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Papa Leone XIV: l'importanza della formazione dei sacerdoti. E "niente individualismo"

27 giugno 2025, ordinazioni sacerdotali in basilica di San Pietro

Una Lettera che guarda non solo al passato ma anche al futuro. Una Lettera da leggere nella sua i nterezza per importanza di contenuti e per la sua forma chiara, intelligibile, profonda.  Al centro, il ministero sacerdotale. E' questa la Lettera apostolica di papa Leone XIV uscita oggi, in occasione del LX Anniversario dei Decreti Conciliari  Optatam Totius e Presbyterorum Ordinis . Un documento in pieno segno del pontificato di papa Leone XIV così attento alla vita religiosa e ai presbiteri, “chiamati anche oggi, nella consapevolezza che perseverare nella missione apostolica ci offre la possibilità di interrogarci sul futuro del ministero e di aiutare altri ad avvertire la gioia della vocazione presbiterale”. Parla di Concilio Vaticano II la Lettera e nello specifico di due documenti, frutto dell'assise conciliare: i Decreti Optatam totius e Presbyterorum Ordinis, promulgati rispettivamente il 28 ottobre e il 7 dicembre del 1965. Papa Leone ne parla come di due testi “nati da un unico respiro della Chiesa”.

 

Ma più che al passato, la Lettera è un vero e proprio programma per il futuro del sacerdozio. Un testo in cui la parola “formazione” è la più importante. E non è la prima volta che papa Leone XIV sottolinea l'importanza della formazione per ogni sacerdote. Una formazione che richiede massima attenzione visto che “l'umanità ha vissuto e sta vivendo cambiamenti che richiedono costante verifica del cammino percorso e coerente attualizzazione degli insegnamenti conciliari”. Una formazione “continua, permanente, in modo da costituire un dinamismo di costante rinnovamento umano, spirituale, intellettuale e pastorale” scrive nella Lettera, papa Leone XIV. 

Ciò che il documento pontificio desidera fare è quello di “riconsiderare insieme l'identità e la funzione del ministero ordinato alla luce di ciò che il Signore chiede oggi alla Chiesa , protraendo la grande opera di aggiornamento del Concilio Vaticano II”. 

Altra parola chiave del testo è vocazione: “Ogni vocazione nella Chiesa nasce dall'incontro personale con Cristo”. Un incontro che va alimentatore appunto con la formazione. E alla parola vocazione dedica parole molto dense e spirituali: “Non si tratta solo di una voce interiore, ma di un impulso spirituale, che spesso ci arriva attraverso l'esempio di altri discepoli del Signore e che prende forma in una coraggiosa scelta di vita”. Una scelta che ha bisogno di fedeltà che non è “staticità o chiusura, ma un cammino di conversione quotidiana che conferma e fa maturare la vocazione ricevuta”. 

 

“In questi ultimi decenni, la crisi della fiducia nella Chiesa suscitata dagli abusi commessi da membri del clero, che ci riempiono di vergogna e ci richiamano all’umiltà, ci ha reso ancora più consapevoli dell’urgenza di una formazione integrale che assicuri la crescita e la maturità umana dei candidati al presbiterato, insieme con una ricca e solida vita spirituale”: papa Leone XIV guarda con attenzione alla Chiesa di oggi e a questa si rivolge. 

 

Altre due parole-chiave del testo: fedeltà e fraternità. Ed è nella parola “fraternità” che emerge soprattutto il carattere di religioso, proprio del pontefice: lo stare in una comunità. E questo è ben evidente in diversi passaggi della Lettera. Ricorda, ad esempio, citandolo che il Concilio “mette in luce il particolare legame fraterno tra i ministri ordinati, fondato nello stesso sacramento dell’Ordine: «Tutti i presbiteri, costituiti nell’Ordine del presbiterato mediante l’Ordinazione, sono uniti tra di loro da un’intima fraternità sacramentale, ma in modo speciale essi formano un unico presbiterio nella diocesi al cui servizio sono ascritti sotto il proprio Vescovo”. E sintetizza: “La fraternità presbiterale, quindi, prima ancora di essere un compito da realizzare, è un dono insito nella grazia dell’Ordinazione”. Niente individualismo, dunque, perché “mal si coniuga con l’azione missionaria ed evangelizzatrice che riguarda sempre la Chiesa nel suo insieme” tiene a precisare la Lettera di papa Leone XIV. Una comunità in cui nessuno è solo e tutti devono collaborare: fa riferimento anche alla “perequazione economica tra quanti servono parrocchie povere e coloro che svolgono il ministero in comunità benestanti”. 

 

Un ritorno anche all’essenziale per ogni presbitero è raccomandato nel documento: “Facendosi prossimi alle persone, per custodire la speranza che prende volto nel servizio umile e concreto. In questo orizzonte, soprattutto il ministero del diacono permanente, configurato a Cristo Servo, è segno vivo di un amore che non resta alla superficie, ma si china, ascolta e si dona” ricorda la Lettera. E fraternità vuol dire anche sinodalità. Su questo campo, papa Leone XIV scrive: “C’è ancora tanto da fare. L’impulso del processo sinodale è un forte invito dello Spirito Santo a compiere passi decisi in questa direzione. Ribadisco perciò il mio desidero di invitare i sacerdoti [...] ad aprire in qualche modo il loro cuore e a prendere parte a questi processi”. 

 

La Lettera, inoltre, fa riferimento a presbiteri “in uscita” e citando papa Francesco ricorda ai sacerdoti di uscire da sé stessi: “Esci in cerca di Dio nell'adorazione, esci e dai al tuo popolo ciò che ti è stato affidato, e il tuo popolo avrà cura di farti sentire e gustare chi sei, come ti chiami, qual è la tua identità e ti farà gioire con il cento per uno che il Signore ha promesso ai suoi servi. Se non esci da te stesso, l'olio diventa rancido e l'unzione non può essere feconda”. 

 

Il mondo che incontra oggi il sacerdote non è un mondo facile. Troppe volte “caratterizzato da ritmi incalzanti e dall'ansia di essere iperconnessi, che ci rendono spesso frenetici e ci inducono all'attivismo”: queste sono le tentazioni “ che si insinuano contro la fedeltà a questa missione”. E come “ricetta” a questi mali, papa Leone XIV risponde con il richiamo all' “armonia” tra contemplazione e azione. Parole che cercano di dare un nuovo slancio al compito di evangelizzare “ogni dimensione della nostra società, in particolare la cultura, l'economia e la politica, perché tutto sia ricapitolato in Cristo”. E anche i nuovi strumenti di evangelizzazione vanno vagliati in maniera accurata: parla di “discernimento” papa Leone XIV. 

 

In sintesi, una Lettera che ancora una volta attesta la profonda cura che sta mettendo papa Leone XIV (chiari i riferimenti già nei primi giorni del pontificato) per le vocazioni religose. E forse, il concetto-chiave delle circa otto pagine che costituiscono il documento è racchiuso in questa frase: "Sin dal momento della chiamata e dalla prima formazione, la bellezza e la costanza del cammino sono custodite dalla sequela Christi. Ogni pastore, infatti, prima ancora di dedicarsi alla guida del gregge, deve costantemente ricordare di essere egli stesso discepolo del Maestro, insieme ai fratelli e alle sorelle, perché «lungo tutta la vita si è sempre “discepoli", con l'anelito costante a configurarsi a Cristo». Al centro Cristo, Maestro per i sacerdoti.

 

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