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È Beato padre Emilio Moscoso, ucciso in Ecuador in odio alla fede

Messa a Riobamba per il gesuita ucciso durante la Rivoluzione Liberale. Becciu: “Esempio per i sacerdoti di oggi”

Padre Moscoso | La cappella di Padre Moscoso a Riobamba, Ecuador | PD Padre Moscoso | La cappella di Padre Moscoso a Riobamba, Ecuador | PD

Fu ucciso mentre pregava il Rosario, dopo essere arrestato e rilasciato nell’ambito di una crescente tensione anticlericale in Ecuador: il gesuita Emilio Moscoso rappresenta così il simbolo della Chiesa che “provata, sbeffeggiata, perseguitata lungo i secoli è più viva che mai”. Lo sottolinea il Cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione dei Santi, nella omelia della beatificazione di Padre Emilio Moscoso, che si è tenuta oggi a Riobamba in Ecuador.

Padre Moscoso morì martire, assassinato all’età di 51 anni il 4 maggio 1897, durante la Rivoluzione Liberale che sconvolse il suo Paese. Nato a Cuenca il 21 agosto 1846, sentì presto la chiamata alla vita religiosa, favorita anche dal fatto che, a causa della persecuzione religiosa il noviziato gesuita era stato trasferito a Cuenca.

Ordinato sacerdote nel 1877, studiò in Francia e in Spagna, poi tornò in Ecuador e fu nominato rettore del Collegio San Felipe Neri nel 1892.

Il 2 maggio 1897, i soldati arrestano padre Moscoso, per colpire la Chiesa attaccando il rettore del collegio. Il giorno seguente fu liberato a causa della pressione popolare. Ma il 4 maggio, i militari entrarono con forza nella scuola dei gesuiti, compirono atti sacrileghi nella cappella, trovarono padre Moscoso in preghiera nella sua stanza e lo assassinarono a sangue freddo, tentando anche di infierire sul cadavere.- Non si poté, per via delle reazioni negative degli altri soldati e delle proteste della pooplazione.

La cappella del Collegio fu restaurata nel 1947, cinquanta anni dopo i tragici eventi di Riobamba, e fu lì che furono portate le spoglie di padre Moscoso. Si sviluppò così ulteriormente un culto che già era presente nel corso degli altri. La festa di pader Emilio Moscoso sarà celebrata il 23 novembre, insieme al gesuita martire messicano Miguel Pro.

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Nella sua omelia, il Cardinale Becciu sottolinea che “né le sofferenze delle malattie, né il peso della responsabilità, né l’indefessa attività ministeriale svolta frequentemente in circostanze rischiose, riuscirono a soffocare in padre Emilio la gioia irradiante che nasceva dal suo amore per Cristo, e che nessuno gli ha potuto togliere”.

Il Cardinale ricorda che Moscoso morì pregando il rosario, mentre i persecutori saccheggiavano la residenza dei gesuiti al grido di “Muoiano i frati, muoia Cristo”. E questo perché “l’uccisione del Beato Emilio Moscoso si inserisce nel clima persecutorio e di crescente violenza contro la Chiesa Cattolica che caratterizzò, in quegli anni, la storia dell’Ecuador ed in particolare la regione di Riobamba”, che portò anche all’arresto del vescovo diocesano, di altri sacerdoti e di alcuni gesuiti.

L’attacco al collegio – prosegue il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi – “corrispondeva ad un sentimento di odio contro la fede e contro la Chiesa messi in atto dal governo liberale, influenzato da ideologie anticristiane, come dimostrano le azioni violente che accompagnarono l’assassinio stesso del Padre Moscoso: assalto alla chiesa, profanazione dell’Eu­caristia, distruzione di immagini sacre e suppellettili liturgiche, furti nel collegio, insulti e minacce ai religiosi”.

Moscoso – ha proseguito il Cardinale – aveva un carattere “timido e pacifico”, ma questo non gli impediva di “essere coerente e coraggioso nell’esercizio delle proprie responsabilità”, tanto che “al momento dello scontro armato tra le due fazioni militari e davanti alla violenza degli aggressori, fu cosciente del pericolo estremo ma decise di rimanere al suo posto, senza fuggire”.

In particolare, il Cardinale Becciu ricorda che padre Moscoso si era sempre affidato a Dio nella preghiera, e “in quanti avvicinava egli cercava di instillare l’amore di Gesù povero ed umile e l’amore all’eucarestia; libero da ogni ricerca di rico­noscimenti e di titoli, ha dato esempio mirabile di umiltà e obbedienza, sempre pronto ad accettare le disposizioni dei superiori e il lavoro nella missione pastorale”.

Per questo, padre Moscoso è “il modello di un sacerdote che fu coraggioso testimone dell’amore di Cristo”.

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Aggiunge il Cardinale Becciu che i carnefici di Moscoso “eliminando lui, volevano colpire la fede cattolica. Ma fu un tentativo inutile. Il martirio di questo eroico gesuita, sempre vivo nel ricordo devoto e orante della popolazione, ha dimostrato che la violenza non è in grado di rimuovere la fede dalle persone, né di eliminare la presenza della Chiesa nella società”.

Chiosa il Cardinale: “Quanti tentativi vi sono stati nella storia della Chiesa! Eppure essa, provata, sbeffeggiata, perseguitata lungo i secoli è più viva che mai. Dobbiamo riconoscere che anche oggi sono presenti visioni esistenziali che cercano di sradicare la nostra gente dalle proprie tradizioni culturali e religiose. Concezioni che non rispettano la dignità della persona umana, la vita dal concepimento al suo naturale tramonto, la famiglia e il matrimonio tra un uomo e una donna”.