Città del Vaticano , 08 August, 2025 / 12:30 AM
“Dio ci vuole bene. Dio vi ama tutti e il male non prevarrà. Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti, mano nella mano con Dio e tra di noi, andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi, gli uni gli altri, a costruire i ponti con il dialogo, con l’incontro, unendo per essere un solo popolo, sempre in pace… In questo senso, possiamo tutti camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato”: con queste parole dalla Loggia delle Benedizioni, giovedì 8 maggio, il cardinale Robert Francis Prevost, appena eletto papa Leone XIV, salutava in piazza san Pietro il popolo cattolico, ch lo ha accolto con esultanza.
A tre mesi dalla sua elezione riflettiamo su alcuni elementi caratteristici del suo pontificato con p. Fabio Nardelli, appartenente all’Ordo Fratrum Minorum (OFM), docente di ecclesiologia alla Pontificia Università Lateranense e alla Pontificia Università Antonianum di Roma, nonché all’Istituto Teologico di Assisi: quali sono i tratti distintivi del suo pontificato?
“Se volessimo utilizzare un’espressione sintetica per definire questo pontificato, potremmo dire con le sue stesse parole che ‘questa è l’ora dell’amore’, cioè l’ora dell’unità. La comunione ecclesiale è un dato costitutivo ed identitario nella vita della Chiesa. Papa Leone XIV, sin dall’inizio, ha rilanciato la centralità del Cristo nell’annuncio missionario, sottolineando la dimensione salvifica operante nella Chiesa, per mezzo dei sacramenti. Papa Prevost (agostiniano, missionario, pastore, uomo profondamente spirituale ed umano), con lo stile dell’ascolto e del discernimento, sta accompagnando la Chiesa universale in questo momento di transizione”.
Però molti ancora non rinunciano a sottolineare discontinuità con il precedente pontificato: invece?
“Guardando alla storia della Chiesa, innanzitutto, è opportuno ricordare che ogni pontificato si inserisce ‘in contesto”, in ascolto della storia e, in particolare, delle inquietudini del mondo. Papa Leone XIV segue la scia di papa Francesco, apportando il suo specifico contributo con uno stile proprio. Egli si colloca in un processo di ‘continuità nella discontinuità’: il flusso dell’amore di Cristo continua nella successione apostolica, seguendo una via specifica. Riprendendo gli insegnamenti di papa Francesco, egli ha rilanciato immediatamente alcuni elementi essenziali dell’esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’ da cui ripartire”.
‘Il Concilio di Nicea non è solo un evento del passato, ma una bussola che deve continuare a guidarci verso la piena unità visibile dei cristiani. Il Primo Concilio Ecumenico è fondamentale per il cammino comune che cattolici e ortodossi hanno intrapreso insieme dal Secondo Concilio Vaticano’: ha detto nello scorso giugno ai partecipanti al Simposio ‘Nicea e la Chiesa del terzo millennio: verso l’unità cattolica-ortodossa’, ribadendo la volontà di andare a Nicea: quanto è importante per il papa la comunione con gli ortodossi?
“L’elezione di papa Leone XIV è avvenuta in occasione del 1700 anniversario del concilio di Nicea, tappa fondamentale per l’elaborazione del credo condiviso da tutte le Chiese e comunità ecclesiali. E’ essenziale per lui il dialogo, la comunione in vista del ristabilimento della visibile comunione tra tutte le Chiese che professano la medesima fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Per il pontefice si tratta, innanzitutto, dell’unità di fede, ‘In illo uno unum’ (‘Nell’unico Cristo siamo uno’, ndr.), in quanto pur essendo molti, in Cristo, siamo uno. Questo deve essere il cammino deciso e coraggioso della Chiesa nel Terzo Millennio”.
Nel messaggio per la quinta giornata dei nonni e degli anziani papa Leone XIV li ha invitati alla speranza: ‘Il libro del Siracide afferma che la beatitudine è di coloro che non hanno perso la propria speranza, lasciando intendere che nella nostra vita, specie se lunga, possono esserci tanti motivi per volgersi con lo sguardo indietro, piuttosto che al futuro’. Perché essi sono segno di speranza?
“Guardando alla storia della salvezza e, in particolare, alla vita dei patriarchi, comprendiamo che Dio considera la loro vita ‘benedetta’ e ‘compiuta’, Secondo papa Leone XIV, perciò, gli anziani sono i ‘primi testimoni della speranza’ e di generazione in generazione la benedizione e la fedeltà di Dio arriva a noi anche grazie alla loro testimonianza. Essi, che non hanno perduto la speranza, illuminano il cammino delle nuove generazioni”.
‘Teniamoci uniti a Lui, rimaniamo nella sua amicizia, sempre, coltivandola con la preghiera, l’adorazione, la Comunione eucaristica, la Confessione frequente, la carità generosa, come ci hanno insegnato i beati Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis, che presto saranno proclamati Santi. Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno. Allora vedrete crescere ogni giorno, in voi e attorno a voi, la luce del Vangelo’: questo è stato l’invito di papa Leone XIV ai giovani nella celebrazione eucaristica a conclusione del loro giubileo. Per quale motivo invita i giovani a scoprire la fede?
“Papa Leone XIV, nei suoi discorsi, riserva sempre una particolare attenzione ai giovani, invitandoli a riscoprire la fede, ma soprattutto a rispondere con entusiasmo alla chiamata di Dio, che sempre invita a partecipare in maniera attiva alla vita cristiana. Spesso nel contesto culturale ed, in particolare, nel mondo giovanile vi è la l’abitudine del rimandare; il pontefice, invece, ripetutamente ha invitato i giovani a ‘non aspettare’ e, quindi, a non posticipare la chiamata di Dio. Anche, nei giorni del Giubileo dei Giovani, ha rilanciato la centralità del Cristo quale ‘nostra speranza’ da ricercare e accogliere nella vita quotidiana, aspirando a cose grandi e contagiando tutti con la testimonianza della fede”.
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