venerdì, dicembre 05, 2025 Donazioni
Un servizio di EWTN News

A Tolentino il Perdono di san Nicola è una festa

Il 10 settembre a Tolentino si festeggia san Nicola ed il sabato successivo alla festa del Santo chi si reca nel Cappellone del Santuario può ‘prendere’ l’indulgenza plenaria concessa da papa Bonifacio IX con la Bolla papale ‘Splendor paternae gloriae’ del 1 gennaio 1390.

Lo riportano le cronache di Gaetano Moroni nel ‘Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica: da S. Pietro sino ai nostri giorni’, edito nel 1856: “Bonifacio IX con una bolla, concesse l’indulgenza plenaria nella domenica dentro l’ottava della festa del santo (dunque si celebrava prima della canonizzazione di Eugenio IV), indulgenza che veniva anche accordata a chi visitava la Porziuncola, onore confermato anche da altri Papi”.

Egli nacque nel 1245 a Sant’Angelo in Pontano (provincia di Macerata). La sua vita rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari, su consiglio di un angelo, in pellegrinaggio sulla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant’Angelo in Pontano la grazia fu esaudita e chiamarono il figlio con il nome del santo. Nel 1269 fu ordinato sacerdote nell’Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275 vivendoci fino alla sua morte, avvenuta il 10 settembre 1305. Il processo di canonizzazione iniziò nel 1325 con papa Giovanni XXII, ma si concluse soltanto nel 1446 con papa Eugenio IV. Tuttavia già fin dalla metà del 1300 era raffigurato con l’aureola.

Dal priore della basilica di san Nicola, p. Massimo Giustozzo ci facciamo raccontare il motivo per cui il perdono è una festa: “E’ una festa, perché ha una radice biblica, in quanto la parabola evangelica del Padre misericordioso evidenzia che il ritorno a casa del figlio minore corrisponde ad un amore smisurato nel cuore del Padre, che decide di fare festa con tutto quello che ne consegue come usanza nelle feste di nozze”.

Il perdono è preceduto dal sacramento della confessione e san Nicola passava molte ore nel confessionale: per quale motivo?

“Il perdono di san Nicola è un invito a confessarsi per tutti i battezzati, perché nella confessione si riceve la misericordia di Dio e in questi due giorni ‘particolari’ della festa del Perdono il tesoro della Chiesa, ad immagine della festa del Padre, si apre anche a favore delle persone ‘lontane’, in quanto è un dono smisurato. Non solo nelle confessioni ‘normali’ non siamo più colpevoli davanti a Dio, pur rimanendo la pena dei nostri peccati; invece nel perdono, attraverso l’indulgenza, si ha anche la remissione della pena.

Quindi la Chiesa vuole quasi significare concretamente questo perdono che oltrepassa le aspettative umane: non solo Dio non si ricorda più della colpa del penitente, ma ha un amore così grande che, in occasione delle feste come quelle di san Nicola da Tolentino o san Francesco d’Assisi od ad altri santi, che nella vita hanno fatto penitenza a favore dei fedeli, apre il ‘tesoro’ della misericordia di Dio per tutti i fedeli.

Ecco il motivo per cui in queste feste ci si confessa molto: non è solo una confessione ‘esteriore’, ma soprattutto interiore, che aiuta a comprendere che in quel momento è la Chiesa che abbraccia il fedele e consegna questo dono grande dell’amore di Dio attraverso la vita ed i meriti del Santo: quello che il Santo ha fatto a favore di tutti i fedeli (naturalmente Gesù attraverso il Santo) si riverbera nei giorni della festa del perdono di san Nicola”.

 

In quel periodo la nostra città era molto turbolenta: in quale modo san Nicola riusciva a riappacificare le persone?

“San Nicola non faceva gesti particolari, ma metteva in atto uno stile di vita: era considerato un paciere, in quanto conosceva le famiglie di Tolentino. Cercava di porre ‘rimedio’ nelle famiglie in lite, andandole a visitare: i testi del ‘processo’ di canonizzazione dicono che frequentava settimanalmente molte famiglie; quindi o in confessione o andando nelle case san Nicola conosceva molto bene la città, così da proporre alcuni gesti per la riappacificazione. Inoltre, visto che era un valente oratore, ci immaginiamo che attraverso le omelie riusciva a far riappacificare le persone.

Infatti i testi del processo di canonizzazione dicono che chi ascoltava le sue omelie rimaneva ‘edificato’ e non si voleva ‘allontanarne’. Eppoi san Nicola faceva quello che a volte i fedeli non riuscivano a fare attraverso le preghiere, le testimonianze, i digiuni e le penitenze, che erano a favore di tutti i penitenti, che non riuscivano a compiere un cammino di riconciliazione. Quindi aveva una compassione per tante famiglie che si combattevano tra loro: lui chiedeva a Dio di ascoltare la sua preghiera e supplicava Dio a posto loro, che non riuscivano. Pregava, così come alcuni secoli dopo ha fatto santa Rita”.

Per quale motivo fu affascinato da sant’Agostino?

“Sant’Agostino era uno dei Padri della Chiesa. Non sappiamo quale tipo di influenza poteva aver avuto quando san Nicola era bambino. Più che i testi di sant’Agostino, che immaginiamo abbia letto, quando già era entrato nel convento, rimase affascinato dalla vita di alcuni eremiti agostiniani religiosi, conosciuti nella sua città natale che era Sant’Angelo in Pontano. Quindi da bambino ha conosciuto alcuni testimoni che facevano vita agostiniana come eremiti.

Subito era rimasto affascinato per la concordia tra loro e la sobrietà di vita condotta, così dicono i testi. Poi nella formazione accademica ha conosciuto anche i testi agostiniani, però è entrato nell’Ordine agostiniano non per il motivo che conosceva i testi, ma per aver frequentato gli Eremiti di sant’Agostino. Ci immaginiamo che avrà conosciuto quello stile di vita comunitaria, che come eremiti, dovevano avere”.      

C’è un insegnamento che si può trarre per la nostra vita dall’amore del santo tolentinate a Dio ed agli uomini?

“Amava i poveri e li nutriva con la parola e con la fede; procurava per loro vestiti e cibi. Accoglieva volentieri i frati ospiti, come se fossero angeli di Dio. Era letizia ai tristi, consolazione degli afflitti, pace dei divisi, refrigerio degli affaticati, sussidio ai poveri, rimedio singolare per i prigionieri. San Nicola non è voluto mai apparire, lavorando di nascosto per il Signore e per la comunità.

Ha fatto molto bene nascondendosi sempre dietro a Dio. Quindi oggi ci può insegnare a non pretendere di mettere sempre la firma sul nostro lavoro ed a lavorare con una grandissima fiducia in Dio, che vede ogni cosa e scruta le viscere dell’uomo. Eppoi il grande amore verso l’Eucarestia,  che per lui era la sorgente di ogni attività. Ancora oggi questo esempio è valido per noi”.

Le Migliori Notizie Cattoliche - direttamente nella vostra casella di posta elettronica

Iscrivetevi alla newsletter gratuita di ACI Stampa.

Clicca qui

La nostra missione è la verità. Unisciti a noi!

La vostra donazione mensile aiuterà il nostro team a continuare a riportare la verità, con correttezza, integrità e fedeltà a Gesù Cristo e alla sua Chiesa.

Donazione a CNA