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Caso Bressanone, parla il professor Lintner: “Dubbi sul buon esito della sinodalità”

Qualche giorno dopo la decisione del Dicastero per la Cultura e l’Educazione di non concedere il nulla osta alla sua nomina da presidente, il professor Lintner fa una dichiarazione ufficiale

Lintner | Al centro, il professor Lintner | Facebook Diocesi Bolzano - Bressanone Lintner | Al centro, il professor Lintner | Facebook Diocesi Bolzano - Bressanone

Secondo il professore Martin Lintner, OSM, il rifiuto del nihil obstat alla sua nomina a preside dello Studio Teologico Accademico di Bressanone suscita “dubbi sul buon esito della sinodalità”. La notizia della non concessione del nulla osta ha creato diverse reazioni, con una dichiarazione ufficiale arrivata dall’Associazione dei Teologi Morali, di cui Lintner è membro, e una lettera aperta firmata da oltre cento accademici, nonché da diverse prese di posizione singole.

Ma cosa è lo Studio Teologico Accademico di Bressanone? Ha origini molto antiche. Nasce nel 1607. insieme al Seminario Minore di Bressanone, utilizzando come linea guida il regolamento degli studi e la formazione presbiteriale del Concilio di Trento. È la più antica facoltà del Tirolo, stabilita nella sede attuale nel 1764 (prima era nell’attuale Cassianeum), ch ha visto l’interruzione dell’attività solo durante l’occupazione bavarese del periodo napoleonico. Riconosciuta come facoltà accademica tra le migliori nell’Impero Asburgico, l’Istituto ha vissuto il cambiamento del panorama culturale dovuto all’annessione dell’Italia di parte del Tirolo dopo la Prima Guerra Mondiale. C’era da armonizzare un curriculum tedesco al nuovo curriculum italiano, e questo si è avuto con vari passaggi. Nel 1991, l’allora Congregazione per l’Educazione Cattolica ha eretto lo Studio Teologico di Bressanone come centro accademico di diritto pontificio con il titolo di Studium Theologicum Academicum Brixinense, dandogli la facoltà di rilasciare il Baccalaureato. È collegato con la Facoltà Teologica del Triveneto, e dal 2002 ha una cooperazione con l’Università degli Studi di Bolzano, e dal 2005-2006 ha annesso l’Istituto Teologico del Seminario di Trento.

Il contesto serve a far comprendere perché, nonostante l’Istituto abbia mantenuto le pratiche delle università statali tedesche, dove si insegna teologia, anche per le elezioni degli organi e la selezione del personale, ci vuole poi un nulla osta vaticano per ogni nomina.

A Lintner, il nihil obstat è stato negato per posizioni “sulla morale sessuale”. Nulla è specificato in più. L’indiziato sembra essere un libro, La riscoperta dell’Eros: Chiesa, sessualità e relazioni umane, del 2015. Una raccolta di articoli brevi che nasce da una serie giornalistica proprio sul tema dell’Eros, e in cui Lintner mette anche in discussione alcune posizioni della Chiesa sulla morale sessuale. Recentemente aveva anche pubblicato “Cinquant’anni di Humanae Vitae”. Nulla però è specificato nel decreto, e anche meno si saprà, perché sia Lintner che il vescovo di Bolzano Ivo Muser, che ne aveva approvato la nomina, hanno deciso di non fare ricorso gerarchico.

Un modo di preservare l’unità, in un certo senso. Di fronte però al dibattito che ne è seguito, e al terremoto che ha suscitato anche in ambito tedesco, Lintner ha pensato di fare una dichiarazione ufficiale pubblicata sulla pagina della Diocesi di Bolzano – Bressasone.

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Nel comunicato, Lintner fa cenno alle “enormi reazione” suscitate dalla decisione che lo riguarda in Alto Adige, in tutta l’area germanofona e anche in Italia, ringrazia le espressioni di solidarietà, chiede ai giornalisti di comprendere il perché ha deciso non fornire commenti a caldo sul caso,  e fa sapere anche che presto renderà noto il suo punto di vista.

“Sentire – scrive Lintner - così tanto apprezzamento, vicinanza e incoraggiamento è un’esperienza travolgente che mi riempie di umiltà e che mi fa bene a livello umano, in quanto la decisione del Dicastero romano ha sorpreso e preoccupato anche me”.

