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A Siena il pavimento antico racconta la storia della città culla del Rinascimento

Riscoperto il 18 agosto sarà visibile fino al 18 ottobre

Il duomo di Siena e il suo pavimento |  | AciStampa
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Scoperto in occasione del Palio dedicato alla Madonna dell’Assunta lo scorso 18 agosto, il pavimento a commesso marmoreo e graffito del Duomo di Siena sarà di nuovo visitabile al pubblico fino al 18 ottobre, su iniziativa dell'Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa - Montalcino, dell’Opera della Metropolitana di Siena e di Opera Laboratori. Un’occasione preziosa di visitare il pavimento che il pittore e storico dell’arte Giorgio Vasari nel XVI secolo definì come «il più bello…, grande e magnifico… che mai fusse stato fatto». Per ragioni di conservazione infatti e soprattutto per evitare il calpestio dei molti visitatori del Duomo (oltre un milione ogni anno), il pavimento viene scoperto “straordinariamente” ed è visibile solo in alcuni periodi dell’anno.

L’inizio della realizzazione del pavimento del Duomo, frutto di un lavoro minuzioso di cinquecento anni, dal Trecento fino all'Ottocento, risale alla seconda metà del XIV secolo, datazione che possiamo concludere grazie a documenti di pagamenti, indirizzati ad artisti artigiani (Antonio di Brunaccio, Sano di Marco, Francesco di ser Antonio) per la realizzazione dei primi episodi dell’enorme opera. Questi primi lavori potrebbero essere quelli della navata centrale, come Ruota della Fortuna e la Lupa senese (del 1373), poi completamente rifatti nei secoli successivi.

Il pavimento si compone di 56 tarsie, disposte su una superficie di 1300 metri quadrati. È composto da marmi policromi ed è stato realizzato con le tecniche del graffito e del commesso marmoreo. Le tarsie a graffito furono realizzate incidendo le lastre di marmo bianco con scalpello o trapano e poi riempiendole di stucco nero. Mentre la tecnica del commesso marmoreo consiste nel sezionare il marmo colorato in fogli sottili che poi vengono sagomati e utilizzati per le decorazioni. I cartoni preparatori delle figure furono forniti da importanti artisti, tutti senesi, con la unica eccezione del Pinturicchio, che nel 1505 progettò la tarsia con il Monte della Sapienza.

https://youtu.be/j4sLUYCq_nY

Il senso del le figure, nel loro insieme, è un cammino ascensionale dalla saggezza umana a quella divina. Il visitatore all’interno della cattedrale fruisce delle tarsie e passando attraverso il sapere degli antichi filosofi e quello delle antiche Sibille arriva fino alle storie bibliche, che illuminano il cammino dell’umanità con la Sapienza Divina, rappresentata da Dio che dona ad un Mosè in ginocchio le Tavole della Legge, in un mosaico marmoreo disegnato da Domenico Beccafumi. Di questa tematica omogenea delle tarsie era convinto lo studioso tedesco Friedrich Ohly che studiò l’opera negli anni ’70. Si inizia con le figure del sagrato esterno (con i simboli di ebrei e pagani), che sono escluse dalla salvezza e quindi restano fuori dall'edificio sacro. Per poi percorrere i tre ordini dei presbiteri che introducono il fedele-visitatore alla rivelazione divina.

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All’inizio della navata centrale un’iscrizione in latino prepara il visitatore ad assumere un atteggiamento consono alla sacralità del tempio dedicato a Santa Maria Assunta: «Castissimum virginis templum caste memento ingredi» (Ricordati di entrare castamente nel castissimo tempio della Vergine). Successivamente si arriva alla tarsia con Ermete Trismegisto, il fondatore della sapienza umana (eseguito da Giovanni di Stefano nel 1488) e alle Sibille (realizzate attorno al 1482-83), in tutto dieci, rappresentate cinque per ogni navata.

Subito avanti si arriva alla Lupa che allatta i gemelli, simbolo della città di Siena, che allatta Aschio e Senio figli di Remo e fondatori della città. La Lupa compare in un cerchio circondato da altri otto tondi di dimensione minore che mostrano gli emblemi di altre città centro-italiane.

Mentre le tre navate sono dedicate alla sapienza dell’antichità classica e pagana, nel transetto e nel coro si narra la storia della Salvezza. Iniziando con la storia del popolo ebraico, le vicende della redenzione dell’umanità realizzata da Cristo, che, pur evocato, non è mai rappresentato nel pavimento, ma compare come sacramento sull’altare, punto verso cui converge l’itinerario artistico e spirituale. I soggetti sono tratti dal Vecchio Testamento, tranne l’episodio della Strage degli Innocenti opera di Matteo di Giovanni, tratto dal Vangelo di Matteo.

«La visione complessiva delle cinquantasei tarsie del pavimento può rappresentare un momento di personale e silenziosa riflessione [...] alla ricerca proficua del senso che ciascuno di noi intende dare alla propria vita», commenta Giovanni Minnucci, Rettore dell’Opera della Metropolitana di Siena.

In occasione delle scoperture del pavimento nel 2023 è stato pubblicato il testo “Un libro di Marmo. Il pavimento del Duomo di Siena”, scritto da Marilena Caciorgna, docente di Iconografia e tradizione classica all’Università degli Studi di Siena.

Orari di visita del Duomo e biglietti su https://operaduomo.siena.it/pavimento/

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