venerdì, dicembre 05, 2025 Donazioni
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Algeria, verso i 950 anni dalla lettera di Gregorio VII al sovrano berbero

Le monete del tempo di al-Nāṣir ibnʿAlannās ibn Ḥammād

Nel 2026 si celebrerà il 950esimo anniversario della lettera che Gregorio VII inviò ad al-Nāṣir ibnʿAlannās ibn Ḥammād, sovrano della dinastia berbera Ḥammādide la cui capitale era Bejaia. E uno dei documenti più antichi che testimoniano il legame dei Papi con la Chiesa di Algeria. Chiesa che, nel suo sito internet, non manca di ricordare con orgoglio che la cristianità è presente nel Paese dal II secolo. E, non va dimenticato, in Algeria nacque, e poi fu vescovo, Sant’Agostino.

E per questo che Leone XIV potrebbe fare il primo viaggio proprio lì, come segnalano vari indizi, non ultima la nomina del vescovo di Costantine, ultima sede vacante del Paese e luogo in cui si trova l’antica Ippona e la cattedrale di Sant’Agostino.

Della lettera di Gregorio VII ha parlato il vescovo Diego Sarrió Cucarella di Laghouat-Ghardaïa in un articolo pubblicato sul sito della Chiesa di Algeria lo scorso 9 luglio. Cucarella, che ha studiato al Pontificio Istituto di Studi Islamici (PISAI) ed è un esperto di dialogo interreligioso, ripercorre la lettera del Papa, nota che “dopo aver riconosciuto che Dio aveva ispirato al-Nāṣir ad agire con gentilezza nei confronti della comunità cristiana locale”, il Papa proseguiva “affermando che Dio è compiaciuto quando le persone, oltre ad amare Dio, amano il prossimo e non fanno agli altri ciò che non vorrebbero fosse fatto a loro”, affermando poi “che cristiani e musulmani devono mostrare in modo speciale agli altri popoli l'esempio di questa carità reciproca”.

Nota il vescovo che queste parole di Gregorio VII, quasi mille anni dopo, sono ancora attuali perché “rappresentano la sfida che cristiani e musulmani si trovano ad affrontare ancora oggi”, perché il riconoscimento di un Dio unico impone a cristiani e musulmani “di diventare, nel nostro rapporto reciproco, un esempio di amore e amicizia per l'intera famiglia umana”, perché anche se è vero che “i seguaci di Cristo e i seguaci dell'Islam parlano di Dio in modo diverso, Papa Gregorio VII credeva che ciò che abbiamo in comune dovesse spingerci alla carità reciproca e, in tal modo, diventare un modello per gli altri”.

Cucarella ammette che cristiani e musulmani hanno “troppo raramente” riconosciuto questo dovere religioso, ma piuttosto hanno “trasformato le nostre differenze dottrinali in ostacoli insormontabili che ci impediscono di collaborare o addirittura giustificano l'animosità”.

Il vescovo ha notato che negli ultimi anni l’impegno nel dialogo ha portato a concentrarsi sulle cose in comune, con un approccio che “può essere un primo passo necessario in situazioni caratterizzate da tensioni e rivalità interreligiose”, ma che “a lungo termine, tuttavia, rischia di alienare i credenti di entrambe le tradizioni, poiché tende a ignorare le credenze e le pratiche distintive che sono centrali nell'identità cristiana e musulmana e che rendono ciascuna tradizione unica, proprio perché diversa dalle altre”.

Allo stesso tempo, Cucarella nota che “l'esperienza ci insegna che quando cristiani e musulmani entrano in dialogo con l'obiettivo immediato di dimostrare che l'altro ha torto perché non condivide le loro convinzioni più care, tale tentativo porta rapidamente a un vicolo cieco che blocca la relazione”.

L’anniversario della lettera di Gregorio VII è dunque anche l’occasione di comprendere che si deve coltivare amicizia e fiducia reciproca prima di affrontare le differenze culturali.

Il dialogo interreligioso è sicuramente un tema centrale per la Chiesa di Algeria, tanto che tutti i vescovi di Algeria hanno studi specifici nel campo. L’ultimo, nominato da Leone XIV lo scorso 11 luglio, è Michel Guillaud, chiamato a guidare la diocesi di Costantine.

La nomina non è passata tra le grandi notizie, sia perché Guillaud, sacerdote francese, era già amministratore diocesano di Costantine. Laureato al Pontificio Istituto di Studi Islamici a Roma, Guillaud ha trascorso quasi tutta la sua carriera sacerdotale in Algeria.

La diocesi di Costantine non è però una diocesi qualunque. Tra le quattro diocesi di Algeria, è quella alla quale è unito il titolo dell’antica diocesi di Ippona, ovvero la diocesi di cui fu fescovo Sant’Agostino. La Basilica di Annaba, ovvero la Basilica dedicata a Sant’Agostino, è la pro-cattedrale della diocesi, perché la cattedrale di Costantine, dedicata a Nostra Signora dei Sette Dolori, è stata trasformata in moschea nel 1964.

Non è, però, solo per questo che la nomina del vescovo di Costantine è significativa. Con questa nomina, tutte le quattro diocesi di Algeria hanno un vescovo titolare. Tutte, dunque, possono prepararsi alla visita del Papa.

Leone XIV è atteso a Nicea per celebrare il 1700esimo anniversario del Primo Concilio Ecumenico, e la data più probabile per il viaggio è quella del 30 novembre, giorno di Sant’Andrea in cui tradizionalmente una delegazione cattolica si reca in visita al Fanar a Istanbul, sede del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli.

Leone XIV non dovrebbe limitarsi a visitare Nicea. Dovrebbe andare ad Ankara, per la visita al palazzo presidenziale e l’incontro con il corpo diplomatico. Dovrebbe passare da Istanbul, per visitare il Fanar e incontrare i cattolici che sono nella capitale turca. Dovrebbe poi andare a Nicea, per la celebrazione ecumenica con il Patriarca Bartolomeo.

Ma prima di questo viaggio, Leone XIV potrebbe decidere di andare in Algeria, sulle orme di Sant’Agostino. È un rumor che si è fatto strada sempre più forte in Vaticano, e sembra che si stiano studiando già possibili itinerari. Leone XIV vorrebbe che il suo primo viaggio fosse simbolicamente collegato alla sua prima vocazione. Potrebbe, dunque, essere in Algeria come prima tappa di un viaggio che lo porterebbe anche in Turchia. Il suo primo viaggio sarebbe, così, lungo almeno una settimana, con due tappe simili e diverse allo stesso tempo. Diventerebbe non solo un viaggio di carattere ecumenico, ma anche un viaggio di carattere interreligioso.

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