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Un servizio di EWTN News

Jacques Mourad, un popolo di fede, un popolo di speranza; questa è la nostra testimonianza al mondo

Dialogo e pace. Sono le due parole che più si sono sentite nella Sala Regia del Palazzo Apostolico vaticano sabato pomeriggio durante la consegna del Premio San Giovanni Paolo II a Jacques Mourad, arcivescovo siro-cattolico di Homs, Hama e Nabk in Siria, "un pastore la cui vita e il cui ministero costituiscono una testimonianza di coraggio, fede e riconciliazione in una delle regioni più profondamente segnate dalla guerra".

Lo sguardo acceso, la disponibilità con tutti, il sorriso che illumina nel sua abito tradizionale di monaco siriaco lasciano trasparire la storia della sua vita.

Jacques Mourad, nasce ad Aleppo nel 1968, madre maronita e padre siriaco, per vari anni lontani da casa perché i siriaci sono una minoranza che subisce. Studia in Libano e nel 1993 è ordinato sacerdote della Chiesa Siro-Cattolica. E subito entra a far parte della comunità monastica di Deir Mar Musa, fondata da padre Paolo Dall’Oglio, SJ,. Il suo cuore spirituale è lì. Il dialogo diventa la sua arma. Che porta frutto perché in alcuni casi durante la guerra durante il periodo dello Stato Islamico, salava a sua parrocchia perché, dicono i terroristi che tengono sotto scacco la regione, non hanno imbracciato le armi. Eppure non basta. Nel 2015 è stato rapito dai jihadisti dello Stato Islamico e tenuto prigioniero per diversi mesi in condizioni disumane. Torturato e sottoposto a pressioni per rinnegare la fede, è arrivato a subire anche una finta esecuzione. È stato liberato grazie al coraggio e all’aiuto di musulmani locali che, rischiando la vita, gli hanno permesso di fuggire.

Dopo la liberazione, Mons. Mourad ha proseguito il suo ministero pastorale tra le comunità cristiane delle regioni devastate dalla guerra. Nel 2023 Papa Francesco lo ha nominato Arcivescovo siro-cattolico di Homs, Hama e Nabk, affidandogli la missione di accompagnare le comunità cristiane nel cuore del Medio Oriente e di costruire percorsi di dialogo, pace e riconciliazione.

E lui dopo avere ascoltato Andrea Riccardi che lo ha seguito e aiutato, dopo aver sentito il Cardinale Zenari nunzio in Siria che ricorda il rapporto speciale anche tra Dell'Oglio e Giovanni Paolo II,  riceve il premio a nome di tutta la sua Chiesa.

"Oggi- dice nel suo discorso- soprattutto, in Siria, siamo chiamati, cristiani e musulmani, a riconoscere e sviluppare i legami che ci uniscono. Tutte le nostre rispettive tradizioni religiose insistono sul carattere sacro della vita e sulla dignità della persona umana. Con tutti gli uomini di buona volontà, aspiriamo alla pace".

Perché la Siria è importante nel Medio Oriente e Homs la diocesi di Mourad "è il centro di una grande e diversificata comunità cristiana, che riunisce la più grande diversità di comunità cristiane del Paese". E così testimonia la vita dei cristiani in Siria: "abbiamo vissuto per anni portando la croce del dolore, della guerra, della morte e del crimine. Portiamo la croce della povertà, della fame e dell'indegnità, il dolore di essere stati privati ​​dei nostri diritti fondamentali, in particolare del diritto a una patria. Purtroppo, oggi, ci sentiamo stranieri nel nostro Paese a causa dei conflitti religiosi, politici ed etnici derivanti dalla politica delle grandi potenze, che, a mio avviso, sono direttamente responsabili di tutto ciò che accade nella regione.

La mancanza di una visione ottimistica del futuro spinge i cittadini a emigrare in cerca di un luogo dove vivere con dignità ma, soprattutto, in sicurezza. Siamo un popolo di fede, quindi un popolo di speranza; questa è la nostra testimonianza al mondo".

E poi dedica il premio alla "comunità monastica di Mar Moussa, che, dalla sua fondazione nel millenovecentonovantuno fino ad oggi, persegue il suo impegno nell'ospitalità sacra" e  "alla Chiesa di Homs, in particolare ai giovani testimoni della speranza per il loro impegno nella missione umanitaria presso le persone senza distinzione né discriminazione".

Il Premio San Giovanni Paolo II è stato istituito dalla Fondazione Vaticana Giovanni Paolo II, fondata con decreto pontificio il 16 ottobre 1981. La Fondazione è un’istituzione ecclesiastica che ha come missione quella di custodire e promuovere l’eredità spirituale, intellettuale e culturale del Papa polacco. Lo scopo del premio è riconoscere coloro che, ispirati dall’insegnamento di San Giovanni Paolo II, contribuiscono alla promozione della dignità umana, del dialogo interreligioso, della nuova evangelizzazione, della cultura della vita e della civiltà dell’amore. La giuria del premio è composta da 13 membri, provenienti da diversi continenti e ambiti del sapere, della cultura e della Chiesa. Il Premio San Giovanni Paolo II non rappresenta solo un riconoscimento per i meriti passati, ma anche un invito a proseguire la missione del Santo nel mondo di oggi — con coraggio, fede e apertura verso gli altri.

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