"È bello incontrare voi, che rappresentate le comunità di origine di due Papi santi, ai quali il Popolo di Dio è tanto affezionato: Giovanni XXIII e Paolo VI. Ed è significativo che questo avvenga in occasione di tre ricorrenze importanti per tutta la Chiesa: il 60° anniversario della Lettera Enciclica Pacem in terris, della nascita al cielo di Papa Giovanni e dell’elezione di Papa Montini", così il Papa accoglie i pellegrini da Concesio e da Sotto il Monte, in occasione del 60° della morte di Giovanni XXIII e dell’elezione di Paolo VI.
Martedì 11 ottobre 2022 è una ricorrenza storica ed eccezionale nella vita della Chiesa. Sono infatti passati 60 anni dall'apertura del Concilio Vaticano II. Vediamo come è nato, le tappe che sono state raggiunte, i papi che hanno partecipato all' intuizione di San Giovanni XXIII che cambiò per sempre il volto e la storia della Chiesa.
"Papa Paolo non solo mi ha fatto Cardinale, ma alcuni mesi prima, sulle passerelle di Piazza San Marco, m'ha fatto diventare tutto rosso davanti a 20.000 persone, perché s'è levata la stola e me l'ha messa sulle spalle, io non son mai diventato così rosso!"
In tre diversi concistori Papa Paolo VI ha creato Cardinali di Santa Romana Chiesa i suoi tre successori diretti sulla Cattedra di San Pietro: Karol Wotyla - futuro Giovanni Paolo II - nel 1967, Albino Luciani - futuro Giovanni Paolo I - nel 1973 e Joseph Ratzinger - futuro Benedetto XVI - nel 1977.
Raccontava che durante il conclave del 1963 mise davanti la libreria una gigantografia di Montini, con la sicurezza che questi sarebbe stato eletto Papa. E così fu. Ma don Gino Belleri, che da Giovambattista Montini cardinale e arcivescovo di Milano fu ordinato sacerdote, non era solo il libraio di Paolo VI, cui lo legava un affetto e una ammirazione sconfinata. Aveva conosciuto Giovanni XXIII, in una di quelle rocambolesche storie vaticane che poteva succedere solo quando il Vaticano non era ingessato come ora. E poi, aveva avuto modo di apprezzare Albino Luciani, Giovanni Paolo I, e ovviamente il lungo pontificato di Giovanni Paolo II. Fino all’arrivo di Papa Francesco, che ammonì bonariamente in uno degli incontri in cui si trovarono faccia a faccia.
Papa Francesco non potrà recarsi come previsto a Firenze e non celebrerà la messa a Santa Croce, ma negli ultimi decenni la basilica ha ricevuto la visita di due Pontefici.
Nel 1966 fu celebrato il millennio del battesimo della Polonia. Per quell’importante anniversario i vescovi polacchi invitarono Paolo VI in Polonia e il Papa accolse l’invito con gioia.
Immagini che la storia della Chiesa difficilmente potranno mai dimenticare. Vivi colori dipingono i fotogrammi delle riprese del viaggio di Papa Paolo VI a Nazareth: la prima volta di un pontefice nella Terra Santa, la terra di Cristo e di Maria. Un pellegrinaggio di tre giorni - dal 4 al 6 gennaio del 1964 - che Papa Montini aveva voluto fortemente. Il viaggio si svolse nel pieno dei lavori del Concilio Vaticano II. Fu un pellegrinaggio denso di significati, di simboli: la Messa al Santo Sepolcro e - soprattutto - l’incontro a Gerusalemme con il patriarca di Costantinopoli Athenagoras.
Il vero progresso non è dato dalle meraviglie della tecnica, che rischiano di sfociare in una tecnocrazia, né nel sempre maggiore accesso alle ricchezze, che creano sempre più squilibri tra ricchi e poveri. Il vero progresso – dice Paolo VI – è “lo sviluppo della coscienza morale che condurrà l’uomo ad assumersi solidarietà allargate e ad aprirsi liberamente agli altri e a Dio”.
Quando Papa Paolo Vi decide di pubblicare la Marialis cultus, una esortazione apostolica, indirizzata “a tutti i vescovi aventi pace e comunione con la Sede Apostolica” non sono passati neanche dieci anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II.
Con Joseph Ratzinger al Concilio veniva considerato un “enfant terrible”, Hans Küng, un anno meno del teologo bavarese, svizzero e amante della bella vita diventa sacerdote nel 1954 a Roma dove studia.
“«Osare» credo sia sempre stato lo spirito con cui Montini ha affrontato il suo ministero: osare sempre con fiducia, per l’avvenire della Chiesa, correggendo gli arbitri dottrinali e disciplinari, che sorgevano soprattutto dopo il Concilio; ma anche incoraggiando e aprendo nuove strade per l'annuncio del Vangelo in un mondo in continua e veloce evoluzione”.
Il 20 novembre 1970 Papa Paolo VI pubblicava il Motu Proprio Ingravescentem aetatem, che sarebbe entrato in vigore il 1° gennaio successivo. Con questo documento il Papa di fatto esclude i cardinali che abbiano compiuto gli 80 anni dall'elezione del Romano Pontefice in conclave. Ma non solo...
Il rapporto tra i Papi e il loro seminario è sempre stato molto stretto, tra i suoi ex alunni, il Pontificio Seminario Romano Maggiore annovera cinque Papi. Giovanni XXIII è stato il primo a essere proclamato beato.
La guerra era finita, la città di Roma profondamente cambiata, il rapporto della gente con il clero segnato da quello che aveva fatto nei momenti più difficili, il Papa viene definito difensore della città.
“Torniamo amici !” Con voce commossa papa Paolo VI nella Cappella Sistina nel 1964 si rivolge agli artisti presenti, da lui invitati con calore a questo incontro, che poi si rivela storico per molti aspetti, per colmare, anche fisicamente, la distanza che sembra essersi aperta tra la Chiesa e l’arte.
“Una festa che lega attraverso la tradizione liturgica due sponde del Mediterraneo: la cattedra di Pietro ad Antiochia, nell’odierna Turchia ma della cui sede sono titolari alcuni dei Patriarchi qui presenti, e la cattedra di Pietro a Roma, entrambe ora ricondotte in unico giorno festivo.”
In occasione della prima Domenica della Parola di Dio istituita da Papa Francesco, vengono riproposte alcune riflessioni del Papa «Maestro della Parola».
Con la Costituzione Apostolica Sacra Rituum Congregatio, l’8 maggio 1969 - esattamente 50 anni fa - Papa Paolo VI sopprimeva l’allora Congregazione dei Riti per dar vita a due dicasteri distinti: la Congregazione per il Culto Divino e la Congregazione per le Cause dei Santi.
“Voi africani siete ormai missionari di voi stessi”: Paolo VI lo disse ai vescovi di Africa e Madagascar, riuniti il 31 luglio 1969 nella prima riunione del SECAM. È a un’Africa missionaria di se stessa che si è rivolto Papa Francesco nel messaggio inviato per il Giubileo dell’organizzazione. Ed è un’Africa missionaria di se stessa quella di cui c’è bisogno.