“Le due basiliche, trofei del martirio di Pietro e Paolo, furono erette sul sepolcro dei due apostoli. Meta di ininterrotto pellegrinaggio attraverso i secoli, sono segno dell'unità e della apostolicità della Chiesa di Roma” così nel Messale Romano viene ricordata la memoria della dedicazione delle Basiliche dei Santi Pietro e Paolo. Così viene celebrato questo giorno.
Le due basiliche, così solenni e artisticamente ricche, sono la giusta metafora figurativa dei due Apostoli Pietro e Paolo, espressione della regalità della Chiesa di Roma. E l’aggetivo “regale” è proprio quello che viene subito in mente a qualsiasi fedele (o semplice turista) nel vedere la Basilica di San Pietro, con la sua ampia piazza di fronte, con il famoso colonnato, opera di Gian Lorenzo Bernini. Tutto il complesso architettonico, tutte le opere presenti all’interno della nota basilica romana fanno capo a quella che in latino viene definita con un nome altisonante: Reverenda Fabrica Sancti Petri, il grande “laboratorio” che diede vita alla sublime bellezza di San Pietro.
Monumentale è la basilica, come altrettanto rimane monumentale la storia della Fabbrica, telaio di molteplici esperienze che si vanno ad intrecciare nell’immenso arazzo del perpetuarsi della grandezza della Chiesa, del perpetuarsi dei successori di San Pietro. Circa trentuno pontefici si contano nell’arco dei lavori della Reverenda Fabrica Sancti Petri: da Papa Niccolò V ad Alessandro VII Chigi; e poi ancora, da Clemente VII a Sisto V per passare a Clemente VIII fino ad arrivare ai giorni più vicini al nostro presente (Pio IX).
Era il 18 aprile 1506 quando Papa Giulio II inaugurava i lavori della nuova basilica di San Pietro che doveva sorgere in sostituzione di quella costantiniana. Viene scelto l’architetto Donato Bramante per sovrintendere ai lavori: Bramante, il primo architetto della neonata Fabbrica, che aveva un’idea precisa - seppur rielaborata in diversi rimaneggiamenti - dell’assetto che avrebbe dovuto avere la nuova basilica. Doveva avere una pianta quadrata che a sua volta ne avrebbe contenuta un’altra a croce greca, immaginando così quattro absidi sporgenti con al centro un quadrato sovrastato da una cupola emisferica. Bramante rimarrà l’architetto della Fabbrica fino al 1514, anno della sua morte e di quella di Papa Giulio II. Dopo Bramante, ci sarà Raffaello Sanzio che proporrà un progetto diverso: pianta tradizionale “a T”; una navata a cinque campate; una facciata con un portico a due piani; e per la cupola pensava di conservare il progetto del Bramante. Poi ci saranno: Antonio da Sangallo il Giovane; e, successivamente alla morte di Sangallo, Michelangelo Buonarroti al quale verrà conferito l’incarico di architetto della Fabbrica nel gennaio del 1547. Progetto del Buonarroti: una pianta della basilica che si rifaceva ai progetti del Bramante e di Raffaello; sopra la monumentale facciata (che sarà poi portata a termine dal Maderno nel 1614), immaginava la grande cupola che sarà terminata nel 1590 dal suo allievo Giacomo Della Porta. Altri nomi: Giacomo della Porta, assistito da Domenico Fontana, e poi il Maderno. E’ proprio a lui che si deve la definitiva immagine della basilica che si presenta al fedele di oggi.
Spostiamo l'attenzione, ora, all'altra importante basilica romana, quella dedicata all'apostolo Paolo di Tarso. Sorge sulla via Ostiense. Finite le persecuzioni dei cristiani e la promulgazione degli editti di tolleranza verso il cristianesimo (inizi IV secolo) l’Imperatore Costantino fece fare degli scavi sui luoghi della cella memoriae: qui i Cristiani veneravano la memoria dell’Apostolo san Paolo. Su questa tomba fece innalzare una Basilica, consacrata da Papa Silvestro nel 324.
Ristrutturata ed ingrandita tra il 384 e il 395, sotto gli imperatori Teodosio, Valentiniano II e Arcadio (con piano a 5 navate che si apre su un quadriportico) la Basilica sarà oggetto - anch'essa come quella di San Pietro - di diversi rimaneggiamenti da parte dei vari pontefici che si susseguirono. Anche in questo caso parliamo di nomi illustri quali Pietro Cavallini, Arnolfo di Cambio; poi il candelabro pasquale di Nicola d’Angelo e Pietro Vassalletto, del XIII secolo.
Nella notte del 15 luglio 1823, un incendio distrusse il sito così ricco di testimonianze artistiche dall'epoca paleocristiana, a quella bizantina fino al Rinascimento e al Barocco. La Basilica, allora, verrà ricostruita. Fu papa Gregorio XVI a consacrare - nel 1840 - l’Altare della Confessione e il transetto. Il portico che riscontriamo oggi è del 1928 composto da ben 150 colonne.
Due basiliche, tutte e due con enormi colonne: loro, "colonne della Chiesa". Così come gli stessi apostoli Pietro e Paolo.