Città del Vaticano , 21 September, 2025 / 10:38 AM
Chiesa di sant’Anna in Vaticano, gremita. Piccola e raccolta: i fedeli si stringono attorno al papa. E lui, qui, è di casa: è la sua parrocchia, in fondo. Papa Leone XIV arriva circa 15 minuti prima della celebrazione per abbracciare i “suoi” parrocchiani. Entra dalla porta d’ingresso della chiesetta: è contento, felice di essere qui oggi. Lo ha chiesto lui espressamente e l’annuncio era stato dato dalla Sala Stampa qualche giorno fa. E’ la prima volta che Prevost, da pontefice, celebra in questa piccola parrocchia situata dentro le mura vaticane e retta proprio dai padri agostiniani. Due volte, quindi, papa Leone è qui “di casa”. Grande emozione per la comunità agostiniana che regge la chiesetta di sant’Anna in Vaticano e grande emozione per i parrocchiani: nei giorni scorsi, infatti, tutti sono stati coinvolti nei ferventi preparativi per questa domenica davvero speciale.
C’era grande attesa per l’omelia che papa Leone XIV avrebbe letto. E l’attesa è stata “premiata” con parole di grande affetto per tutta la comunità: “Sono particolarmente lieto di presiedere questa Eucaristia nella parrocchia pontificia di Sant’Anna. Saluto con gratitudine i religiosi agostiniani che svolgono qui il loro servizio, in particolare il parroco, padre Mario Millardi, come pure il Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino” e il pensiero va anche a padre Giole Schiavella (ex parroco della piccola chiesa) che ha compiuto 103 anni. A questo punto tutti i fedeli hanno accolto queste parole con un applauso carico di affetto.
Poi parla del luogo "particolare" della piccola chiesa di sant'Anna in Vaticano: “Questa chiesa sorge in una posizione speciale, che è anche una chiave per il ministero pastorale che vi si svolge: siamo infatti, per così dire, “sul confine”, e davanti a Sant’Anna transitano tutti coloro che entrano ed escono dalla Città del Vaticano”. E’ una posizione speciale perché “c’è chi passa per lavoro, chi come ospite o pellegrino, chi di fretta, chi con trepidazione o serenità” dice il pontefice.
Il desiderio del pontefice è chiaro: “Possa ciascuno sperimentare che qui ci sono porte e cuori aperti alla preghiera, all’ascolto, alla carità!”. E il tema della preghiera, allora, diviene il tema cardine delle sue parole: il Vangelo “che è stato appena proclamato ci provoca a esaminare con attenzione il nostro legame con il Signore e, quindi, fra di noi. Gesù pone un’alternativa nettissima tra Dio e la ricchezza, chiedendoci di prendere una chiara e coerente posizione” ci parla del pontefice.
E poi, la riflessione sulla frase evangelica: «Nessun servitore può servire due padroni», perciò «non potete servire Dio e la ricchezza». In merito, il pontefice, è chiaro: “Occorre decidere un vero e proprio stile di vita. Si tratta di scegliere dove porre il nostro cuore, di chiarire chi sinceramente amiamo, chi serviamo con dedizione e qual è davvero il nostro bene. Ecco perché Gesù contrappone proprio la ricchezza a Dio: il Signore parla così perché sa che siamo creature indigenti, che la nostra vita è piena di bisogni”. Bisogna, allora, essere attenti perché “la sete di ricchezza rischia di prendere il posto di Dio nel nostro cuore, quando riteniamo che sia essa a salvare la nostra vita”. Mette in guardia, poi, dalla possibile tentazione di “pensare che senza Dio potremmo comunque vivere bene, mentre senza ricchezza saremmo tristi e afflitti da mille necessità. Davanti alla prova del bisogno ci sentiamo minacciati, ma invece di chiedere aiuto con fiducia e di condividere con fraternità, siamo portati a calcolare, ad accumulare, diventando sospettosi e diffidenti verso gli altri”.
Non c’è bisogno di questo desiderio enorme di ricchezza perché - ammonisce il pontefice - “Dio destina i beni del creato a tutti. La nostra indigenza di creature attesta allora una promessa e un legame, dei quali il Signore si prende cura in prima persona”. Cita il salmista che ci assicura che Dio «si china a guardare sui cieli e sulla terra». Dio è “padre buono, sempre e verso tutti: non solo verso chi è povero di beni terreni, ma anche verso quella miseria spirituale e morale che affligge i potenti come i deboli, gli indigenti come i ricchi”. Cita, poi san Paolo: «raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere».
Lo sguardo, allora, si fa universale: “Oggi, in particolare, la Chiesa prega perché i governanti delle nazioni siano liberi dalla tentazione di usare la ricchezza contro l’uomo, trasformandola in armi che distruggono i popoli e in monopoli che umiliano i lavoratori. Chi serve Dio diventa libero dalla ricchezza, ma chi serve la ricchezza ne resta schiavo!”.
L’ultimo pensiero va alla comunità con un’esortazione: “Vi incoraggio a perseverare con speranza in un tempo seriamente minacciato dalla guerra. Interi popoli vengono oggi schiacciati dalla violenza e ancor più da una spudorata indifferenza, che li abbandona a un destino di miseria. Davanti a questi drammi, non vogliamo essere remissivi, ma annunciare con la parola e con le opere che Gesù è il Salvatore del mondo, Colui che ci libera da ogni male”.
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