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San Leopoldo Mandic diventa ufficialmente il patrono dei malati di tumore

L'11 febbraio messa speciale nella Basilica di Padova in attesa della festa del 12 maggio

San Leopoldo Mandic |  | pd San Leopoldo Mandic | | pd

Era un frate piccolo, fragile, con il saio di francescano cappuccino tutto consumato. Ed era una figura
sempre più familiare, a Padova e nella provincia, con la con quel suo passo lento, appoggiato al
bastone.

La sua vita era trascorsa tra le ore passate in confessionale, quelle in preghiera, soprattutto davanti ad una statua della Madonna, la "Parona", come affettuosamente la chiamava lui, in dialetto veneto, che aveva assunto come seconda lingua, per lui che era nato in Montenegro, la patria che mai avrebbe dimenticato. E poi tante, tante ore passate al capezzale di malati gravi. Sapeva cosa volesse dire soffrire, nello spirito e nel corpo. E del resto lui stesso si ammalò di un tumore all' esofago, che lo portò alla morte.

Ma quel frate dalla corporatura minuta, con una vocazione alla missione e con il sogno
ecumenico di far riconciliare le chiese d' Oriente e di Occidente, scomparso nel 1942 in seguito alla
malattia, è diventato uno dei santi più amati dalla gente, e dal suo convento a Padova la fama è
cresciuta nel mondo.
Ora è stato ufficialmente riconosciuto come patrono dei malati d' Italia colpiti da tumore.
L' annuncio è stato dato a Padova, dal vescovo Claudio Cipolla e da vari esponenti dell' ordine dei
cappuccini, a cui apparteneva il santo, nonché dal rettore del Santuario di San Leopoldo di Padova, fra
Flaviano Gusella. Non casualmente, l'annuncio è arrivato alla vigilia della Giornata del Malato, che
coincide con la Festa della Madonna di Lourdes.

Dopo un complesso iter, cominciato nel luglio 2016, dunque è arrivato il tanto atteso riconoscimento da parte del Vaticano, specificatamente da parte della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, presieduta dal cardinale Robert Sarah.

Ma è stata una petizione popolare, che ha raccolto ben 70.000 firme, a chiedere in primis questo
riconoscimento, sostenuto anche da un folto numero di medici, a partire dal professor Matteo
Bevilacqua.
In un mondo che sembra sempre più spaventato dalla sofferenza, in cui questa realtà, è la realtà della
morte, sono ancora tabù, la Chiesa vuole invece richiamare l'attenzione su questa presenza ineludibile
e su come la condivisione e l'amore verso i più fragili e deboli sia la chiave di volta per il nostro essere cristiani, figli della luce, sale della terra, come spiega il Vangelo.

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San Leopoldo ne è un concreto esempio. La devozione che suscita coinvolge in particolare molti malati, che si rivolgono con fiducia al santo per chiedere la guarigione o comunque il sostegno in un momento tanto difficile per la loro esistenza e per quello della famiglia. Lo dimostrano le migliaia di pellegrini che ogni anno affollano il santuario padovano, in particolare la tomba e ovviamente la teca in cui è esposto il corpo del frate.

E del resto san Leopoldo è noto anche per la sua fama di taumaturgo, per le decine e decine di miracoli
che gli sono stati riconosciuti, sia in vita che dopo la sua morte, come testimoniano gli ex voto raccolti in
diverse stanze. Canonizzato nel 1983 da papa Giovanni Paolo II, che lo indicò come modello dei
confessori, Papa Francesco ne ha voluto le spoglie in Vaticano insieme a quelle di san Pio di Pietrelcina
nel 2016, durante il Giubileo della Misericordia.

Ora i malati e i devoti potranno utilizzare un piccolo opuscolo con tre preghiere - quella del malato,
quella dei familiari, quella per gli operatori sanitari - create e formulate appositamente. Un'occasione
"bella e significativa" questo riconoscimento, ha spiegato il vescovo di Padova, proprio "per farsi
prossimi a tutti i bisogni di attenzione e vicinanza di chi vive la malattia, specie in campo oncologico".

E vicinanza ai familiari, spesso soli in questo doloroso percorso, ha sottolineato ancora il vescovo, agli
operatori sanitari che quotidianamente affrontano l'assistenza e la cura, e "San Leopoldo, anche per la
sua esperienza personale di malattia e per la sua vita spesa in confessionale proprio nell'esercizio dell'ascolto misericordioso, è sicuramente la figura più adeguata".

Domani, martedì 11 febbraio, alle ore 16 nella basilica di Sant' Antonio monsignor Cipolla, in occasione della Giornata mondiale del malato, durante la messa sarà ricordata la proclamazione di padre Leopoldo come patrono di malati di tumore. In attesa del 12 maggio, festa del santo, dove la gioia e la riconoscenza dei fedeli potrà essere diventare un momento di festa.