Città del Vaticano , 13 October, 2025 / 2:00 PM
"Nel commemorare il 160º anniversario della sua nascita, rendiamo grazie al Signore per la figura del Servo di Dio Rafael Merry del Val. Crebbe respirando l’universalità, che in seguito avrebbe riconosciuto come vocazione della Chiesa, e tale formazione lo preparò a essere uno strumento docile al servizio diplomatico della Santa Sede in un tempo segnato da grandi sfide". Lo ha detto Papa Leone XIV stamane, ricevendo in udienza i partecipanti all'Incontro di Studi sul Cardinale Rafael Merry del Val.
Il Cardinale - ha sottolineato Leone XIV - "comprese e trasmise con l’esempio che la diplomazia della Chiesa fiorisce quando è vissuta nella fedeltà sacerdotale, quella di un cuore che offre i suoi talenti a Cristo e alla missione affidata al Successore di Pietro".
Nonostante avesse 38 anni quando divenne Segretario di Stato "la sua giovinezza non fu un ostacolo, perché la storia della Chiesa insegna che la vera maturità non dipende dagli anni, ma dall’identificazione con la misura della pienezza di Cristo. Quello che seguì fu un cammino di fedeltà, discrezione e dedizione che lo rese una delle figure più significative della diplomazia pontificia del XX secolo".
Il Papa ha poi ricordato che "non fu solo un diplomatico da scrivania: a Roma fu molto presente tra i bambini e i giovani di Trastevere, che catechizzava, confessava e accompagnava con affetto. Lì era riconosciuto come un sacerdote vicino, padre e amico. Questa doppia dimensione — quella del diplomatico di governo e quella del pastore vicino — dà alla sua figura una ricchezza particolare, poiché seppe unire il servizio alla Chiesa universale con l’attenzione concreta ai più piccoli".
Leone XIV ha anche parlato della preghiera delle Litanie dell’Umiltà, care al Cardinale Merry del Val. "Il desiderio di riconoscimento è una tentazione costante per chi occupa ruoli di responsabilità. Il cardinale Merry del Val lo conosceva bene, tuttavia, nel profondo della sua preghiera, chiedeva di essere liberato dagli applausi. Chi serve nella Chiesa non cerca che prevalga la propria voce, ma che sia la verità di Cristo a parlare. E in questo distacco scoprì la libertà del vero servo. Dopo la morte di san Pio X ricevette altri incarichi, ma si impegnò a continuare a servire con la stessa fedeltà, con la serenità di chi sa che ogni servizio nella Chiesa è prezioso quando è vissuto per Cristo. In tal modo mostrò che il suo compito non era un piedistallo, ma un cammino di donazione. La vera autorità non si fonda su cariche o titoli, ma sulla libertà di servire anche lontano dai riflettori. Cercò di vivere la sua missione con fedeltà al Vangelo e libertà di spirito, senza lasciarsi guidare dal desiderio di piacere, ma dalla verità sostenuta sempre dalla carità. E comprese che la fecondità della vita cristiana non dipende dall’approvazione umana, ma dalla perseveranza di chi, unito a Cristo come il tralcio alla vite, porta frutto a suo tempo".
"Il Cardinale - ha concluso Papa Leone comprese che dobbiamo lavorare per la nostra santità mentre promuoviamo quella degli altri, camminando insieme verso Cristo. Questa è la logica del Vangelo e deve essere anche quella della diplomazia pontificia: l’unità e la comunione, sapendo che ciascuno è chiamato a essere tutto il santo che può".
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