lunedì, dicembre 15, 2025 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Made in Carcere, il lavoro che rimette in gioco la voglia di rinascere

L’ultimo appuntamento giubilare è stato quello dedicato ai detenuti, con la celebrazione della messa presieduta da Leone XIV nella basilica di san Pietro nella giornata conclusiva.

Per comprendere meglio le ragioni di questo evento giubilare abbiamo incontrato la fondatrice del brand ‘Made in carcere’, Luciana Delle Donne, chiedendo di spiegarci la ragione per cui la Chiesa ha indetto un giubileo anche per le detenute ed i detenuti: “Papa Francesco aveva fatto scelte molto forti e simboliche, perché i detenuti e le detenute sono persone scomode che nessuno vorrebbe vedere. Per questo papa Francesco ha testimoniato il modo in cui bisogna trasformare l’approccio nella vita.

Perché ‘Made in carcere’?

“E’ una seconda chance offerta alle donne detenute e allo stesso tempo alle stoffe di scarto destinate al macero. Il brand ‘Made in carcere’ nasce nel 2007 da un’idea della cooperativa sociale pugliese ‘Officina Creativa’, che inizia ad offrire un contratto di lavoro alle donne detenute per reati minori, proponendo ore di attività sartoriali all’interno delle stesse strutture di reclusione.

‘Made in carcere’ è una risposta concreta alla crisi, incoraggiata da quell’80% di donne carcerate che, dopo aver imparato un nuovo mestiere, non delinquono più lasciata la prigione. Così da 20 anni le impiegate del carcere femminile ‘Borgo S. Nicola’ di Lecce ricevono mensilmente un regolare stipendio cucendo braccialetti, borse e vestiti ecosostenibili ricavati da tessuti riciclati”.

Perché fare impresa sociale in carcere?

“La nostra sfida è stata quella di organizzare il lavoro di una cooperativa sociale (e quindi non-profit) come una qualsiasi impresa commerciale (produzione, logistica, marketing…). Ma con una differenza: ogni settore può (e deve) soccorrere gli altri in caso di bisogno. Ognuno di noi è cliente e fornitore dell’altro. Fare impresa sociale non è un ossimoro e persino in carcere lo abbiamo sperimentato”.

Quanto è importante il lavoro per chi vive in carcere?

​​“E’ fondamentale. Fa sentire le persone vive e soprattutto consente loro di riacquistare dignità e co​n ​​il ​tempo una nuova identità. Ricevere una busta paga per chi vive in carcere rappresenta un motivo di riscatto ed autostima. Le persone riescono a mantenere i figli fuori, ad avere una vita più decorosa e non sono un peso per chi sta fuori dal carcere. ​La percezione del​ tempo è completamente diversa tra le donne in stato di detenzione che lavorano e quelle che non lavorano: per le prime il tempo vola, per le altre il tempo non passa mai”.

In cosa consiste questa economia ‘circolare’?

“Abbiamo dimostrato che in un contesto di disagio si può fare qualcosa di impossibile. Dalla prigione si può creare un’economia circolare, dove tutti gli attori vincono coniugando etica ed estetica. Non solo vincono quelle donne che riacquistano una dignità ricostruendo il loro percorso di vita, ma diventa protagonista anche il mercato, che acquista oggetti rigenerati e sostenibili”.

In quale modo ‘Made in carcere’ può diventare un modello di giustizia riparativa?

“Made in carcere è un modello che dà spazio a tante altre realtà, perché è pieno di sfaccettature, perché esso è un metodo. Anche la consapevolezza che queste persone hanno commesso un reato e stanno ‘pagando’ aiuta a capire che hanno commesso un reato con la possibilità di riparare al danno”.

Con i ragazzi ha scelto anche di dare vita ad una linea che si chiama ‘pane di vita’?

“Realizziamo nel carcere di Bari una forma di panettone con fichi secchi, mandorle e nocciole tostate ed ha un sapore fantastico combinato con il lavoro di questi ragazzi, che vivono un momento difficile, in quanto non hanno riferimenti di adulti, che li aiutano ad imparare a sognare, sperare ed avere fiducia in se stessi. Con ‘Pane di vita’ facciamo questo”.

Onorificenza al merito della Repubblica Italiana, Premio ‘Madre Maria Teresa Fasce’ a Cascia e premio ‘La Fornarina’ a San Ginesio sono alcuni riconoscimenti ricevuti in questi anni: cosa si prova a ricevere questi premi?

“Sono forti emozioni perché ripagano di tutta la fatica quotidiana fatta ed avere riconoscimenti così importanti e profondi. Dedico questi riconoscimenti a tutte le colleghe e colleghi, partner, ambassador, imprenditori, manager e altri stakeholder di questo lungo viaggio che continua con tanti prossimi progetti”.

 

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