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Corea, una giornata per la riconciliazione e l’unità nazionale a 70 anni dalla guerra

Il 25 giugno, il giorno in cui terminò la guerra di tre anni con la divisione della Corea in due nazioni nel confine del 38esimo parallelo, i vescovi lanciano una giornata di preghiera

Vescovi coreani | I vescovi in preghiera nella chiesa nel 38esimo parallelo | Asia News Vescovi coreani | I vescovi in preghiera nella chiesa nel 38esimo parallelo | Asia News

Riconciliazione e unità nazionale: il 25 giugno, 70 anni dopo la fine della Guerra di Corea che era cominciata in questo giorno nel 1950 e terminata nel 1953, i vescovi lanciano una giornata di preghiera con questi obiettivi. E, in fondo, la Chiesa è quella che meno di tutti si è rassegnata alla divisione della Corea, e a quello strano confine del 38esimo parallelo, tanto che l’arcivescovo di Seoul è da sempre anche amministratore di Pyongyang, la capitale del Nord, a testimonianza di una sollecitudine apostolica che non ha mai avuto fine.

Così, il 25 giugno, anniversario dell’inizio della guerra, i vescovi di Corea lanciano una Giornata di Preghiera per la Riconciliazione e l’unità nazionale, a cercare di riportare al centro l’anelito di pace e di unità della popolazione coreana. Infine, il 27 luglio, giorno in cui venne siglato l’armistizio, una speciale messa per la pace si terrà nella cattedrale di Myeongdong, sede dell’arcidiocesi di Seoul.

In effetti, nonostante le ostilità “calde” siano terminate, non c’è mai stato un vero trattato di pace, e così le crisi tra le due Coree è rimasta costante.

Il Comitato per la Riconciliazione dei vescovi coreani – nota l’Osservatore Romano – rileva che ormai prende terreno l’idea che solo la forza può mantenere la pace, e così la Corea del Nord continua i test di lancio missilistico, Corea del Sud e Stati Uniti rispondono con esercitazioni militari, mentre da tempo non si parla di una soluzione pacifica.
Tutto sembra fermo ai colloqui di pace del 2018, quando poi a Kaseong, al confine, era stato stabilito un ufficio di collegamento e una linea diretta tra i leader delle due nazioni.

La Chiesa è cominciata a entrare nel lato Nord con varie iniziative umanitarie negli Anni Novanta, utilizzando ad esempio la Caritas di Hong Kong che portava un grande afflusso di aiuti umanitari a Pyongyang e manteneva aperti i canali. Nel 2006, un accordo portò la Caritas della Corea del Sud a prendere la responsabilità della cooperazione umanitaria. Cruciale, in quel tempo, il lavoro dell’allora arcivescovo di Dajeon Lazzaro You Heung-sik, oggi Cardinale e prefetto del Dicastero per i vescovi, che era riuscito a compiere una visita di cinque giorni al Nord.

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Oggi, invece, ci sono rischi di escalation. E così la Chiesa ha avviato un percorso di preghiera. Il 6 giugno, una delegazione dei vescovi è andato in pellegrinaggio alla JSA Church, la piccola chiesa che dal 2019 sorge a Paju, nella provincia sudcoreana di Gyeonggi, nella zona demilitarizzata (JSA) che lungo il 38° parallelo segna il confine di fatto con la Corea del Nord.

Il pellegrinaggio è stato guidato dal presidente della Conferenza episcopale, il vescovo di Suwon Mathias Ri Iong-hoon. Inaugurata nel 2019 la JSA Church richiama nello stile architettonico la Porziuncola, la chiesa di san Francesco ad Assisi, proprio per portarne il messaggio di pace in un luogo segnato dalla guerra. Dopo aver incontrato i militari che prestano servizio nella zona di confine ed avere celebrato la Messa, i vescovi hanno sostato in adorazione davanti all’Eucaristia in quella che è di fatto la chiesa più vicina alla Corea del Nord.