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“Tra Gerusalemme e Roma”, Papa Francesco vede un cammino di fiducia

Papa Francesco in Sala Clementina  | Papa Francesco durante un discorso in Sala Clementina | L'Osservatore Romano / ACI Group Papa Francesco in Sala Clementina | Papa Francesco durante un discorso in Sala Clementina | L'Osservatore Romano / ACI Group

È un “fecondo momento di dialogo” quello che si sta vivendo tra Cattolicesimo ed Ebraismo. Un dialogo che “nonostante le differenze teologiche” deve andare avanti in una sempre più stretta collaborazione. Lo dice Papa Francesco, incontrando la Conferenza dei Rabbini Europei, il Consiglio Rabbinico d’America e della Commissione del Gran Rabbinato d’Israele.

Il segno di questo dialogo fecondo è il documento “Tra Gerusalemme e Roma”, che viene consegnato a Papa Francesco. Datato 10 febbraio 2016, ed adottato nel marzo 2016 dalla Conferenza dei rabbini europei e dal Comitato Esecutivo del Consiglio rabbinico d'America, il documento rappresenta la riflessione di parte ebraica della dichiarazione Conciliare Nostra Aetate, di cui si celebravano lo scorso anno i cinquanta anni dalla promulgazione.

Si tratta di un documento in cinque pagine, in cui si saluta la “svolta” della Nostra Aetate, si sottolinea che “le differenze dottrinali sono di carattere essenziale e non possono essere discusse o negoziate”, perché “il loro significato e la loro importanza appartengono alle deliberazioni interne alle rispettive comunità di fede”, ma che questo “non possono ostacolare il cammino della nostra pacifica collaborazione per il miglioramento del nostro mondo comune e della vita dei figli di Noè”.

Ricevendo il documento, Papa Francesco ricorda che il quarto capitolo della Nostra Aetate è “la magna charta del dialogo con il mondo ebraico”, la cui attuazione “ha permesso ai nostri rapporti di diventare sempre più amichevoli e fraterni”, perché mette in luce che “gli inizi della fede cristiana si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè e nei profeti e che, essendo grande il patrimonio spirituale che abbiamo in comune, va promossa fra noi la mutua conoscenza e stima, soprattutto attraverso studi biblici e colloqui fraterni”.

 Da qui, il progressivo avvicinamento, con un dialogo “efficace e fruttuoso”, approfondendo “la conoscenza reciproca e intensificando i vincoli di amicizia”.

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Papa Francesco nota lo spirito del documento, che porta a collaborare “più strettamente oggi e in futuro”, chiamando i cattolici “partner, stretti alleati, amici e fratelli nella ricerca comune di un mondo migliore che possa godere pace, giustizia sociale e sicurezza”.

Il Papa poi nota che il documento sottolinea anche che “nonostante profonde differenze teologiche, Cattolici ed Ebrei condividono credenze comuni» e «l’affermazione che le religioni devono utilizzare il comportamento morale e l’educazione religiosa – non la guerra, la coercizione o la pressione sociale – per esercitare la propria capacità di influenzare e di ispirare”.

Per Papa Francesco, questo è un tema importantissimo, e per questo prega che Dio illumini la collaborazione perché “insieme possiamo attuare sempre meglio i suoi progetti”, che sono progetti di pace.

Dopo aver fatto gli auguri per il nuovo anno ebraico, il Papa chiede di invocare con voi e su tutti noi la benedizione dell’Altissimo sul comune cammino di amicizia e di fiducia che ci attende”.