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La Dottrina della Fede: "Le presunte apparizioni di Dozulé non sono soprannaturali"

Il palazzo del Dicastero per la Dottrina della Fede

Il sito ufficiale della cosiddeta Croce Gloriosa di Dozulé è molto esplicito. Testualmente scrive nella sua home: “Cristo ha chiesto a Madeleine di innalzare una croce durante le sue apparizioni”. Nessun verbo al condizionale. “Madeleine” sta per Madeleine Aumont, cittadina francese (1924-2016) del comune di Dozulé (città della Normandia a 200 km a ovest di Parigi e a 25 km da Lisieux), che tra il 28 marzo 1972 e il 6 agosto 1982 “ebbe” - così ha scritto nel suo “Cahiers de Madeleine Aumont”, il suo diario - degli incontri con Cristo. Apparizioni, incontri, dialoghi con il Signore, come quello del 15 maggio 1975: "Mio Padre ha benedetto e santificato questa città, e tutti coloro che verranno a pentirsi ai piedi della Croce gloriosa, io li farò risorgere nello Spirito del Padre mio". 

 

E in questo luogo della Francia, Dozulé, è cominciata così una certa devozione popolare, assai diffusa. Oggi, in maniera netta, è intervenuto il Dicastero per la Dottrina della Fede con una lettera a firma del cardinale prefetto Victor Manuel Fernández.  La decisione è stata approvata da papa Leone XIV lo scorso 3 novembre. "Il Dicastero autorizza l'Eccellenza vostra a redigere il corrispondente Decreto e a dichiarare che il fenomeno delle presunte apparizioni avvenute a Dozulé è da ritenersi, in maniera definitiva, come non soprannaturale, con tutte le conseguenze di questa determinazione", questo l’incipit della lettera indirizzata al vescovo di Bayeux-Lisieux, monsignor Jacques Habert.

Tra gli elementi problematici evidenziati nei messaggi c’è l’aver paragonato “la croce richiesta a Dozulé a quella di Gerusalemme”, il che “rischia di confondere il segno con il mistero, e di dare l’impressione che si possa ‘riprodurre’ o ‘rinnovare’ in senso fisico ciò che Cristo ha già compiuto una volta per sempre”. Si sottolinea inoltre che “alcune formulazioni contenute nei presunti messaggi di Dozulé insistono nella costruzione della ‘Croce Gloriosa’, quale segno nuovo, necessario alla salvezza del mondo, o mezzo privilegiato per ottenere il perdono e la pace universale. Si parla a volte di ‘moltiplicare il segno’, come se tale diffusione costituisse una missione imposta da Cristo stesso”, così continua la lettera. 

Dunque, al centro della lettera del prefetto Fernández non c’è solamente la “non soprannaturalità” delle “presunte apparizioni” alla Aumont ma anche la Croce (tra l’altro mai costuita) che - secondo la cittadina francese - sarebbe stata richiesta da Cristo stesso: doveva essere tutta illuminata e raggiungere l’altezza di 738 metri, con bracci di 123 metri. Infatti nella terza apparizione del 7 dicembre 1972, Gesù avrebbe detto a Madeleine: "Dite al sacerdote di far innalzare lì la Croce Gloriosa e di costruire un santuario ai suoi piedi. Tutti verranno lì per pentirsi e trovare Pace e Gioia ". Il parere del Dicastero è chiaro. Tra l’altro, nel mondo, copie di quelle croci ne sono sorte molte, in tutto il mondo: innalzate negli ultimi dieci anni, definite “Croci d’Amore”, riduzioni in scala di uno a cento di quella detta “Gloriosa”. Il Dicastero per la Dottrina della Fede - sempre nella citata lettera - afferma che “la Croce non ha bisogno di 738 metri d’acciaio o cemento per farsi riconoscere: essa si eleva ogni volta che un cuore, sotto l’azione della grazia, si apre al perdono, che un’anima si converte, che la speranza risorge là dove sembrava impossibile, e anche quando, baciando una piccola croce, un credente si affida a Cristo”. E ribadisce che “nessuna rivelazione privata deve essere considerata un obbligo universale o un segno che si imponga alla coscienza dei fedeli, anche qualora insieme a tali fenomeni si producano frutti spirituali. La Chiesa incoraggia le espressioni di fede che conducono alla conversione e alla carità, ma mette in guardia da ogni forma di ‘sacralizzazione del segno’ che porti a considerare un oggetto materiale come garanzia assoluta della salvezza”. 

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