Questo incoraggiamento lo conferma, prosegue, “nei miei sforzi come teologo di gettare ponti tra Chiesa e società e di perseguire una teologia rilevante per la vita, sensibile alla sofferenza, significativa per le persone nelle loro concrete situazioni e sfide esistenziali”.

Secondo Lintner, “la decisione del Vaticano nei miei confronti non ha soltanto suscitato incomprensione, ma anche una forte irritazione in molti credenti. Solleva dubbi sul buon esito della sinodalità. Mi provoca dolore constatare anche come in diverse persone si sia con ciò rafforzato un atteggiamento critico o negativo nei confronti della Chiesa. Chi mi conosce sa bene quanto sia saldo il mio senso di appartenenza alla Chiesa e la mia lealtà costruttivamente critica nei confronti dell’autorità magisteriale”.  

Lintner ringrazia anche lo Studio Teologico Accademico di Bressanone, nota che “la risposta negativa delle autorità vaticane è una sfida non solo per me, ma anche per il vescovo Muser e per lo Studio Teologico”, perché il primo ne ha approvato la nomina e il secondo la ha compiuta. E Lintner ha anche una parola per l’attuale preside, Alexander Notdurfter, “sottoposto negli ultimi giorni a una forte tensione emotiva”, e chiamato a “continuare a guidare lo STA oltre la scadenza del suo mandato, malgrado il suo comprensibile desiderio di cedere il testimone e dedicarsi nuovamente all’insegnamento e alla ricerca”.

Il professore nota che lui stesso ha voluto non fare ricorso, per non esporre l’Istituto, ma anche lui stesso, a una procedura “snervante”, e rimarca che “le reazioni talvolta forti ed emotive da parte delle associazioni teologiche sono espressione della giustificata preoccupazione per la credibilità della teologia come scienza nel contesto delle università e di una società laica”.

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Ma il professore fa anche notare che queste preoccupazioni “esprimono anche la rabbia e l’impotenza di moltissime colleghe e colleghi che si sono trovati di fronte a problemi e ostacoli analoghi nel corso della loro attività accademica. Tali problemi sono rimasti un segreto di pubblico dominio per decenni e hanno comportato una profonda prostrazione per le persone colpite, unito a ferite interiori e alla sensazione di umiliazione, al punto da danneggiare in modo irreversibile le loro carriere professionali”.

Situazioni in cui “anche il personale senso di appartenenza alla Chiesa può risentirne”, tanto che “molti preferiscono rimanere in silenzio per paura di perdere la loro reputazione di teologhe/teologi e di essere sospettati di mancanza di fedeltà alla Chiesa”.

Lintner scrive di aver conosciuto diversi casi simili quando era Presidente della Società europea di teologia cattolica e della Rete internazionale delle società di teologia cattolica, e che questo fa pensare che si tratta di “un problema istituzionale”. Racconta di aver posto il problema alle congregazioni, da cui ha avuto l’impressione di essere consapevoli del problema e della necessità di rivedere la procedura”, e di affrontare le istanze “in modo trasparente ed equo”.

E – conclude – “desidero e spero che il mio caso contribuisca a costruire un rapporto costruttivo di fiducia e di dialogo tra il Magistero e la teologia accademica, tra i dicasteri e le associazioni teologiche, le facoltà e gli studi teologici. Sono convinto che questo atteggiamento sia in linea con lo spirito di sinodalità a cui Papa Francesco vuole orientare la Chiesa.”

Le parole di Lintner rischiano di aprire un nuovo fronte all’interno della Chiesa, anche questo proveniente dall’area di lingua tedesca. Dal problema istituzionale degli abusi al problema istituzionale della teologia, in fondo, il passo è breve. Ma colpisce che il nihil obstat sia arrivato da un dicastero, quello della Cultura e dell’Educazione, affidato comunque al Cardinale Tolentino Mendonça, fedelissimo di Papa Francesco e di certo non un conservatore in campo dottrinale. Questo lascia interrogativi anche sul perché il nihil obstat non sia stato concesso, e su quali siano le informazioni ponderate dal dicastero.