Gesù anche questa domenica ci parla con una parabola la quale, pur avendo una grande connotazione polemica nei confronti della classe dirigente del suo tempo, è rivolta anche a noi. L’insegnamento appare molto chiaro.
Stare zitti significa essere complici. È proprio questo che nessuno nel mondo dovrebbe fare quando si tratta di sfruttamento minorile. Darsi da fare e donare ai bambini speranza e un futuro migliore è la sfida educativa dei salesiani presentata nel nuovo documentario “Canillitas” prodotto da Misiones Salesianas.
Annibale della Genga nacque a Monticelli di Genga,
“Cooperatores veritatis” era il motto scelto da Benedetto XVI, come vescovo prima e come Papa poi. È il motto che sintetizza l’attività di una vita, perché per il professor Ratzinger la verità non era qualcosa che si possedeva, ma qualcosa che veniva verso di te, come era appunto la Verità suprema, quella di Cristo, che nasce da un incontro. Ora che Ratzinger / Benedetto XVI non c’è più, spetta a coloro che hanno studiato con lui e che dopo di lui hanno cominciato a studiarne il pensiero ad essere “Cooperatori della verità”. In effetti, è stato questo il tema della riunione del Ratzinger Schuelerkreis dello scorso 23 settembre, il primo da quando il Maestro non c’è più.
Nello scorso febbraio papa Francesco aveva nominato monsignor Rolandas Makrickas vescovo di Tolentino, con il conferimento del titolo personale di arcivescovo. mantenendo viva la memoria storica dell’antica diocesi, che resta guidata da mons. Nazzareno Marconi, vescovo della diocesi di Macerata; si tratta di una nomina onorifica che permette alla città di conservare il vecchio status di diocesi.
Ancora una volta le parole di Gesù ci sconcertano perché rompono i nostri schemi mentali e il nostro modo di pensare.
Era il 1658 quando a Parigi vennero fondate le Missions Etrangers, le missioni chiamate a contribuire all’evangelizzazione di numerosi Paesi dell’Asia. Ancora attive oggi con 150 sacerdoti, 17 seminari e più di 100 volontari, le Missioni hanno anche un bollettino di notizie molto ricco, che questo mese presenta un intero dossier sulla Cina. E non è una scelta di poco conto.
Il tema è già un programma: “Essere cooperatore della verità. Portare nel futuro la ricca eredità di Benedetto XVI”. Per la prima volta dalla morte di Benedetto XVI, i suoi allievi e gli studiosi del suo pensiero si incontrano nella conferenza annuale del Ratzinger Schuelerkreis. Succede nel pomeriggio del 23 settembre, un sabato, come di consueto, quando ci si riunisce in quello che è diventato ormai il modello delle riunioni: un simposio pubblico, in diretta tv, con traduzioni, perché il pensiero di Benedetto XVI resti presente e vivo.
La cattedrale di Santa Sofia di Kyiv e il centro medievale di Lviv (Leopoli) sono stati inclusi lo scorso venerdì tra i siti del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO e considerati in pericolo. Non si tratta di una decisione che include un meccanismo coercitivo. Tuttavia, la formale protezione internazionale potrebbe proteggere i siti dai possibili attacchi dei russi.
“Vorrei dilatare il mio cuore per abbracciare tutte le creature sparse in ogni angolo della Terra, specialmente le più bisognose ed emarginate”
Domenica scorsa abbiamo meditato, aiutati dalle parole di Gesù, sulla condotta da tenere nei confronti dei fratelli che commettono il peccato. Oggi è san Pietro che pone a Cristo un caso ben preciso: Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Alla base di questa domanda sta una questione molto concreta e cioè come comportarci quando il fratello ci fa del male. Nella parola “fratello” sono inclusi innanzitutto i membri della comunità cristiana, ma alla luce dell’universalità del messaggio di Cristo, essa comprende tutti gli uomini.
