Città del Vaticano , 29 June, 2025 / 10:17 AM
Guardando ai Santi Pietro e Paolo Papa Leone XIV – che stamane ha celebrato la Messa in occasione della Solennità dei Patroni di Roma – ne ha ricordato due aspetti: la comunione ecclesiale e la vitalità della fede.
Quanto alla comunione ecclesiale, “Pietro e Paolo sono stati chiamati a vivere un unico destino, quello del martirio, che li ha associati definitivamente a Cristo. Sia Pietro che Paolo donano la loro vita per la causa del Vangelo. Tuttavia, questa comunione nell’unica confessione della fede non è una conquista pacifica. I due Apostoli la raggiungono come un traguardo a cui approdano dopo un lungo cammino, nel quale ciascuno ha abbracciato la fede e ha vissuto l’apostolato in modo diverso. La loro fraternità nello Spirito non cancella le diversità dalle quali sono partiti”.
Tra loro – ha ricordato il Papa – non sono mancati conflitti: “la storia di Pietro e Paolo ci insegna che la comunione a cui il Signore ci chiama è un’armonia di voci e di volti e non cancella la libertà di ognuno. I nostri Patroni hanno percorso sentieri diversi, hanno avuto idee differenti, a volte si sono confrontati e scontrati con franchezza evangelica. Eppure ciò non ha impedito loro di vivere la concordia apostolorum, cioè una viva comunione nello Spirito, una feconda sintonia nella diversità”.
La comunione ecclesiale – ha detto ancora Papa Leone – “nasce dall’impulso dello Spirito, unisce le diversità e crea ponti di unità nella varietà dei carismi, dei doni e dei ministeri. È importante imparare a vivere così la comunione, come unità nella diversità, perché la varietà dei doni, raccordata nella confessione dell’unica fede, contribuisca all’annuncio del Vangelo. Su questa strada siamo chiamati a camminare, proprio guardando a Pietro e Paolo, perché di tale fraternità abbiamo tutti bisogno. Ne ha bisogno la Chiesa, ne hanno bisogno le relazioni tra laici e presbiteri, tra i presbiteri e i Vescovi, tra i Vescovi e il Papa; così come ne hanno bisogno la vita pastorale, il dialogo ecumenico e il rapporto di amicizia che la Chiesa desidera intrattenere con il mondo. Impegniamoci a fare delle nostre diversità un laboratorio di unità e di comunione, di fraternità e di riconciliazione perché ciascuno nella Chiesa, con la propria storia personale, impari a camminare insieme agli altri”.
“I santi Pietro e Paolo – è il monito del Pontefice - ci interpellano anche sulla vitalità della nostra fede. Nell’esperienza del discepolato, infatti, c’è sempre il rischio di cadere nell’abitudine, nel ritualismo, in schemi pastorali che si ripetono senza rinnovarsi e senza cogliere le sfide del presente. Nella storia dei due Apostoli, invece, ci ispira la loro volontà di aprirsi ai cambiamenti, di lasciarsi interrogare dagli avvenimenti, dagli incontri e dalle situazioni concrete delle comunità, di cercare strade nuove per l’evangelizzazione a partire dai problemi e dalle domande posti dai fratelli e dalle sorelle nella fede. Se non vogliamo che il nostro essere cristiani si riduca a un retaggio del passato è importante uscire dal rischio di una fede stanca e statica, per chiederci chi è oggi per noi Gesù Cristo? Che posto occupa nella nostra vita e nell’azione della Chiesa?”.
Il Papa si anche è rivolto alla Chiesa di Roma “perché più di tutte essa è chiamata a diventare segno di unità e di comunione, Chiesa ardente di una fede viva, Comunità di discepoli che testimoniano la gioia e la consolazione del Vangelo in tutte le situazioni umane”.
Papa Leone XIV rivolgendosi agli Arcivescovi Metropoliti, che ricevono il pallio ha spegato che “questo segno, mentre richiama il compito pastorale che vi è affidato, esprime la comunione con il Vescovo di Roma, perché nell’unità della fede cattolica, ciascuno di voi possa alimentarla nelle Chiese locali a voi affidate”:
Infine il saluto ai “membri del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina: grazie per la vostra presenza qui e per il vostro zelo pastorale. Il Signore doni la pace al vostro Popolo”, e alla “Delegazione del Patriarcato Ecumenico, qui inviata dal carissimo fratello Sua Santità Bartolomeo”.
A differenza della scelta di Papa Francesco del recente passato di limitarsi a benedire i pallii per poi farli imporre ai metropoliti nelle loro sedi, Papa Leone XIV nel corso della Messa è tornato ad imporli personalmente sulle spalle degli Arcivescovi metropoliti nominati nel corso dell'anno.
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