Città del Vaticano , 23 October, 2025 / 6:15 PM
Questo pomeriggio, nell'aula Paolo VI, papa Leone ha ricevuto in Udienza i partecipanti al V Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari. “Cari fratelli e sorelle, è la prima volta che ho la gioia di incontrarvi, proseguendo nel cammino iniziato da Papa Francesco che, in questi anni, ha dialogato spesso con la vostra realtà, mettendone in luce l'importanza profetica nel contesto di un mondo segnato da problematiche di vario genere”, con queste parole ha esordito il pontefice. Ricorda, inoltre, il perché ha scelto il nome di “Leone XIV” : è per l'Enciclica “Rerum novarum”, scritta da Leone XIII durante la rivoluzione industriale. E proprio sulla traduzione delle “cose nuove”, “rerum novarum” che “gioca” con metafore il pontefice. Getta lo sguardo alla perfieria, papa Leone XIV, ricordando la figura di papa Francesco: "Più di dieci anni fa, qui in Vaticano, Papa Francesco vi ha detto che eravate venuti per piantare una bandiera. Cosa c'era scritto? "Terra, casa e lavoro". Era una "cosa nuova" per la Chiesa, ed era una cosa buona!" ricorda il pontefice. E continua: “Facendo eco alle richieste di Francesco, oggi dico: la terra, la casa e il lavoro sono diritti sacri, vale la pena lottare per essi, e voglio che mi sentiate dire “Ci sto!”, “sono con voi”!”.
Precisa che “chiedere terra, casa e lavoro per gli esclusi” - visto dai centri del potere mondiale - non è una “cosa nuova” perché “chi ha sicurezza finanziaria e una casa confortevole può considerare queste richieste in qualche modo superate”. E continua: "Le cose veramente "nuove" sembrano essere i veicoli autonomi, oggetti o vestiti all'ultima moda, i telefoni cellulari di fascia alta, le criptovalute e altre cose di questo genere. Dalle periferie, però, le cose confrontate diverse; lo striscione che sventolate è così attuale che merita un intero capitolo nel pensiero sociale cristiano sugli esclusi nel mondo di oggi" precisa papa Leone XIV.
Ribadisce, poi, che le periferie spesso invocano giustizia e “gridano” non “per disperazione”, ma “per desiderio”. Papa Leone XIV, infatti, tiene a precisare: “Il vostro è un grido per cercare soluzioni in una società dominata da sistemi ingiusti. E non lo fate con microprocessori o biotecnologie, ma dal livello più elementare, con la bellezza dell’artigianato. E questa è poesia: voi siete “poeti sociali”. Con forza, papa Leone XIV si dichiara di essere con loro: “La Chiesa deve essere con voi: una Chiesa povera per i poveri, una Chiesa che si protende, una Chiesa che corre dei rischi, una Chiesa coraggiosa, profetica e gioiosa!” dice il papa. Ricorda che “ quando si formano cooperative e gruppi di lavoro per sfamare gli affamati, dare riparo ai senzatetto, soccorrere i naufraghi, prendersi cura dei bambini, creare posti di lavoro, accedere alla terra e costruire case”, non si sta facendo ideologia, ma si sta “davvero vivendo il Vangelo”.
Davanti alla fame e alle difficoltà sociali, “spesso ci sentiamo impotenti” : eppure davanti a quella che il pontefice definisce “globalizzazione dell’impotenza”, “dobbiamo iniziare ad opporre una “cultura della riconciliazione e dell’impegno”. I movimenti popolari colmano questo vuoto generato dalla mancanza di amore con il grande miracolo della solidarietà, fondata sulla cura del prossimo e sulla riconciliazione”. Ribadisce che “i poveri sono al centro del Vangelo”: “Le comunità emarginate dovrebbero essere coinvolte in un impegno collettivo e solidale volto a invertire la tendenza disumanizzante delle ingiustizie sociali e a promuovere uno sviluppo umano integrale” precisa il pontefice che - con forza - ribadisce che “la disuguaglianza è la radice dei mali sociali”. Cita, poi, Benedetto XVI che affermava che “i processi di globalizzazione, se adeguatamente compresi e orientati, aprono possibilità senza precedenti di ridistribuzione su vasta scala della ricchezza a livello mondiale; se invece sono mal orientati, possono portare ad un aumento della povertà e delle disuguaglianze e potrebbero persino innescare una crisi globale”. Tutto ciò “significa che i dinamismi del progresso vanno sempre gestiti attraverso un’etica della responsabilità, superando il rischio dell’idolatria del profitto e mettendo sempre l’uomo e il suo sviluppo integrale al centro” dice il pontefice. E’ questione d’umanità secondo papa Leone XIV. E, a proposito, cita sant’Agostino: c’è bisogno di “un’etica della responsabilità. Egli ci insegna come la responsabilità, specialmente nei confronti dei poveri e di coloro che hanno bisogni materiali, nasce dall’essere umani con i propri simili e, quindi, dal riconoscimento della nostra “comune umanità””.
