vescovo di Albano, Paolo VI “volle riservare alla Chiesa l’ultima esortazione: ‘Abbi coscienza della tua natura e della tua missione; abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità; e cammina povera, cioè libera, forte ed amorosa verso Cristo’. Permettete che mi soffermi solo sulle ultime battute che, nell’orizzonte del magistero e della testimonianza di papa Francesco, acquistano oggi una speciale tonalità. Paolo VI pensa, anzitutto, a una Chiesa che cammina. Come non fare una sinossi con alcune parole di Francesco?”.

Tanti i passaggi dell’omelia sull’attualità del pensiero montiniano. “La Chiesa in uscita è come un ritornello nell’esortazione ‘Evangelii Gaudium’. Montini ha pure esortato la Chiesa a camminare povera: quasi un codice simbolico per dire ‘libera, forte e amorosa’”, ha detto poi Semeraro. “‘Ah come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!’, esclamò Francesco il 16 marzo 2013”, ha ricordato poi. E ancora, “nel suo testamento Paolo VI ha scritto di vera terra. La formula non è consueta. Noi forse al suo posto avremmo scritto ‘nuda terra’. Egli, no: ha scritto vera terra! È la verità della terra che san Francesco d’Assisi ha cantato e che il Papa ha ripetuto nella sua recente enciclica Laudato si’, scritta sulla cura della casa comune”.