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Un servizio di EWTN News

Giovanni Paolo II negli scatti di un grande fotografo: Gianni Giansanti

Castel Sant'Angelo è uno dei più importanti monumenti di Roma, uno dei simboli della Città Eterna. Domina la sponda destra del Tevere di fonte al ponte sant’Angelo (antico pons Aelius). Questa gigantesca costruzione si staglia sul cielo di Roma dal 139 per volere di Adriano quando l’imperatore chiede all'architetto Demetriano di costruire un mausoleo funebre per sé e i suoi familiari, ispirandosi al modello del mausoleo di Augusto. Il mausoleo fu trasformato in castello modificato più volte in epoca medievale e rinascimentale. Per volere dei papi fu collegato con il Vaticano attraverso il corridoio fortificato chiamato “passetto del Borgo”.

Oggi è un grande museo, uno dei più visitati di Roma che ospita anche delle importanti mostre temporanee. E mercoledì 16 luglio è stata inaugurata nelle sale di Castel sant’Angelo una nuova esposizione: la mostra fotografica "Giovanni Paolo II: Uomo, Papa, Santo negli scatti di Gianni Giansanti”. E’ un omaggio dell’Italia e della città a Papa Wojtyla nell’Anno Santo 2025.

La mostra è stata preparata dalla prestigiosa istituzione italiana Civita Mostre e Musei. È stata realizzata in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, la Commissione Parlamentare per la Cultura (è stato presente il presidente della Commissione, l’onorevole Federico Mollicone), l'Ambasciata Polacca al Quirinale, la Fondazione Vaticana Giovanni Paolo II e il Pontificio Collegio Polacco. Nei preparativi dell’esposizione è stata coinvolta anche la famiglia del fotografo.

Come scrivono gli organizzatori dell’esposizione: “L'iniziativa nasce con l'intento di celebrare la memoria e l'eredità spirituale di Giovanni Paolo II, ma anche di valorizzare la fotografia di Gianni Giansanti come strumento di narrazione e testimonianza. In un luogo simbolico, come Castel Sant'Angelo, che nel grande giubileo del 2000 vide la riapertura del Passetto di Borgo, la mostra si fa ponte tra memoria e presente, tra arte e spiritualità. Un'occasione unica per riscoprire la figura di Giovanni Paolo II e riflettere sul valore della fede e dell'umanità”. 

All'inaugurazione la curatrice della mostra Ilaria Schiaffini, professoressa della storia della fotografia alla Sapienza, ha guidato i partecipanti alla mostra e ha illustrato l'arte di Giansanti attraverso una selezione di fotografie esposte. Giansanti era un eccezionale documentarista, ma anche un artista della fotografia. Il suo interesse per il Papa era strettamente legato ai suoi interessi per la storia contemporanea, la politica e i fenomeni sociali.

Ma nella mostra non ci sono soltanto le fotografie: nella prima sala della mostra sono esposte cimeli legati a Giovanni Paolo II provenienti dal Collegio Polacco di Roma e dal Centro di Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II a Roma. Tra questi oggetti che ricordano il Papa c’è la sua sottana bianca e l’inginocchiatoio.

Va detto che nella biblioteca del Centro sono conservate diverse pubblicazioni di Giansanti e a breve sarà messa alle stampe una pubblicazione relativa alla mostra, contenente numerosi interventi degli studiosi.

La mostra si può visitare fino al 30 novembre.

In occasione dell’inaugurazione della mostra abbiamo intervistato la sua curatrice, la professoressa Schiaffini.

Professoressa, la mostra che Lei ha curato vuole essere storica, ma allo stesso tempo artistica: racconta la vita di un Pontefice e allo stesso tempo presenta l’arte di un importante fotografo italiano. Come ha affrontato questa sfida? 

E’ vero, mi sono mossa su questi due binari. Si partiva dal fatto che Giansanti seguiva Giovanni Paolo II in quasi 27 anni del suo pontificato. Avevamo a disposizione tantissime fotografie disseminate nel tempo dei 27 anni. Bisogna ricordare che Giansanti partecipò a più di 50 viaggi papali. Allora avevo a disposizione un materiale molto rappresentato e ho cercato di raccontare la storia in un ordine cronologico. In questo modo ricordiamo una grande eredità del Papa. Ma allo stesso tempo ho evidenziato le foto che mostrano l’umanità di Giovanni Paolo II.

Bisogna sottolineare che tra il Papa e Giansanti c’era un’empatia. Il fotografo alla fine degli anni '80 fu ammesso negli appartamenti pontifici con il permesso di riprendere anche i momenti molto intimi: durante la preghiera, la colazione del mattino (è esposta una famosa foto a tavola con i segretari e i vescovi della Corea). C’è anche una foto del Papa in aeroplano durante il volo dall’Argentina che legge il breviario. Allora furono le foto inedite, mai pubblicate prima, perché molto intime ma autentiche. Lui aveva una grande capacità di leggere le situazioni e cogliere gli istanti. Questo distingue i grandi fotografi come lui.

 Allora c'è questa la cronologia del pontificato ma anche in momenti intimi, ritratti personali che prescindono dalla storia… 

Si, ci sono le foto che raccontano la storia ma anche i ritratti “fuori tempo” nei vari momenti di stanchezza o di meditazione. C’è una foto che colpisce molto che mostra il Papa sullo sfondo rosso con una sorta di smorfia di stanchezza, quasi di sofferenza. Bisogna sottolineare che Giansanti era un grande colorista perciò ci sono delle foto che hanno una grande qualità cromatica, soprattutto quando ci sono le scene notturne. L'ultima foto che chiude l’esposizione è bellissima: un paesaggio con la basilica san Pietro in fondo, è una foto che è quasi un quadro. 

Tutti conosciamo Giovanni Paolo II. Ma lei preparando questa nostra che cosa ha imparato in più di Giovanni Paolo II? 

Ho vissuto quegli anni, conosco l’autorevolezza di un Papa che ha fatto storia. Forse quello che esce fuori di nuovo per me è la personalità del Papa, il ritratto dell’uomo Karol Wojtyla.

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