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Un servizio di EWTN News

Guerra in Ucraina, la Carta ecumenica di Helsinki contro “l’ideologia del mondo russo”

Un momento della Conferenza di Helsinki, che ha rigettato l'ideologia del mondo russo

Non è la prima volta che i teologi si pronunciano contro l’ideologia del mondo russo. Emanata dal Patriarcato di Mosca, l’ideologia del russkyi mir è anche alla base della legittimazione para-religiosa della guerra in Ucraina, in nome di un’appartenenza alla cultura russa in senso molto largo. Ma se già i teologi ortodossi si erano pronunciati, ora è stata la volta di una serie di chiese sorelle, raccolte sotto l’egida del Consiglio Ecumenico delle Chiese, che hanno ribadito la condanna in una dichiarazione al termine di una conferenza internazionale che si è tenuta ad Helsinki dall’1 al 3 dicembre.

La conferenza si intitolava “Resistere all’impero, promuovere la pace: le chiese affrontano l’ideologia del mondo russo”. Al termine di questa conferenza, i leader delle Chiese cristiane di Europa hanno adottato una dichiarazione congiunta in cui criticavano aspramente l’ideologia del mondo russo, invitando i cristiani a resistere alla sua diffusione.

I partecipanti alla Conferenza hanno delineato nella dichiarazione una serie di cosiddette distorsioni teologiche su cui si fonda l’ideologia del mondo russo.

In particolare, la dichiarazione definisce “eresia” l’affermazione che la morte di un soldato lo purifichi automaticamente dai peccati, ma anche il fatto che l’invasione russa dell’Ucraina sia descritta come “una guerra santa”.

Secondo i partecipanti alla conferenza di Helsinki, l’ideologia del mondo russo “sacralizza la violenza, nega il diritto dei popoli all’autodeterminazione, cerca di fornire una giustificazione spirituale all’aggressione contro l’Ucraina, formula narrazioni, formula narrazioni ideologiche incompatibili con la tradizione storica e biblica del cristianesimo”.

Gli organizzatori hanno sottolineato che “la sacralizzazione della guerra, la deificazione dello Stato e l'attribuzione alle decisioni politiche dello status di ‘mandato divino’ contraddicono l'essenza della fede cristiana”.

Secondo i partecipanti, le Chiese di Europa sono chiamate prima di tutto a “proteggere le vittime della guerra, sostenere i rifugiati, i feriti e tutti coloro che sono stati colpiti da aggressioni”. Quindi a dire la verità sull'ideologia del "mondo russo", denunciare l'abuso della religione e mettere in guardia dai pericoli della manipolazione teologica”. Infine, a pregare per la pace, per l'Ucraina, per la liberazione dei bambini ucraini, per coloro che soffrono e anche per coloro che sostengono l'aggressione, invitandoli al pentimento”.

Tra le misure pratiche proposte, quella di “sostenere iniziative teologiche che smascherino la sacralizzazione del potere”, e “sviluppare un’educazione cristiana incentrata sulla verità e sulla pace”, contrastando “la disinformazione e la manipolazione ideologica”, documentando i crimini e presentando le voci dei testimoni.

Tra le priorità, invece, ci sono “l’assistenza ai rifugiati e agli sfollati interni”, il “sostegno alle chiese nelle zone di guerra”, la “assistenza ai bambini ucraini rapiti dalla Russia”, e il rafforzamento del dialogo tra Europa occidentale e orientale”, sviluppando anche “pratiche di risoluzione non violenta e di guarigione dei traumi”.

 

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