Roma, 04 September, 2025 / 12:30 AM
Una mamma racconta ai suoi due bambini la storia del beato Carlo Acutis, un ragazzino speciale che ha vissuto un rapporto intimo e bellissimo con Gesù. E’ un percorso che avvicina alla prima Comunione ed aiuta a capire il valore di questo sacramento attraverso esempi concreti della vita di Carlo nel paragone con quello che anche i due bambini stanno vivendo: “I santi non sono supereroi, sono persone che hanno bussato al cuore di Dio. E alle quali è stato aperto. A cosa serve parlare di santi o pregarli? Non ci basta Gesù? Da tempo mi occupo di raccogliere storie e testimonianze di persone che hanno seguito Cristo, le racconto nei miei libri, perché credo che faccia bene leggerle.
Il libro ‘Carlo Acutis e il suo amico Gesù’ (Mimep Docete) è scritto da Cecilia Galatolo, autrice di ‘Sei nato originale non vivere da fotocopia’, ‘Vivere da originali’, ‘Diario della felicità’, ‘Genitori sta a noi’: Lucia, la mamma di due gemelli, Filippo e Alessia, decide di raccontare ai suoi figli ogni sera un episodio della vita di questo giovane per aiutarli a conoscere meglio Gesù attraverso i gesti di Carlo e ad entrare nel mistero dell’Eucaristia, in vista della loro prima comunione.
Filippo e Alessia scoprono cosa ha fatto questo ragazzino originario di Milano e morto a soli 15 anni nel 2006, a causa di una leucemia fulminante. Scoprono che Carlo è stato un giovane cristiano appassionato del Vangelo e del Santissimo Sacramento, davanti al quale riponeva tutta la sua vita, scoprendo di sentirsi ‘leggero’ nell’affrontare la vita con Gesù.
Davide e Adriana hanno dovuto ‘salutare’ il loro figlio Michele di soli 7 anni e che tramite Carlo hanno ricevuto la grazia della serenità. ‘Andrà tutto bene’, queste le parole che Adriana aveva sentito nel suo cuore, prima ancora di sapere che il figlio fosse malato, quando aveva pregato davanti a una reliquia del giovane Acutis, che fino a quel momento non conosceva se non per sentito dire.
Poi c’è la storia di Ludovica, che grazie a Carlo Acutis trova la forza di vivere gesti concreti di carità, proprio sull’esempio di questo giovane, che si è sempre spogliato dei beni e dell’egoismo, per donare agli altri. Ed anche quella di Donata, a cui il prossimo santo è stato sempre antipatico per la ‘troppa perfezione’, finché non ha capito che quell’invidia era segno che doveva coltivare di più il suo rapporto con Gesù… Oggi con Carlo condivide l’amore autentico per l’Eucaristia.
Insomma il libro, oltre a tracciare un itinerario dell’intensa e breve vita di Carlo Acutis, presenta alcune testimonianze: “Raggi di luce che aiutano a incrociare il suo sguardo e scoprire il suo messaggio”.
Per quale motivo un libro su Carlo Acutis raccontato ai bambini?
“Mi piace vedere Carlo come ‘il santo dei bambini’. Ho raccolto in questi anni molte testimonianze che mi dimostrano come dal Cielo sia particolarmente ‘attento ai piccoli’. Lui stesso, poi, ha accolto Gesù da bambino, con semplicità e al tempo stesso serietà. I bambini sanno essere molto seri nelle cose importanti. Ecco, Carlo è stato santo da bambino, ha parlato con Gesù intensamente da bambino. Ha insistito lui stesso a sette anni per poter ricevere l’Eucaristia. Aveva capito che era un regalo ‘di quelli grossi’, non poteva aspettare oltre per ‘scartarlo’.
Inoltre, è da bambino che Carlo ha iniziato a convertire i suoi genitori… ho pensato che, visto il suo percorso, visto che la sua fede è maturata (in modo naturale e prodigioso al tempo stesso) proprio nell’infanzia, poteva essere bello raccontare tutto questo ai bambini, con un linguaggio adatto a loro. Inoltre, vi svelo un altro particolare: questo libro mi è stato fortemente richiesto. C’erano persone che cercavano qualcosa di simile e non lo trovavano. Il libro, infatti, non è solo un itinerario di lettura, è interattivo, comprende anche giochi, cruciverba, spazi di scrittura sull’abc della fede, a partire dalla spiritualità di Carlo”.
In quale modo Carlo Acutis può far capire ai bambini il sacramento della comunione?
“Carlo più che ‘spiegare’ testimonia la potenza dell’Eucaristia con la sua stessa vita. Tutti siamo tentati di essere egoisti (questo i bambini lo capiscono, lo vedono, anche nei loro giochi o a scuola); siamo tentati di pensare al nostro tornaconto, a volere sempre più cose. Siamo fatti così, abbiamo tutti lo stesso ‘difetto di fabbrica’ (si chiama ‘peccato originale’). Carlo non era esente da questo. Eppure, tu guardi la vita di Carlo e vedi un bambino prima, un ragazzo poi, ‘libero’, trasformato da quel prezioso pezzo di pane. Nutrirsi di Gesù lo rende ‘bello’. Nel libro mostro questo legame tra la bellezza di Carlo ed il nutrimento che la sua bellezza aveva: Cristo stesso, nel suo corpo, nel suo sangue”.
Perchè la mamma sente la necessità di raccontare ai figli la storia di Carlo Acutis?
“Grazie per la domanda, mi permette di spiegare bene la trama del libro. Non si tratta infatti di una biografia, bensì di un piccolo romanzo a misura di bambino (età consigliata dai 7 anni). Protagonisti sono Alessia e Filippo, due gemelli che si preparano a ricevere la prima comunione. La mamma, Lucia, sente l’esigenza di raccontare ai suoi figli la storia di Carlo perché la bimba manifesta qualche dubbio sull’Eucaristia, dubbi comprensibili, perché stiamo parlando di un mistero grandissimo. Carlo ha svolto ricerche accuratissime sui miracoli eucaristici (eventi straordinari in cui l’Ostia della messa si è trasformata in carne o ha sanguinato oppure dove è accaduto qualcosa di scientificamente inspiegabile legato all’Eucaristia) e nel libro si parla anche di questa realtà, al fine di rafforzare la fede (di piccoli e grandi), con un linguaggio che i bambini possono capire…”.
Per quale motivo l'Eucarestia è ‘un'autostrada’?
“Perché ci fa andare più spediti verso la meta della nostra vita: essere santi e godere per sempre della beatitudine del Paradiso. Prova a fare tutte stradine di campagna per raggiungere Milano da Roma. Magari ci arrivi, ma che fatica! Provate un po’ a raggiungere la santità senza il sostegno concreto e tangibile di Gesù…”.
Perché Carlo Acutis è un ‘portone’?
“Perché volevo fare la scrittrice, ma sembrava un sogno impossibile. Il primo libro era andato un po’ male (ero esordiente, casa editrice piccola). Poi scrissi il mio secondo romanzo, ‘Sei nato originale, non vivere da fotocopia’, su questo giovane milanese. Era il 2016, in pochi lo conoscevano. Venne pubblicato. Poi Carlo diventò beato, santo… e quel libro mi permise di diventare una scrittrice conosciuta. A lui devo molto, soprattutto dopo tante porte chiuse”.
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