venerdì, dicembre 05, 2025 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Papa Leone XIV, la vera consolazione che dobbiamo trasmettere è quella di mostrare che la pace è possibile

Le lacrime, espressione della nostra tristezza e bisogno di un mondo nuovo, "linguaggio che parla della nostra umanità debole e messa alla prova, ma chiamata alla gioia". E la domanda sul senso del dolore, e "il passaggio dalle domande alla fede è quello a cui ci educa la Sacra Scrittura". E poi la certezza che il dolore non deve generare violenza e che solo Dio "asciugherà ogni lacrima e aprirà il libro della storia consentendoci di leggere le pagine che oggi non possiamo giustificare né comprendere" e "si può trasformare tutto il dolore in Grazia di Dio".

É questo il senso della riflessione di Papa Leone XIV che ha presieduto la veglia di preghiera in occasione del Giubileo della Consolazione oggi pomeriggio nella Basilica Vaticana.

"Dove c’è il male- dice il Papa-  là dobbiamo ricercare il conforto e la consolazione che lo vincono e non gli danno tregua. Nella Chiesa significa: mai da soli. Poggiare il capo su una spalla che ti consola, che piange con te e ti dà forza, è una medicina di cui nessuno può privarsi perché è il segno dell’amore. Dove profondo è il dolore, ancora più forte dev’essere la speranza che nasce dalla comunione. E questa speranza non delude".

Una liturgia della Parola e alcune testimonianze dopo una giornata di preghiera e penitenza.

Uno speciale evento giubilare dell’Anno Santo dedicato a tutti coloro che stanno vivendo, o hanno vissuto, nella vita momenti di particolare difficoltà, lutto, sofferenza o indigenza. Presenti circa 8500 persone provenienti da ogni parte del mondo e, soprattutto, da Italia, Germania, Polonia, Spagna, Stati Uniti, Canada, Brasile, Messico, Colombia, Argentina, Perù, Bolivia, Australia.

Sono state coinvolte anche molte associazioni, fondazioni ed enti religiosi che si occupano di accompagnare chi ha bisogno di supporto e cura.

In Basilica, durante la Veglia, è presente la statua della Madonna della Speranza, proveniente dalla parrocchia-santuario di Battipaglia. Ogni partecipante, riceve in dono l’”Agnus Dei”, una medaglia di cera con la raffigurazione dell’Agnello pasquale, simbolo di resurrezione e segno di speranza, benedetto dal Santo Padre durante la Veglia. Sull’altro lato della medaglia, la rappresentazione della Madonna Salus Populi Romani, cara alla città di Roma.

Le testimonianze sono di Diane Foley, dagli Stati Uniti che sta girando il mondo per raccontare la storia di riconciliazione e perdono, grazie alla forza della fede, con Alexanda Koley, del gruppo jihadista che nel 2014 ha ucciso in Siria suo figlio, il giornalista Jim Foley; e qualla di Lucia di Mauro Montanino, che ha trasformato il dolore per l’omicidio di suo marito in rinascita, attraverso l’incontro e l’accompagnamento di Antonio, uno dei ragazzi che ha partecipato all’aggressione.

E dal dolore dei singoli il Papa passa al dolore universale, "collettivo di intere popolazioni che, schiacciate dal peso della violenza, della fame e della guerra, implorano pace" e "la vera consolazione che dobbiamo essere capaci di trasmettere è quella di mostrare che la pace è possibile, e che germoglia in ognuno di noi se non la soffochiamo. I responsabili delle Nazioni ascoltino in modo particolare il grido di tanti bambini innocenti, per garantire loro un futuro che li protegga e li consoli". E conclude il Papa: "In mezzo a tanta prepotenza, ne siamo certi, Dio non farà mancare cuori e mani che portano aiuto e consolazione, operatori di pace capaci di rincuorare coloro che sono nel dolore e nella tristezza".

E aggounge anche: "la Chiesa, di cui alcuni membri purtroppo vi hanno ferito, oggi si inginocchia insieme a voi davanti alla Madre. Che tutti possiamo imparare da lei a custodire i più piccoli e fragili con tenerezza! Che impariamo ad ascoltare le vostre ferite, a camminare insieme".

 

 

 

 

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