venerdì, dicembre 05, 2025 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Papa Leone XIV , la presenza di Dio si manifesta dove l’umanità sperimenta la paura

"Quante volte difendiamo la nostra vita, i nostri progetti, le nostre sicurezze, senza accorgerci che, così facendo, restiamo soli. La logica del Vangelo è diversa: solo ciò che si dona fiorisce, solo l’amore che diventa gratuito può riportare fiducia anche là dove tutto sembra perduto".

Lo ha detto Papa Leone XIV alla Udienza generale riprendendo il ciclo di catechesi che si svolge lungo l’intero Anno Giubilare, “Gesù Cristo nostra speranza” – incentra la sua meditazione sul tema La consegna. «Chi cercate?» (Gv 18,4).

É il momento dell'arresto di Gesù nell’orto degli Ulivi. Non è spaventato, fugge o si nasconde Gesù è "un uomo libero, che si fa avanti e prende la parola, affrontando a viso aperto l’ora in cui si può manifestare la luce dell’amore più grande". E per questo "Gesù non viene preso: si lascia prendere. Non è vittima di un arresto, ma autore di un dono. In questo gesto si incarna una speranza di salvezza per la nostra umanità: sapere che, anche nell’ora più buia, si può restare liberi di amare fino in fondo". E questo atteggiamento "è il frutto di una preghiera profonda in cui non si chiede a Dio di essere risparmiati dalla sofferenza, ma di avere la forza di perseverare nell’amore, consapevoli che la vita liberamente offerta per amore non ci può essere tolta da nessuno".

Gesù "rivela che la presenza di Dio si manifesta proprio dove l’umanità sperimenta l’ingiustizia, la paura, la solitudine. Proprio lì, la luce vera è disposta a brillare senza timore di essere sopraffatta dall’avanzare delle tenebre".

Gesù "sa bene che perdere la vita per amore non è un fallimento, ma possiede una misteriosa fecondità". Perché la vera speranza non è "nel cercare di evitare il dolore, ma nel credere che, anche nel cuore delle sofferenze più ingiuste, si nasconde il germe di una vita nuova".

Ecco allora l'insegnamento, "nel tentativo di seguire Gesù, viviamo momenti in cui siamo colti alla sprovvista e restiamo spogliati delle nostre certezze", e la speranza della nostra fede è che "i nostri peccati e le nostre esitazioni non impediscono a Dio di perdonarci e di restituirci il desiderio di riprendere la nostra sequela, per renderci capaci di donare la vita per gli altri.

Cari fratelli e sorelle, impariamo anche noi a consegnarci alla volontà buona del Padre, lasciando che la nostra vita sia una risposta al bene ricevuto. Nella vita non serve avere tutto sotto controllo. Basta scegliere ogni giorno di amare con libertà. È questa la vera speranza: sapere che, anche nel buio della prova, l’amore di Dio ci sostiene e fa maturare in noi il frutto della vita eterna".

Il saluto a Santa Monica e Sant' Agostino fuori dall' Aula. "Buon giorno di nuovo grazie e per la pazienza e per essere restati qui, oggi è la festa di Santa Monica e domani di  Sant'Agostino che ci ha chiamato ad essere uniti in Cristi che ci ha chiamato in  questo pellegrinaggio".

Il Papa lo ha detto ai fedeli in attesa, poi si è recato nella Basilica Vaticana dove altre migliaia di fedeli lo attendevano. "Penso che abbiate seguito tutto vi ringrazio per la pazienza è il segnale della presenza dello Spirito di Dio che è con noi"- ha detto a braccio. 

Tante volte vorremmo una risposta subito una soluzione immediata e per qualche ragione Dio ci fa aspettare. C'è tanto da imparare ma bisogna avere quella fiducia perché sappiamo che siamo figli di Dio e che sempre ci da la Grazia, non sempre toglie il dolore e la sofferenza ma ci dice che è vicino a noi, dobbiamo rinnovare questa fede.

Poi Leone XVI si è fermato ancora a salutare i fedeli come aveva fatto in Aula fino a poco prime delle 13.00.

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