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Dalla Diocesi, Chiara a Lorenzo modello per i giovani, non solo stelle cadenti

Le celebrazioni nelle Chiese locali

San Lorenzo nel Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna |  | pd San Lorenzo nel Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna | | pd

È stata tanta la commozione giovedì a Saluzzo (Cuneo) per i funerali di Madre Elvira Petrozzi, fondatrice della Comunità Cenacolo. Migliaia le persone che hanno voluto essere presenti all’ultimo saluto e che hanno ascoltato le testimonianze dei ragazzi del Cenacolo e delle suore della Misericordia sulla figura di Elvira. A presiedere le esequie il vescovo di Saluzzo Cristiano Bodo. Con lui un centinaio di sacerdoti e alcuni vescovi e cardinali.

Il vescovo di Vercelli, Marco Arnolfo, in questo tempo, ha voluto celebrare una messa nel monastero delle clarisse a Roasio alla vigilia della festa di Santa Chiara che si è celebrata ieri. Anche l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis ha voluto visitare i tre monasteri delle Clarisse sul territorio perugino. Maffeis è stato in questi tre luoghi dell’Ordine di Santa Chiara per l’intera giornata, recandosi, al mattino, nei monasteri di Sant’Agnese e di Santa Lucia e, nel pomeriggio, in quello di Santa Maria di Monteluce. Una visita, quella dell’arcivescovo perugino-pievese, “per esprimere la gratitudine dell’intera comunità diocesana a queste donne che hanno fatto la scelta di donarsi completamente a Dio nell’abbracciare la regola della loro santa fondatrice. Donne dedite alla preghiera incessante, alla contemplazione delle Sacre Scritture e alle opere di carità nel condividere quello che hanno (anche grazie a tanti benefattori) con quanti bussano (sono sempre di più) alla porta dei loro monasteri”. “La loro la preghiera, richiesta da tante persone giovani e adulte (in presenza, per lettere, e-mail e canali social), unita al loro ascolto (in parlatorio e al telefono), sono la ricchezza della Chiesa e del mondo a cui non si può rinunciare, anzi vanno sostenute con l’attenzione e la vicinanza costante”, spiega ancora la diocesi che sottolinea la convinzione del presule di far conoscere sempre di più la testimonianza di fede di queste comunità religiose nella Chiesa e al di fuori.

“Vi invito a partecipare alle solennità di Santa Chiara e San Rufino, alle celebrazioni liturgiche, alla processione e al concerto, tutti eventi che ci aiutano a mettere l’animo in pace e in festa”, ha scritto il vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, Domenico Sorrentino, alla vigilia delle celebrazioni in programma ad Assisi dal 10 ad oggi, 12 agosto: “sarò felice di incontrarvi tutti e sono sicuro che con la benedizione dei nostri Santi andremo avanti con coraggio e speranza: i problemi non ci mancano, ma da credenti dobbiamo raccontare l’amore di Dio che non finisce mai di sorprenderci e ci dona la forza di andare avanti”. “La festa del patrono – ricorda il vescovo – significa andare alle radici, a ciò che noi siamo oggi anche in forza dell’annuncio del Vangelo che san Rufino fece alla città e che sigillò con il suo martirio: ritrovarci alle radici della tradizione è vitalizzante, non possiamo smarrire le radici, ma dobbiamo riconoscerle e coltivarle”.

Ma non meno importante è Santa Chiara, “che insieme a San Francesco, di cui era la pianticella, è il vanto della nostra città. Assisi la onora nella Festa del Voto, ma adesso c’è la sua festa e tanti pellegrini arrivano da tutte le parti del mondo e certo non possiamo mancare noi assisani”. Ieri, nella Basilica di Santa Chiara, la concelebrazione solenne presieduta dal card. Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto emerito del Dicastero per la dottrina della fede e animata dal Coro dei “Cantori di Assisi”.  Per la solennità di San Rufino, patrono di Assisi e della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, le celebrazioni in cattedrale sono iniziate ieri sera con la veglia di preghiera, la processione e la benedizione della città. Oggi il pontificale presieduto dal vescovo Sorrentino. Festività in piena estate con le località di mare e montagna pieni di italiani e stranieri. “I santi, in specie i martiri, ci mostrano che donare non solo qualcosa di sé, ma totalmente se stessi è una ragione di vita capace di dare a questa un significato pieno, pienamente conformati alla persona di Gesù e alla sua testimonianza”, ha detto l’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, nell’omelia in occasione nella Basilica di San Lorenzo, nella sua solennità. Il porporato ha incoraggiato i fedeli a mettersi “umilmente al servizio della verità e quindi dell’uomo, nell’impegno per la vita di tutti”. E di farlo “a cominciare dalla vivibilità dei nostri quartieri, di questo quartiere, in cui, come in ogni realtà, si intrecciano luci e ombre, ma che dobbiamo abitare come seminatori di speranza, per contribuire ciascuno al bene di tutti, con apertura al dono e partecipazione corretta e operosa alla costruzione della giustizia nella legalità, della fraternità nell’accoglienza”.

Una “lettera” dal tono molto confidenziale, toccante temi anche di carattere sociale, può essere colta l’omelia pronunciata dall’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis durante la celebrazione eucaristica della memoria liturgica del Santo titolare della Cattedrale di Perugia il diacono e martire Lorenzo. È la prima tenuta da Maffeis in occasione della solennità di San Lorenzo, avendo ricevuto l’ordinazione episcopale l’11 settembre dello scorso anno nella cattedrale del capoluogo umbro. Il presule, nel rivolgersi a San Lorenzo, esorta i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà a vivere sull’esempio di questo martire della primordiale Chiesa di Cristo, non tralasciando nei ringraziamenti il neo diacono permanente Massimo Pio Gallì, ordinato da mons. Maffeis, come è tradizione, il giorno di San Lorenzo, nella cattedrale perugina, e “le tante persone che, come te (San Lorenzo, n.d.r), già vivono la logica del Vangelo e consegnano la loro libertà in tanti piccoli atti di servizio”.

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“Caro San Lorenzo, in questo giorno santo donaci la grazia di non rassegnarci a tanta superficialità – è anche la preghiera di mons. Maffeis –. Non stancarti di ricordarci che l’amore, anche se tante volte appare perdente, rimane il segreto intimo, la forza della vita, la forza che genera e rende feconda la vita. Aiutaci a calarci con disponibilità nella terra della nostra famiglia, in quella del lavoro, nella terra della nostra Chiesa e in quella - altrettanto sacra - della nostra Città”.