Ci sono ancora troppe persone escluse, che rimangono ai margini. Ha a cuore la questione dei lavoratori così come Leone XIII che “scrisse la Rerum novarum alla fine del XIX secolo”. In questo documento vi è tutta “la forza evangelica del suo messaggio: l’attenzione principale era rivolta alla situazione dei poveri e degli oppressi di quel tempo. E, per la prima volta e con assoluta chiarezza, un Papa disse che le lotte quotidiane per la sopravvivenza e per la giustizia sociale erano di fondamentale importanza per la Chiesa”. Ovviamente, nell’Enciclica di Leone XIII - precisa il papa - “non troviamo le parole “disoccupazione” o “esclusione”, perché all’epoca i problemi riguardavano piuttosto il miglioramento delle condizioni dei lavori, lo sfruttamento, l’urgenza di una nuova armonia sociale e di un nuovo equilibrio politico”. E oggi? Quali sono i problemi, allora? “L’esclusione è il nuovo volto dell’ingiustizia sociale. Il divario tra una “piccola minoranza” – l’1% della popolazione – e la stragrande maggioranza si è ampliato in modo drammatico”.
Il mondo di oggi vive comunque un grande paradosso: da una parte le nuove tecnologie “che si diffondono ovunque attraverso i mercati globalizzati”, dall’altra “i bisogni primari rimangono insoddisfatti”. Bisogna, allora, stare attenti alla “cattiva gestione” di questi mezzi che “genera e aumenta le disuguaglianze con il pretesto del progresso”. Cita, allora, “la crisi climatica”. Il papa si chiede chi è a soffrirne di più? “Sono sempre i più poveri. Perdono quel poco che hanno quando l’acqua spazza via le loro case e spesso sono costretti ad abbandonarle senza avere un’alternativa adeguata per riprendere la loro vita” risponde. Annovera anche un altro esempio: parla dei modelli di vita che oggi vengono “costantemente promossi”. E fa un esempio: “Come può un giovane povero vivere con speranza e senza ansia quando i social media esaltano costantemente un consumo sfrenato e un successo economico totalmente irraggiungibile?”. Parla di “culto del benessere fisico”, di “quasi un’idolatria del corpo”. Molto preoccupante tutto ciò per papa Leone XIV perché in questo contesto “il mistero del dolore è interpretato in modo riduttivo”.
E in merito ai vari dispositivi elettronici ricorda che “senza il coltan della Repubblica Democratica del Congo, ad esempio, oggi non esisterebbero”. L'attenzione è sullo sfruttamento delle terre africane: “La sua estrazione dipende dalla violenza paramilitare, dal lavoro minorile e dallo sfollamento delle popolazioni”. Parla anche dell'“abuso dei migranti vulnerabili”. Denuncia: "Non assistiamo al legittimo esercizio della sovranità nazionale, ma piuttosto a gravi crimini commessi o tollerati dallo Stato. Si stanno adottando misure sempre più disumane - persino politicamente celebrare - per trattare questi "indesiderabili" come se fossero spazzatura e non esseri umani".
In ultimo, fa un confronto con la situazione sociale della Rerum Novarum e quella di oggi: "Nella Rerum novarum, Leone XIII osservava che «le antiche corporazioni dei lavoratori sono state abolite nel secolo scorso, e nessun'altra organizzazione protettiva ha preso il loro posto». I poveri sono diventati più vulnerabili e meno protetti. Oggi sta accadendo qualcosa di simile, perché i sindacati tipici del XX secolo rappresentano ormai una percentuale sempre più esigua dei lavoratori e dei sistemi di sicurezza sociale sono in crisi in molti Paesi; perciò, né i sindacati né le associazioni dei datori di lavoro, né gli Stati né le organizzazioni internazionali sembrano in grado di affrontare questi problemi”. E, a riguardo, parla del “vuoto etico” delle organizzazioni politiche. Un vuoto a cui “i movimenti popolari, insieme alle persone di buona volontà, i cristiani, i credenti, i governi sono chiamati con urgenza a colmare”. E conclude: "La Chiesa sostiene le vostre giuste lotte per la terra, la casa e il lavoro. Come il mio predecessore Francesco, credo che le vie giuste partano dal basso e dalla periferia verso il centro. Le vostre numerose e iniziative creative possono trasformarsi in nuove politiche pubbliche e diritti sociali. La vostra è una ricerca legittima e necessaria".
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