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Corea del Sud, festa per il santuario dei martiri luogo di pellegrinaggio

Il riconoscimento vaticano del santuario di Haemi come luogo di pellegrinaggio internazionale è arrivato nel marzo 2021. A fine dicembre, la celebrazione solenne

Santuario di Haemi | Una veduta del santuario di Haemi in Corea del Sud | PD Santuario di Haemi | Una veduta del santuario di Haemi in Corea del Sud | PD

È il santuario dei martiri anonimi, più di 2000, molti di più dei 132 registrati, vittime di una persecuzione atroce che non risparmiava nessuno e che doveva essere comminata come esempio. Da marzo 2021, il santuario di Haemi, in Corea del Sud, è stato riconosciuto dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione come luogo di pellegrinaggio internazionale. E a dicembre il decreto è stato presentato al santuario, in quella che è stata una grande festa. Il santuario è infatti il secondo sito coreano, e il terzo in Asia, ad essere riconosciuto come luogo di pellegrinaggio internazionale dal Vaticano, dopo i “Sentieri del pellegrinaggio cattolico di Seoul'”

Il santuario si trova a circa 280 chilometri dalla capitale Seoul. In quel luogo, i coreani convertiti alla fede cristiana venivano arrestati e giustiziati, alcuni persino seppelliti vivi. Erano gli anni tra il 1866 e il 1882.

Nella fortezza di Haemi e nell’edificio governativo, entrambi costruiti sotto la reggenza Joseon, e lì si trovano prove di come i devoti erano stati torturati e imprigionati. Lì si trova l’albero carcere utilizzato per appendere i corpi dei condannati. Lì si vede il cancello ovest, al di fuori del quale avvenivano le esecuzioni, e che oggi conduce verso il Martyrium. Percorrendolo, i pellegrini possono anche così tracciare la via dei martiri.

Il decreto con cui il santuario era stato riconosciuto come luogo di pellegrinaggio internazionale era stato pubblicato lo scorso 1 marzo, in occasione del 200esimo anniversario della nascita di padre Thomas Choe Yang-eop, teologo e sacerdote missionario locale dichiarato venerabile nel 2016.

La cerimonia in cui è stato presentato il documento di riconoscimento del santuario, che ha sottolineato come “è necessario essere molto chiari riguardo la storia del martirio sotto l’ultimo periodo della dinastia Joseon per realizzare che nobili e schiavi vivevamo come famiglie e avevano creato un nuovo ordine sociale ispirato dalla religione e dalla fede”.

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Il vescovo ha detto anche che il percorso del pellegrinaggio sarà ulteriormente sviluppato, in un progetto che riceverà anche il sostegno della città di Seosan, nel cui territorio è il santuario, come ha garantito il sindaco Maeng Jeong ho di Seosan.

Il cristianesimo si è diffuso in Corea nel tardo XVI secolo, durante l’invasione giapponese, e i primi coreani furono probabilmente battezzati da soldati cristiani giapponesi. La fede si diffuse soprattutto come un movimento di laici, e questo preoccupò i governanti buddisti, che videro nel cattolicesimo una fede sovversiva che negava l’etica confuciana e strizzava l’occhio all’imperialismo occidentale.

Tra il XVIII e il XIX secolo, furono migliaia i cattolici a sperimentare il martirio in Corea. La persecuzione più grande fu nel 1866, quando ci furono circa 8 mila martiri.