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L’Arcivescovo di Terragona su Gaudí : “Nella sua architettura c’è un’esperienza spirituale”

L'arcivescovo di Tarragona in Spagna, monsignor Joan Planellas, durante un pellegrinaggio a Roma in occasione del Giubileo, ha raccontato ad ACI Prensa e ad ACI Stampa come la sua diocesi, che ha dato i natali ad Antonio Gaud,  sta vivendo questi momenti celebrativi dedicati “architetto di Dio”. A Barcellona scommettono sul 2026, ma di fatto ancora non si sa quando potrà essere beatificato l'architetto della Sagrada Familia, Antoni Gaudí. Ne abbiamo parlato con l’Arcivescovo di Terragona.

Siamo alle porte degli eventi dedicati a Gaudí. Cosa significa per lei celebrare questa ricorrenza da Tarragona, terra natale di Gaudí?                                                                          

Per noi è qualcosa di molto importante, molto significativo, perché quando dici Gaudí tutti sanno chi è, tutti lo conoscono. Gaudí è stato battezzato nella chiesa maggiore, nella chiesa priorale di San Pedro de Reus, e proprio lo scorso maggio è stato dichiarato venerabile da Sua Santità Francesco, proprio una settimana prima di morire. Quello su Gaudì è stato uno degli ultimi documenti firmati da Papa Francesco. E quindi abbiamo organizzato una celebrazione, l'abbiamo fatta una domenica di maggio, credo fosse la terza domenica, nella città di Reus, che è stata anche molto emozionante, sono venute anche le autorità. E ora stiamo pensando a tutto quello che possiamo fare da Tarragona, perché, per dirla in un certo senso, tutto viene assorbito da Barcellona, con la questione della Sagrada Familia. Ma anche noi cercheremo di programmare eventi significativi, perché, ovviamente, tutta la sua infanzia e adolescenza, fino alla maggiore età, Gaudí l’ha vissuta a Tarragona, ha vissuto a Reus, nel Camp de Tarragona, perché combinava la città di Reus con un altro paese molto vicino, dove avevano una casa di famiglia, una casa alla periferia del paese, che si chiama Riu Doms. Per questo alcuni a Tarragona dicono che Gaudí è nato a Riu Doms, perché lì ha vissuto a lungo in questa casa di famiglia. Ed è una cosa molto importante, perché lì ha imparato, cioè, in mezzo alla campagna, ha assimilato, potremmo dire, ha imparato ad amare la natura.

La natura che è nelle sue opere…

Sì, la natura nel vedere quei campi di mandorli, di noccioli, perché è una terra arida, e poi… il mare. Lì scoprì la dimensione tridimensionale della natura stessa, che poi proiettò nelle sue opere, nella sua architettura. Diceva che la spiaggia del Miracle, che è la spiaggia della città, cioè quella che si trova accanto all'anfiteatro romano, era la spiaggia più luminosa del mondo. Lì trovava ispirazione per le sue opere architettoniche. La natura, la campagna di Tarragona, i campi e poi il mare. Anche quando viveva a Barcellona, la domenica pomeriggio, dicono, cioè, e questo lo dice colui che in seguito fu l'architetto che continuò la Sagrada Familia fino alla guerra, cioè l'architetto Sugrañes, che gli piaceva andare al porto per poter osservare il mare e contemplare la natura da lì.                              

Possiamo parlare un po' anche della parte spirituale di Gaudí. Quale parte ritiene sia più attuale e quale messaggio può dare questo venerabile, che speriamo diventi beato e che compia un miracolo?

Mi sorprende che Gaudí non abbia mai studiato teologia, cioè non abbia frequentato una facoltà di teologia, un centro di studi teologici, ma abbia vissuto una profonda spiritualità cristiana e per di più molto attuale. Non era un puro sentimentalismo, a volte si incontrano persone semplici o che non hanno potuto approfondire gli studi teologici. Lui leggeva molto la parola di Dio, per lui era fondamentale la parola di Dio, specialmente il Vangelo e anche i grandi testi dell'Antico Testamento, era davvero preso della Parola di Dio. E poi, inoltre, viveva il tema perché viveva lo spirito della liturgia, cioè l'approfondimento della liturgia cristiana. Dico questo proprio perché nel 1915 ci fu un grande congresso liturgico nel monastero di Montserrat con più di 3.000 persone e lui era lì come uno di loro. Partecipò a questo congresso come un fedele qualsiasi. E lì, in questo congresso, si parlava della partecipazione dei fedeli alla liturgia. Sono state dette cose che poi abbiamo visto scritte nel Concilio Vaticano II, nella costituzione della Chiesa del Concilio Vaticano II. Quindi, da un lato la parola di Dio e dall'altro lo spirito della liturgia. E questo con una fede profonda, con una spiritualità che lo portava ogni giorno a Messa e ad approfondire la Parola di Dio, così ha potuto creare ciò che ha creato, ciò che ha creato. Cioè, esprimere i misteri del cristianesimo, esprimere la Santissima Trinità, esprimere i misteri della vita di Gesù, in modo sublime. Cioè, abbiamo un grande architetto che trascrive nell'architettura questa esperienza spirituale.

 

 

 

 

 

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