Per la prima volta nella sua storia di più di 170 anni, Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti le cui bozze sono approvate dalla Segreteria di Stato vaticana, avrà un direttore non italiano. Padre Nuno da Silva Gonçalves, portoghese, già rettore della Pontificia Università Gregoriana, prenderà a partire dall’1 ottobre il posto di padre Antonio Spadaro. Padre Spadaro era alla guida della rivista internazionale dei gesuiti dal 2011, e da 25 anni era parte del Collegio degli Scrittori.
Ad Assisi dal 14 al 16 settembre si celebra ancora una volta il "Cortile dei Gentili"
“Attraversando la Marca d’Ancona, in compagnia di frate Paolo, frate Francesco incontrò nella campagna un pastore che pascolava il suo gregge di montoni e di capre.
Le reliquie della famiglia Ulma, barbaramente uccisa dai nazisti nella notte tra il 23 e il 24 marzo 1944, sono state poste su un altare laterale della chiesa di Santa Dorotea a Markowa. Ma la famiglia, beatificata il 10 settembre, era già santa secondo il parroco che per primo ne divulgò la storia, Stanislaw Leja. Fu lui a fare aprire la causa di beatificazione nel 2003, e fu lui a volere la loro immagine in un formello del portone di bronzo installato nella chiesa, a fianco a quello di un altro santo polacco.
Il matrimonio come sacramento che unisce tutta la famiglia, anche nel martirio. Un bambino che vede la luce forse per un solo secondo (non lo sappiamo) e che per questo riceve il Battesimo del sangue ed è oggi un beato senza nome. Una famiglia martire perché ha vissuto l’esperienza del Buon Samaritano. Gli Ulma, Jozef, Wiktoria e i loro figli Stanisława di 8 anni, Barbara di 7 anni, Władysław di 6, Franciszek di 4, Antoni di 3, Maria di 2, e il bimbo senza nome che vedeva la luce forse nel momento del martirio della madre, sono beati.
La Chiesa, nella quale vive il Signore, è una fraternità in quanto tutti sono figli di Dio. L’esperienza quotidiana, però, ci fa toccare con mano che non si tratta di una fraternità perfetta, fatta solo di puri e di santi. In essa è presente il peccato e a volte anche in forma grave. Per questo motivo, dice Gesù, è necessaria la correzione fraterna. Si corregge perché si ama. Il dovere della correzione spetta a ciascun credente; nessuno può considerarsi esonerato in quanto chi pecca non è un estraneo, ma un fratello e quindi non è possibile l’indifferenza o l’ostilità nei suoi confronti. La posta in palio è alta; si tratta di riguadagnare alla Chiesa chi ha deviato e di ristabilire la comunione che è stata indebolita a causa del peccato.
Perché la famiglia Ulma è una famiglia martire? Perché “ha difeso la radice da cui Cristo è nato”. E questa radice è la custodia di due famiglie ebree, consapevoli che la pena per l’aver nascosto quelle persone, in quella zona della Polonia, era solo la morte. Uccisi in odio alla fede, dunque, anche se nessuno ha chiesto loro di abiurare. Uccisi in odio alla fede perché hanno dimostrato di essere davvero cristiani, come dimostrava la parabola del Buon Samaritano cerchiata in rosso nella loro consumata Bibbia casalinga, accompagnata da una parola: Sì.
Un elenco incredibile che illumina la storia.
I Salesiani sono arrivati in Mongolia nel 2001, hanno portato diverse iniziative, fondato scuole, centri giovani con un gruppo di missionari provenienti da ogni parte del mondo. La Caritas Mongolia è invece guidata da una dinamica suora kenyana, Anne Waturu, arrivata nel Paese sette anni fa. Sono i due volti della carità della Chiesa mongola, esaltata da Papa Francesco nel suo discorso di inaugurazione alla “Casa di Misericordia”, l’ultima grande opera della Chiesa locale.