Roma, 05 September, 2025 / 4:00 PM
“Essere sempre unito a Gesù, questo è il mio programma di vita”. Questo scriveva, a soli sette anni, Carlo Acutis. E a questo programma si è sempre attenuto, nella sua brevissima vita. Così come ha fatto Pier Giorgio Frassati, un altro ragazzo dall’esistenza breve ma luminosa, simile al passaggio di una stella in un cielo palpitante di mezza estate.
Fra due giorni, a Roma in piazza San Pietro, domenica 7 settembre, nel corso della santa messa celebrata da papa Leone XIV, Carlo e Pier Giorgio saranno proclamati santi. Attraverso il loro esempio a tutti viene proposta la possibilità di riscoprire la vicinanza concreta di Dio, per vivere una vita piena, realmente felice, non chiusa in se stessa ma aperta agli altri, a partire da chi è escluso, emarginato, ferito.
Sono stati pubblicati molti libri che raccontano e testimoniano, analizzano e propongono come modello di esistenzq queste straordinarie personalità. Sceglierne alcuni, tra i tanti, non è facile: meriterebbero tutti almeno una menzione, perché sono, ciascuno a modo proprio secondo gli autori, preziosi vademecum per inoltrarsi nel mendo interiore, storico e sociale di Acutis e di Frassati. Però una scelta si impone.
Per Acutis segnaliamo uno dei libri scritti dalla madre, Antonia Salzano, nella nuova edizione del libro "Il segreto di mio figlio", scritto insieme a Paolo Rodari per le edizioni Piemme. La nuova edizione è stata realizzata per la canonizzazione del giovane, che viene descritto in tutta semplicità, ma per questo in modo ancora più toccante, partendo dalla fine, dagli ultimi giorni vissuti accanto al figlio che, a soli 15 anni, morto per una leucemia fulminante.
Di fronte alla malattia il ragazzo non ha mai perso la sua serenità che era cresciuta negli anni, insieme al suo rapporto con Dio. Quando gli viene fatta la terribile diagnosi "ci fece un grande sorriso e ci disse: 'Il Signore mi ha dato una sveglia!'". E la mamma oggi ricorda: "Illuminò la nostra ora più buia, lo shock di una notizia sconvolgente, Non sprecò parole di preoccupazione. Non lasciò che l'ansia o l'angoscia arrivassero a conquistarlo”. L’unica cosa da fare, secondo lui: affidarsi al Signore. “E in questo affidamento decise di sorridere". Ed è il suo sorriso che accompagna la mamma Antonia che negli anni ha riacquistato la fede proprio grazie al suo ragazzo. "Mio figlio santo? Una delle domande ricorrenti che mi viene posta da quando vado a parlare di mio figlio (…) è come ci si senta ad essere la mamma di un beato", racconta Salzano ammettendo che avere un figlio santo non rende "automaticamente" santi. E conclude: "La vita stessa attraverso le sofferenze e anche le gioie che riserva contribuisce alla nostra santificazione".
Pier Giorgio Frassati, un secolo prima, ha sperimentato la stessa potenza dell’affidamento completo a Cristo. Nella bara che raccoglie le sue spoglie sul legno è incisa la frase: Verso l’alto. E questa è l’indicazione, la strada seguita da Frassati, ed è forse il codice per decifrarne il “segreto” di Frassati, della sue breve parabola umana, così come intende fare un libro-biografia- analisi recentemente pubblicato dalle edizioni Ares, scritto da Vincenzo Sansonetti, dal titolo “La gioia non avrà misura”. Il lettore si immerge nel mondo di questo giovane torinese morto a 24 anni, allegro, abile alpinista, impegnato politicamente, esempio di gioia di vivere e di generosità verso i poveri. Il connubio fra la fede e la vita, tra l’accoglienza del Vangelo e l’azione concreta. Pier Giorgio era infatti convinto che la fede debba confrontarsi, senza steccati, con tutte le circostanze del quotidiano. "Un modello che può insegnare qualcosa a tutti», lo ha definito, non a caso, il socialista Filippo Turati, stupito perché «ciò che si legge di lui è così nuovo e insolito che riempie di riverente stupore anche chi non condivide la sua fede".
Monsignor Corrado Sanguineti, infatti, così lo descrive nella prefazione: "Ciò che balza agli occhi è la potente affermazione della personalità di Pier Giorgio, con mille interessi, che si manifesta in lui proprio per la radicalità e la totalità con cui vive l’avventura cristiana". Avventura cristiana: qualcosa di straordinaria, mai vissuta come un “codice morale” da applicare pedissequamente, tanto meno una gabbia in cui imbrigliare emozioni, sentimenti, idee. Tutt’latro: un generatore di forze, un moltiplicatore di esperienze, la spinta per vivere, veramente, fuori dalle griglie e pastoie sociali. Frassati l’ha non solo pienamente compreso, l’ha concretamente incarnato. L’amore per Chesterton , per esempio, che pensava che "la strada che è veramente piena di fantastiche avventure e favole viventi è sempre la strada verso casa" . E se ne possono trovare le tracce anche nell’ispirazione della nascita del gruppo La compagnia dei Tipi Loschi, perseguendo un obiettivo preciso: «Vivere e non vivacchiare».
Leggendo la storia della sua vita, accuratamente descritta dall’autore, e del tempo in cui ha vissuto, si intuisce che la prospettiva in cui tutto si chiarisce, acquista forza, speranza e proprio quella descritta dallo stesso Frassati: “Che cosa sono questi pochi anni passati nel dolore in confronto all’eternità felice, dove la gioia non avrà misura e fine.”
Antonia Salzano e Paolo Rodari, "Il segreto di mio figlio", Edizioni Piemme, pp.300, euro 18
Vicenzo Sansonetti, Pier Giorgio Frassati. La gioia non avrà misura”, Edizioni Ares, pp.216, euro16
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