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Dossier Caritas, il turismo responsabile e il caso d Haiti

Una spiaggia di Haiti |  | caritas.org Una spiaggia di Haiti | | caritas.org

Paradisi perduti? Viaggiatori responsabili per un turismo che sviluppa le comunità locali”. È questo il titolo del Dossier con dati e testimonianze che Caritas Italiana dedica al tema del turismo sostenibile e responsabile come potenziale in termini di crescita nel rispetto dell’ambiente e delle culture locali.

La dottrina sociale della Chiesa ricorda che occorre essere viaggiatori, non curiosi alla ricerca di fugaci occhiate sulle realtà incontrate, ma persone in grado di confrontarsi rispettosamente con le realtà del mondo.

Un approccio sostenibile in quanto rivolto alla costruzione di una comunità umana dove le diversità non rappresentano un ostacolo alle relazioni e alla fraternità, ma diventano invece occasione di sperimentare concretamente la gioia dell’incontro e del dialogo, nel godere la bellezza di quanto è dato all’umanità: “L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti” (LS n.95).

Il caso di studio è quello di Haiti, il paese più povero dei Caraibi e il più discriminato, nonostante le grandi risorse e una ricca storia. Nove anni dopo il terremoto  quali sono i progetti per il recupero? Caritas Italiana da gennaio 2010 a dicembre 2018, grazie alla raccolta straordinaria promossa dalla Conferenza episcopale italiana, ha finanziato complessivamente 214 progetti di solidarietà, per un importo di oltre 24 milioni di euro.

10 le Diocesi coinvolte anche dopo l’uragano Matthew del 2016, l’ulteriore sisma di ottobre 2018. Partendo dai dati di un questionario sopno arrivate diverse  proposte anche considerando che il settore turistico nel 2017 ha contribuito per il 10,4% al PIL mondiale, creando posti di lavoro per 313 milioni di persone. Molti dei Paesi considerati in via di sviluppo si stanno aprendo al turismo con notevoli risultati economici, ma se il turismo non è il risultato di un approccio sostenibile può accentuare le disuguaglianze, favorire la concentrazione del capitale in poche mani, incoraggiare fenomeni di land grabbing e lo spopolamento delle zone rurali, sostenere l’utilizzo di manodopera sottopagata, creare gravi danni all’ambiente e alle culture locali.

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Ecco allora le proposte per il turismo responsabile che può contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 sottoscritta nel settembre 2015 da 193 Paesi membri dell’ONU.