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Gli angeli custodi che accompagnano il nostro cammino

Gli angeli custodi

“Angelo di Dio che sei mio custode, illumina, custodisci, reggi, governa me che ti fui affidato dalla Pietà celeste. Amen”. Quante volte, abbiamo concluso (e ancora concludiamo) la nostra giornata con questa preghiera che sa di antico, del sapore dei nostri nonni? La presenza degli angeli custodi, nella nostra vita, è una rassicurazione, una guida ai nostri passi: un procedere in maniera più spedita nel nostro cammino.

Il nome angelo, nella sua etimologia greca, “anghelos”, uguale a quella ebraica (mal’ak), indica propriamente la funzione di messaggero o ambasciatore: colui che annuncia, dunque.  Ma, attraverso le gerarchie degli angeli, poi, troviamo diversi compiti a loro affidati. In merito a questa grandissima gerarchia, lo stuolo di angeli, fra i tanti scrittori-teologi che ne hanno parlato, è importante citare Dionigi in particolare, che spiega che tra Dio e l’uomo vi è una “gerarchia celeste”, costituita dal mondo angelico, in posizione intermedia fra il mondo umano e Dio: questa sequela di angeli è connessa strettamente all’umano.

Una festa particolare, dedicata agli Angeli custodi, si diffuse prima in Spagna nel 1400 – quando a Valencia si istituì una festa per l’angelo protettore della città – e nel secolo successivo in Portogallo. La memoria degli Angeli Custodi, si celebra dal 1670, il 2 ottobre, data fissata da papa Clemente X (1670-1676). La loro esistenza - bisogna partire da ciò - è un dogma di fede, definito più volte dalla Chiesa (Simbolo Niceno, Simbolo Costantinopolitano, IV Concilio Lateranense (1215), Concilio Vaticano I (1869-70)).

Già nell'Antico Testamento troviamo la loro presenza. Tanti sono, infatti, gli episodi che narrano di queste sicure presenze: la lotta con l’angelo di Giacobbe (in Genesi 32, 25-29); la scala percorsa dagli angeli, sognata da Giacobbe (in Genesi, 28, 12); i tre angeli ospiti di Abramo (in Genesi, 18); il famoso intervento dell’angelo che ferma la mano di Abramo che sta per sacrificare Isacco,sulle vicende umane.

La Sacra Scrittura ci parla di Angeli che godono della visione del volto di Dio, suprema meta per ogni uomo. Nel Nuovo Testamento, ad esempio, troviamo frequentemente il paragone fra uomini, santi e angeli, come se la meta cui siamo destinati, non è altro quella a cui già stanno partecipando gli angeli buoni. Loro, sono, definiti santi, figli di Dio, angeli di luce.

Non pochi santi si interrogarono sul tema degli angeli custodi. Gli stessi Padri della Chiesa cercarono di contemplare la spiritualità di tale presenze, nella nostra vita. L'elenco delle figure che hanno studiato gli angeli custodi, potrebbe essere infinito: S. Giustino e S. Ambrogio, per esempio, attribuivano agli angeli un corpo, non come il nostro, ma luminoso, imponderabile, sottile; S. Basilio e S. Agostino furono esitanti e si espressero non chiaramente; San Giovanni Crisostomo, S. Gerolamo, S. Gregorio Magno, asserirono invece la loro assoluta spiritualità.

E' così affascinante ciò che ci lascia scritto nei suoi Discorsi, San Bernardo Abate, in merito al tema degli angeli custodi:

"Amiamo affettuosamente gli angeli di Dio, come quelli che saranno un giorno i nostri coeredi, mentre nel frattempo sono nostre guide e tutori, costituiti e preposti a noi dal Padre. Ora, infatti, siamo figli di Dio. Lo siamo, anche se questo attualmente non lo comprendiamo chiaramente, perché siamo ancora bambini sotto amministratori e tutori e, conseguentemente, non differiamo per nulla dai servi. Gli angeli di Dio non possono essere sconfitti né sedotti e tanto meno sedurre, essi che ci custodiscono in tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti. Perché trepidare? Soltanto seguiamoli, stiamo loro vicini e restiamo nella protezione del Dio del cielo".

 

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