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"La Grazia e il libero arbitrio" di Agostino: un libro che non ha tempo

Pinturicchio, Gonfalone di Sant'Agostino. Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria

“Molto ormai abbiamo discusso a motivo di quelli che nella loro predicazione osano negare la grazia di Dio e si provano ad eliminarla per rivendicare il libero arbitrio dell'uomo. Eppure è per mezzo di questa che noi siamo chiamati a lui e veniamo liberati dai nostri demeriti; per mezzo di questa ci acquistiamo i meriti positivi con i quali pervenire alla vita eterna”. Con queste parole comincia il “De gratia et libero arbitrio” (Sulla grazia e sul libero arbitrio), un trattato scritto da Agostino attorno al 426 e indirizzato ai monaci del monastero di Adrumeto (l’odierna Susa, in Tunisia). 

 

L’opera può essere suddivisa in cinque parti: la prima (I 1-IV 9) riguarda la necessità del libero arbitrio e della Grazia; la seconda, della priorità della Grazia sulle azioni umane (V 10-IX 21); la terza (X 22-XVI 32) della natura della grazia; la penultima, la quarta, della carità (XVII 33-XIX 40); e, in ultimo(XX 41-XXIV 46), ci parla dell’azione di Dio nel cuore dell’uomo .

 

Tema centrale dell’opera - come lo stesso titolo ci dice - è quello del rapporto tra la Grazia e il libero arbitrio umano. Agostino ci descrive una Grazia, dono di Dio per gli uomini (concessa non per merito), necessaria all’uomo per operare il bene. In merito al libero arbitrio per l’autore ipponatte non ci sono altre spiegazioni: l’uomo è libero di condurre le azioni verso il bene o verso il male. Spetta a lui, la decisione. In questa “decisione” entra in gioco anche al Grazia: gli uomini, vittime della loro stessa natura di peccatori, molto spesso conducono le loro azioni verso il male; ed allora che enytra in gioco la Grazia che può liberarli dalla condotta di peccatori. 

 

Tuttavia, nelle pagine del libro, sant’Agostino una forte contrapposizione tra Grazia divina e libertà umana: “Allo stesso modo che alla volontà di Dio è attribuita la natura umana la quale è da lodare senza che nessuno ne possa dubitare, così alla volontà dell'uomo è attribuita la colpa che è da condannare senza che alcuno si possa ribellare”. 

 

Altro tema, di sfondo, è quello della carità. Se l’uomo fa entrare la Grazia nella propria vita, allora, potrà condurre opere di carità. Quest’ultima, tra l’altro, coincide con la volontà dell’uomo: “Quando infatti i martiri adempirono a quei grandi precetti, lo fecero sicuramente per grande volontà, cioè per grande carità”, scrive nelle pagine del libro. Una volontà che coincide con la Grazia divina: o meglio, non può che essere supportata dalla Grazia divina.  

 

Un testo, quello dell’Ipponnatte, che fa riflettere e che riesce ad aiutare ogni uomo a comprendere meglio il proprio rapporto con Dio, con sé stesso, con le proprie azioni. In fondo, è questo il desiderio che accomuna tutte le opere del panorama letterario-teologico agostiniano: poter fornire all’uomo degli strumenti di conoscenza del Divino, di Dio. Ma allo stesso porre le basi per una sempre maggiore conoscenza di sé stessi. Per questi motivi, le opere di sant’Agostino non hanno tempo perché appartengono all’universalità dell’umano di ogni epoca e luogo. 







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