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Dottrina della Fede: “Inappropriato usare il titolo di Corredentrice” per Maria

La conferenza stampa di oggi

Una conferenza stampa necessaria, quella di oggi, presso la Curia Generalizia dei Gesuti. Ad organizzarla, il Dicastero della Dottrina della fede che ha diffuso oggi la Nota dottrinale su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all'opera della salvezza : il titolo “Mater Populi fidelis”, “Madre del popolo fedele”, approvata e firmata da papa Leone XIV, il 7 ottobre 2025, nella “Memoria Liturgica della Beata Vergine Maria del Rosario”, e firmata dal cardinal Víctor Manuel Fernández, prefetto dello stesso dicastero vaticano. Il documento presenta anche la firma di monsignor Armando Matteo, Segretario per la Sezione Dottrinale.

 

“Madre del popolo fedele”: e proprio al centro del documento e dell'intervento del cardinale Fernández nella conferenza stampa è la maternità di Maria. L'intervento del prefetto si è concentrato, infatti, soprattutto sulla maternità di Maria. E sulla devozione mariana. Parla di popolo di Dio, il porporato, evidenziando la fede e devozione “dei semplici”. E in questa devozione è da trovarsi anche la Vergine Maria sotto l'aspetto storico. Un altro punto evidenziato in conferenza: la devozione non è “esperienza individualistica” perché vive dell'esperienza “comunitaria” sottolinea Fernández. Poi, si concentra sul documento e, in particolare, su quella che può essere considerata la vexata quaestio del termine “Corredentrice” riferito a Maria. Un termine che non rispetta l'“armonia del messaggio cristiano”. Due, i fondamentali testi della Scrittura che evidenziano l'inappropriatezza del termine. Il primo, Atti degli Apostoli al capitolo 4,12: “In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”. Il secondo testo, la Lettera di san Paolo a Timoteo (5,6) : “Uno solo, infatti, è Dio, e uno solo è il mediatore tra Dio e gli uomini: l'uomo Gesù Cristo che ha dato sé stesso in riscatto per tutti”. Questa, la Scittura. Dunque, non è possibile parlare di “Corredentrice”. Semmai si può parlare di una “mediazione partecipata” sottolinea il prefetto.

 

Presente alla conferenza anche don Maurizio Gronchi, professore ordinario alla Pontificia Università Urbaniana, oltre che consultore del dicastero. Gronchi ha esposto, nel particolare, i punti salienti del documento. Fa riferimento al documento del Dicastero: "Nella Feria IV del 21 febbraio 1996, il Prefetto dell'allora Congregazione per la Dottrina della Fede, il Cardinale Joseph Ratzinger, alla domanda se fosse accettabile la richiesta del movimento Vox Populi Mariae Mediatrici, in vista di una definizione del dogma di Maria come Corredentrice o Mediatrice di tutte le grazie, così rispose nel suo votum particolare: «Negativo. Il significato preciso dei titoli non è chiaro e la dottrina ivi contenuta non è maturazione Una dottrina definita de fide divina appartiene al depositum fidei, cioè alla rivelazione divina veicolata nella Scrittura e nella tradizione apostolica”. Dunque, in sintesi: "Considerata la necessità di spiegare il ruolo subordinato di Maria a Cristo nell'opera della Redenzione, è sempre inappropriato usare il titolo di Corredentrice per definire la cooperazione di Maria. Questo titolo rischia di oscurare l'unica mediazione salvifica di Cristo e, pertanto, può  generare e squilibrio nell'armonia delle verità della fede cristiana, perché «in nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati». Ancora una volta si fa riferimento agli Atti degli apostoli, al capitolo 4.

 

In ultimo, altro titolo approfondito: “Mediatrice”. E in merito a questo, Gronchi - ancora una volta - cita il documento del Dicastero: "Nel Concilio Vaticano II, il termine di mediazione si riferisce soprattutto a Cristo e, talvolta, anche a Maria, sebbene in maniera chiaramente subordinata. Di fatto, in riferimento a Lei si preferì usare una terminologia differente, incentrata sulla cooperazione o sul soccorso materno". E ancora: "La partecipazione di Maria all'opera di Cristo risulta evidente se si parte da questa convinzione che il Signore risorto promuove, trasforma e abilita i credenti affinché collaborino con Lui nella Sua opera. Ciò non avviene per una debolezza, incapacità o necessità di Cristo stesso, ma proprio per la sua gloriosa potenza, che è capace di coinvolgerci, con generosità e gratuità, come collaboratori della sua opera".

 

In estrema sintesi, la "Nota" non fa altro che ribadire ciò che la dottrina cattolica già insegna e che ha sempre messo bene in luce: come tutto in Maria sia indirizzato alla centralità di Cristo e alla sua azione salvifica. 

 

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