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La Giornata Mondiale della lotta alla Lebbra, nel segno di San Damiano de Veuster

San Damiano di Veuster | San Damiano di Veuster, ritratto con i suoi lebbrosi | Wikimedia Commons San Damiano di Veuster | San Damiano di Veuster, ritratto con i suoi lebbrosi | Wikimedia Commons

È nel nome del San Damiano di Veuster di Molokai che il Cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, chiede di superare lo “stigma e il pregiudizio” sui malati di lebbra.

Lo fa nel messaggio per la Giornata Mondiale della Lotta alla Lebbra, che si è celebrata lo scorso 27 gennaio. Tema della giornata è “Porre fine a discriminazione, organizzazione e pregiudizio”.

E chi è esempio migliore di questo del missionario belga che dedicò la sua vita a curare i malati di lebbra nell’isola di Molokai, dove erano confinati dal governo hawaiiano? L’occasione è il decimo anniversario della sua canonizzazione. E nel messaggio, il Cardinale Turkson ne tratteggia la vita, e sottolinea che “il suo zelo missionario lo portò a servire l’isolata comunità di lebbrosi dell’Isola di Molokai, alle Hawaii”, e che “attento all’ispirazione del suo cuore e alle necessità della gente che serviva, Damiano scelse di rimanere sull’isola e in seguito contrasse anche lui la malattia”.

San Damiano “predicava il Vangelo della misericordia a una comunità alla quale di solito ci si rivolgeva da una certa distanza, mostrando la vicinanza di Dio a ‘Noi lebbrosi’”, e in quell’isola morì nel 1889, dopo 16 anni di cura dei malati.

È questo l’esempio che la Chiesa vuole dare per la Giornata Mondiale di Lotta alla Lebbra. Il Cardinale Turkson sottolinea che in questi ultimi anni ci sono stati “grandi progressi” nella cura delle persone malate di morbo di Hansen, anche la “diagnosi è migliorata” e molti trattamenti sono più accessibili che in precedenza”, ma la malattia continua a colpire, e lo fa soprattutto con le persone più pover: si calcola che, dei 200 mila casi del morbo di Hansen registrati ogni anno, il 94 per cento sono registrati sempre negli stessi 13 Paesi.

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Il Cardinale Turkson nota che “una terapia multifarmacologica e centri clinici specializzati hanno dimostrato la loro efficacia nel trattare questa malattia”, ma “nessuna istituzione può rimpiazzare il cuore e la compassione umana”, e il tema stesso della giornata “ci insegna chiaramente che uno dei bisogni fondamentali nelle vite di coloro che sperimentano questa malattia devastante è l’amore”.

Come dice Papa Francesco, “La misericordia di Dio supera ogni barriera, e la mano di Gesù tocca il lebbroso”, perché Dio “non si pone a distanza di sicurezza”.

Seguendo il filo di Papa Francesco, il Cardinale Turkson nota che c’è “un eccesso di attivismo” quando si tratta di servire poveri e bisognosi”, ma Dio vuole soprattutto una “attenzione rivolta all’altro”, considerando che “alla profonda conversione di San Francesco d’Assisi contribuì un incontro pieno di grazia con un lebbroso”.

San Francesco, alla fine, “si occupò di quella persona—il lebbroso figura de Cristo crocifisso—la aiutò e la baciò. Ogni vero incontro ha il potere di riportare vita e speranza”.

Il Cardinale Turkson sottolinea poi che, a livello pratico, l’incontro con i malati di lebbra può essere agevolato in molti modi, e che le istituzioni mediche cattoliche e “i sistemi locali di assistenza sanitaria, collaborando con le agenzie governative e le ONG, possono aiutare a creare alleanze che avranno effetti a lungo termine sulle persone colpite da questa malattia”.

Di certo, “non sarà uno sforzo individuale a provocare la necessaria trasformazione di coloro che combattono con la lebbra, bensì un lavoro condiviso di comunione e solidarietà”. C’è bisogno di “costruire consapevolezza”, è necessario dunque sviluppare percorsi di educazione che aiutino “le persone alle quali è stata diagnosticata la lebbra nella ricerca di una soluzione e per aiutare le nostre comunità a tendere una mano benevola e accogliente”.

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Il Cardinale chiede anche alle comunità di sforzarsi “ad eliminare discriminazione, stigmatizzazione e pregiudizio, lavorando alla completa integrazione della persona in tutte le sue dimensioni fisiche e spirituali”.

Secondo i dati dell’ultimo “Annuario Statistico della Chiesa”, la Chiesa cattolica gestisce nel mondo 610 lebbrosari. Guardando continente per continente sono: in Africa 192, in America 55, in Asia 352, in Europa 10 e in Oceania 1.

Le nazioni che ospitano il maggior numero di lebbrosari sono: in Africa: Repubblica Democratica del Congo (30), Madagascar (25), Kenya (21); in America del Nord: Stati Uniti (2); in America centrale: Messico (9); in America centrale-Antille: Haiti (4); in America del Sud: Brasile (19); in Asia: India (243), Indonesia (63), Vietnam (13); in Oceania: Papua Nuova Guinea (1); in Europa: Germania (6), Polonia (2).