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I santi Giocchino ed Anna, genitori della Madonna, raccontati dai Vangeli Apocrifi

La storia della nascita di Maria

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“Poiché doveva avvenire che la Vergine Madre di Dio nascesse da Anna, la natura non osò precedere il germe della grazia. O felice coppia, Gioacchino ed Anna! A voi è debitrice ogni creatura”.  Così scriveva san Giovanni Damasceno - Padre e Dottore della Chiesa (Damasco, 650 ca. - San Saba, presso Gerusalemme, 749) - nei suoi “Dialoghi”, sulle sante figure di Gioacchino e Anna, famosi per essere stati i genitori della Vergine Maria, famosi per essere stati i nonni di Gesù. 

Ma di queste due figure, nei Vangeli canonici non vi è alcuna traccia. Infatti, per poter trovare qualche notizia riguardo la loro vita, dobbiamo far riferimento - in particolare - a due testi apocrifi: il Protovangelo di San Giacomo e il Vangelo dello Pseudo-Matteo. Il Protovangelo di Giacomo - detto anche “Vangelo di Giacomo” e “Vangelo dell'Infanzia di Giacomo” - è stato scritto in greco ed è datato intorno al 150 d.c. Il Vangelo si presenta scritto da Giacomo il Giusto, primo vescovo di Gerusalemme. 

Di questo testo esistono ben oltre 130 manoscritti in lingua greca, tra cui il più antico è il cosiddetto “Papyrus Bodmer 5”, datato intorno al II secolo d.C, conservato nella Bodmer Library di Ginevra. Mentre, il “Vangelo dello pseudo-Matteo” - così denominato per distinguerlo dal canonico “Vangelo secondo Matteo” - è  scritto in latino ed è databile al VIII-IX secolo. Viene chiamato anche Vangelo dell'infanzia di Matteo o con la dicitura medievale “Libro sulla nascita della Beata Vergine e sull'infanzia del Salvatore”.      

Ma cosa ci raccontano queste pagine? Come vengono presentati i santi Gioacchino e Anna? Il Protovangelo narra le vicende di questi due particolari coniugi nei primi suoi sette capitoli. Anna “della stirpe di Davide" nacque a Betlemme. Suo padre si chiamava Matan ed era sacerdote della tribù di Levi e della famiglia di Aronne. Sua madre si chiamava Maria e apparteneva alla tribù di Giuda.  Anche Gioacchino era discendente di una nobile famiglia. Ci viene presentato come uomo “virtuoso e molto ricco”, nato - anche lui - nella tribù del Regno di Giuda e della stirpe di Davide. 

Nell’affascinante storia dell’illustre coppia di coniugi - fra i vari episodi narrati nei due testi - c’è ne sono due, in particolare, che riescono a farci entrare nel grande mistero della nascita di Maria e che denota l’importanza dei santi Gioacchino e Anna nel disegno di salvezza di Dio.  Un giorno, Gioacchino stava portando le sue offerte al Tempio,  come faceva ogni anno. Ma, il gran sacerdote Ruben lo fermò con queste parole: “Tu non hai il diritto di farlo per primo, perché non hai generato prole”.

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Per la cultura ebraica, la sterilità era fonte di sdegno da parte delle autorità ebraiche. Colpito nel profondo da una simile frase, si recò nell’archivio delle dodici tribù d’Israele per verificare se ciò che diceva il sacerdote fosse vero. Purtroppo ebbe conferma di quanto gli era stato annunciato: infatti, tutti gli uomini osservanti della legge davidica avevano avuto figli. Gioacchino rimase  sconvolto da tutto ciò, tanto da non avere il coraggio di tornare a casa. Decise di ritirarsi su una montagna per quaranta giorni e quaranta notti. In quel luogo, supplicò l’aiuto di Dio. 

Così fece sua moglie Anna che - pur soffrendo della lontananza del marito - si mise in preghiera chiedendo a Dio di esaudire la loro richiesta di avere un figlio. Fu proprio durante questa perseverante preghiera che un angelo le apparve, annunciandole la lieta notizia: “Il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai. E si parlerà della tua prole in tutto il mondo”.  E sempre un angelo sarà ad annunciare a Gioacchino che la sua preghiera è stata esaudita: diventerà padre, anche se anziano. E’ il miracolo di Dio a compiersi nella vita di questa speciale coppia, scelta dal Signore, per custodire e crescere quella bambina che porterà il nome di Maria, “la prediletta del Signore”. 

L’altro episodio è narrato nel Vangelo dello Pseudo Matteo, al capitolo terzo: è il famoso incontro dei due coniugi presso la cosiddetta porta Aurea. L’incontro è descritto con profonda dolcezza: le loro mani, gli occhi e le bocche si fondono e si confondono, così ci viene descritto l’incontro della coppia.  “Va alla porta Aurea, va incontro a Gioacchino, perché oggi ritornerà da te”, così si esprime l’angelo alla madre di Maria.

“Ella si portò in fretta con le sue amiche alla Porta Aurea e aspettò, aspettò a lungo; finchè, alzando lo sguardo, vide Gioacchino che tornava con il suo gregge. Correndogli incontro, gli gettò le braccia al collo, ringraziando il Signore e dicendo: 'Ero vedova, ora non lo sono più!'. E ci fu grande gioia in tutti gli amici e parenti, tanto che tutta Israele si rallegrò di tale avvenimento". 

La storia - si potrebbe dire - si conclude con l’ “happy ending”. Una felice conclusione che è l’avvio a un’altra storia, ancora più grande, ancora più importante per l’intera umanità: la nascita della Vergine Maria, senza la quale non ci sarebbe stato, poi, Cristo Salvatore.