Roma, 29 October, 2025 / 6:00 PM
Si avvicina un altro grande momento del Giubileo 2025: San John Henry Newman sarà proclamato Dottore della Chiesa da Papa Leone XIV il 1° novembre 2025, in occasione del Giubileo del mondo educativo. Cardinale di Santa Romana Chiesa, Fondatore dell’Oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra, nacque a Londra il 21 febbraio 1801 e morì a Edgbaston l’11 agosto 1890. Il cardinale Newman – disse di lui Paolo VI – fu una guida sicura per tutti coloro che cercavano “un orientamento chiaro e una direzione tra le incertezze del mondo moderno”. Egli anticipò riflessioni teologiche e linee di pensiero che trovarono ampia eco nell’ultimo Concilio Ecumenico, al punto che molti lo considerarono già un “Dottore della Chiesa”. Attualmente i Dottori della Chiesa sono 38, lui sarà il primo teologo universitario ad essere proclamato Dottore della Chiesa nel Novecento. Abbiamo parlato della figura e dell’eredità di Newman con il prof. Giuseppe Tanzella-Nitti, Ordinario di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università della Santa Croce e Adjunct Scholar del Vatican Observatory.
Quale è l’importanza oggi di san John Henry Newman?
Gli studiosi seri e i santi non perdono mai di attualità. E John Henry Newman è uno di loro. La nostra conoscenza progredisce grazie al contributo di coloro che hanno cercato con sincerità la verità: essi apparterranno per sempre alla nostra storia. Newman ci ha lasciato opere assai significative, nel campo della storia della Chiesa, della logica, della filosofia, della pedagogia. Ma egli, come santo, continua a rappresentare un punto di riferimento per tutti, credenti e non credenti, a motivo della sua coerenza di vita e della fedeltà all’ascolto della propria coscienza, al di là di ogni condizionamento culturale, politico o religioso. Newman ha pagato di persona le sue scelte. Lasciare l’anglicanesimo ed essere accolto nella Chiesa cattolica fu per lui una decisione sofferta, maturata, voluta, sapendo bene a cosa andava incontro sul piano dei suoi rapporti con i colleghi universitari, con gli amici del Movimento di Oxford, con il suo ambiente di vita. E anche una volta entrato nella Chiesa cattolica andò incontro a incomprensioni, venendo considerato da qualcuno come un progressista, un razionalista o perfino un modernista. Un atteggiamento coerente e controcorrente che ha molto da insegnarci anche oggi, una biografia che continueremo a studiare e a meditare.
Con John Henry Newman diventa “Dottore della Chiesa” uno dei più grandi pensatori cristiani dell’epoca moderna. È d’accordo con questa affermazione?
Direi di sì. È il primo teologo universitario ad essere proclamato Dottore della Chiesa nel Novecento. Se escludiamo sant’Alfonso Maria dei Liguori, che non ebbe un’attività universitaria in senso stretto, per trovare un docente universitario teologo o filosofo dell’epoca moderna, che sia anche dottore della Chiesa, dobbiamo risalire a san Roberto Bellarmino, all’inizio del XVII secolo. Altri studiosi dell’epoca moderna, come ad esempio Antonio Rosmini o Francesco Faà di Bruno, sono divenuti beati o santi, ma per il momento non sono dottori della Chiesa. Altri, come Edith Stein e Giovanni Paolo II, anche se fossero in futuro proclamati dottori della Chiesa —Edith Stein può oggi contare su un movimento di opinione al riguardo— appartengono ormai alla contemporaneità. Il cattolicesimo ha avuto molti grandi pensatori nell’epoca moderna il cui influsso è paragonabile a quello di Newman, basti pensare a Blaise Pascal o a Maurice Blondel, ma per nessuno di loro è stato avviato alcun processo di canonizzazione.
“Dall'ombra e dai simboli alla verità”… come possiamo mettere in pratica oggi l’insegnamento di Newman?
Come dicevo, Newman è stato un grande cercatore della verità. Il suo percorso, adombrato ne Gli Ariani del IV secolo, diviene esplicito ne Lo sviluppo della dottrina cristiana. La sua è una teologia biografica. Egli traccia itinerari verso la verità sia dal punto di vista personale, esistenziale, sia dal punto di vista logico, del pensiero ragionato, come fa ne La grammatica dell’assenso, ormai già cattolico. Verità non è parola oggi di moda, almeno nei Paesi secolarizzati del Primo mondo. Eppure, ne vediamo tutti le conseguenze. Ridotta a puro consenso negoziabile, ad accordo provvisorio e rivedibile, a semplice gioco linguistico, la perdita della verità genera ripercussioni sui rapporti fra i popoli, sugli ordinamenti giuridici degli Stati, sulla convivenza sociale, sulla comunicazione fra le persone. Non possiamo farne a meno. Pensiamo erroneamente che la verità divida, e invece è proprio ciò che unisce. Conflitti, disunioni, divisioni sono il tragico frutto dello scambiare fra loro vero e falso. È necessario che la verità torni ad essere scientifica, come disse una volta Joseph Ratzinger. Newman può aiutarci a farlo. L’epitaffio scritto sulla sua tomba di Newman che lei ha citato, “dall’ombra e dai simboli alla verità”, indica un itinerario che certamente si conclude solo al termine di un’esistenza, ma in questa vita dobbiamo già avere il coraggio di prendere la direzione giusta, se non vogliamo andare fuori strada.
Lei come professore alla Santa Croce di Teologia fondamentale cosa insegna agli studenti di oggi riguarda la figura di questo grande santo?
Quando parlo ai miei studenti di John Henry Newman, prima di tutto metto loro in luce la sua coerenza di vita, il coraggio di essere conseguente con le proprie scelte. Dico loro che occorre affrontare le cose con studio e approfondimento, come fece Newman, senza restare in superficie, senza fermarsi al “sentito dire”. Il teologo di Oxford, proprio studiando in profondità la storia, si rese conto che la sua fede aveva imboccato una strada che lo staccava dalla grande Tradizione apostolica, ed ebbe il coraggio di riconoscerlo. La verità oggi abita ancora nella ricerca scientifica e, in buona parte, nella ricerca storica, ambiti entrambi cari a Newman. In essi la differenza fra vero e falso ha ancora un senso, e lo avrà sempre. Ma la verità, affermava Newman, va cercata anche nel dialogo con la propria coscienza. In un’epoca dispersiva come la nostra, nella quale intere generazioni hanno difficoltà a coltivare il raccoglimento, il silenzio, la riflessività, Newman ci insegna che l’essere umano, perché immagine di Dio, quando ascolta la voce della propria coscienza vi trova una parola identica a quella che sente risuonare nel cosmo e nella storia. Andare a lezione da Newman è oggi un’opportunità da non perdere. Per questo motivo la Chiesa ce lo ricorda e ce lo propone adesso come dottore.
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