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Al Meeting di Rimini la passione educativa di don Luigi Giussani

Al Meeting Rimini ‘La genialità pedagogica di don Giussani’

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Durante l’udienza in Vaticano lo scorso 15 ottobre dello scorso anno con il movimento di Comunione e Liberazione per il centenario della nascita di Don Luigi Giussani, papa Francesco sottolineava la ‘genialità pedagogica e teologica di Luigi Giussani’, con cui è partita l’analisi dell’incontro al Meeting Rimini su ‘La genialità pedagogica di don Giussani’, in cui è stato raccontato il suo genio educativo, come ha sottolineato nell’introduzione il moderatore Alberto Savorana, responsabile delle attività editoriali di Comunione e Liberazione.

“Se l’irrefrenabile passione di comunicazione e di testimonianza conduce il giovane Giussani ad abbandonare la via accademica per gettarsi a capofitto nell’avventura educativa, non per questo egli
rinuncia alla elaborazione coerente del suo pensiero… La novità di metodo della proposta pedagogica di Don Giussani è strettamente connessa all’originalità del suo pensiero cristiano, «trova il terreno della sua ulteriore fioritura proprio nell’esperienza del nascente movimento di Comunione e Liberazione (ora diffuso in più di 90 Paesi nel mondo), e nel dialogo ininterrotto con generazioni di giovani (e poi di adulti) di ogni estrazione. I termini di tale proposta si rivelano ancora di più oggi nel loro carattere essenziale e profetico”.

Durante l’incontro il prof. Carmine Di Martino, docente di Filosofia morale all’Università degli Studi di Milano, ha evidenziato la caratteristica pedagogica del sacerdote di Desio: “Se parliamo di
educazione alla fede, anzitutto il suo punto di partenza, cioè la vivida intuizione del fatto cristiano  come realtà presente qui e ora, che cambia la vita dell’uomo,perché alla radice della pedagogia
giussaniana alla fede vi è la concezione del cristianesimo come avvenimento”.

Mentre la prof.ssa Monica Scholz-Zappa, docente di Scienze Linguistiche e Culturali all’Università ‘Albert-Ludwig’ di Friburgo in Brisgovia, ha sottolineato l’aspetto linguistico del fondatore di
Comunione e Liberazione, che ha rinunciato ad una cattedra teologica per l’insegnamento scolastico: “Un termine chiave della sua pedagogia è la ‘verifica’, perché occorre impegnarsi a verificare esistenzialmente la verità dell’annuncio cristiano, attraverso il tentativo di affrontare i
problemi e le urgenze dell’esistenza alla luce dell’avvenimento di Cristo, per sorprenderne la pertinenza, la capacità di risposta”.

E nella giornata precedente mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, si è confrontato con il titolo del Meeting di Rimini, tratta da una sua frase, ‘L’esistenza
umana è una amicizia inesauribile’: “L’esistenza umana è un’amicizia perché l’esistenza è data, è data da un Mistero che ci costituisce. Sta a noi cogliere il tu di Dio come costitutivo della nostra esistenza”.

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Il problema per l’umanità è lasciarsi amare: “Abbiamo una terribile difficoltà a lasciarci amare e perdonare… E’ la difficoltà di Pietro che non vuole lasciarsi lavare i piedi da quel Maestro che
pure aveva seguito, ma che adesso si piega su di lui e sul suo bisogno. La sua difficoltà è la tentazione ultima dell’autosufficienza, che consiste nell’eliminare l’altro e pensare di potersi salvare da sé”.

Il mistero della libertà dell’uomo, “che anche davanti a Dio può dire di no, dicendo di no alla gente che ci vuole davvero bene, vuole lavarci i piedi, chiede un’apertura, una confidenza, una fiducia che
spesso neghiamo per paura di perderci, perché nell’amicizia bisogna un po’ perdersi per ritrovarsi. E quindi accettare di farsi amare”.

Ha raccontato l’episodio di una ragazza che aveva difficoltà a scegliere, non riusciva mai a scegliere per paura di sbagliare perché sbagliare implicava dover essere perdonata: “Perché lasciarsi perdonare significa accettare di dipendere da un altro. E invece questa buona dipendenza rende più dolce la vita. Ed è la verità dell’amicizia: accettare di lasciarsi amare”.

In un dialogo franco mons. Baturi ha esplicitato che “la proposta educativa di don Giussani non richiede l’apprendimento di un corpo di dottrine, neppure l’osservanza di precetti. Si tratta di
accettare la presenza dell’altro come un motivo fondamentale per comprendere se stessi. Questa, in fondo, è la fede.
La fede è decisiva per la vita nella misura in cui cogliamo il ‘tu’ di Dio come costitutivo della nostra esistenza. Il punto è che non è possibile scandagliare questa profondità se non con gli occhi
di un amico, qualcuno che mi aiuta a leggere l’esistenza, la mia esistenza, e i segni di questo dono di cui sono fatto”.

Un’amicizia è vera, quando c’è la cura: “La cura dell’altro. Ci si prende cura dell’altro come di un destino, perché noi innanzitutto siamo dono, siamo donati a noi stessi. È l’altra cosa importante contenuta in quella frase: la verità di noi ci viene restituita nello sguardo di chi ci ama
profondamente”.

D’altro canto il prof. Costantino Esposito, docente all’Università di Bari, ha sottolineato che “La crisi del senso può valere come un indicatore decisivo per verificare le reali possibilità che si aprono
nella condizione umana del nostro tempo. A patto però di non intendere questa crisi solo come una circostanza determinata dalla perdita dei valori della tradizione, ma neanche come una semplice patologia rispetto a una condizione pregressa di ‘sanità’ o in vista di una risoluzione che ripristini lo stato di normalità”.

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