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Il caso Aupetit, archiviata l’inchiesta sull’arcivescovo emerito di Parigi

Papa Francesco ne aveva accettato le dimissioni “sull’altare dell’ipocrisia”. I fatti di cui era accusato, però, non sussistono secondo la Procura di Parigi

Michel Aupetit | l'arcivescovo emerito di Parigi Michel Aupetit | Vatican News Michel Aupetit | l'arcivescovo emerito di Parigi Michel Aupetit | Vatican News

Travolto da una eccessiva attenzione della stampa su un presunto scandalo sessuale, l’arcivescovo Michel Aupetit di Parigi aveva presentato le dimissioni a Papa Francesco. E questi le aveva accettate “sull’altare dell’ipocrisia”, come lo stesso Papa Francesco aveva spiegato ai giornalisti sul volo di ritorno dal viaggio in Cipro e Grecia il 6 dicembre 2021. Due anni dopo la campagna mediatica, con un nuovo arcivescovo di Parigi nominato e nessun nuovo incarico per Aupetit, è arrivata la notizia che il procedimento per violenza sessuale su persona vulnerabile nei confronti dell’arcivescovo Aupetit è stato archiviato per “assenza di reato”.

Il procedimento era nato da quello che l’arcidiocesi di Parigi considerava un atto dovuto, ovvero la denuncia alla procura di Parigi nei confronti dell’arcivescovo a seguito della scoperta di scambi di posta elettronica tra l’ex arcivescovo e una donna che lasciavano intendere che tra loro ci sarebbero stati rapporti sessuali. L’indagine serviva a determinare se la donna, considerata vulnerabile, fosse stata consenziente, e fino a che punto.

Lo scorso 14 settembre, la Procura di Parigi ha valutato che "non essendo nulla suscettibile di essere classificato penalmente", il procedimento si era chiuso senza ulteriori azioni il 23 agosto. 

L’arcivescovo Aupetit aveva sempre negato di aver avuto rapporti sentimentali o sessuali con la donna.

L’arcivescovo Aupetit era stato nominato arcivescovo di Parigi nel 2017. A fine novembre 2021, dopo che diversi giornali gli avevano attribuito una relazione sentimentale con un’altra donna – cosa da lui sempre negata – aveva presentato le dimissioni a Papa Francesco, che le aveva subito accettate.

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Le accuse ad Aupetit erano arrivate a seguito della pubblicazione del rapporto CIASE sugli abusi del clero in Francia. Un rapporto fortemente contestato da Aupetit, che ne aveva chiesto la contestualizzazione e ne aveva messo in discussione il metodo. Anche Karine Dalle, allora portavoce della Conferenza Episcopale Francese, alla fine si dimise dopo aver messo in luce i difetti strutturali del rapporto. Papa Francesco non ha mai incontrato i responsabili del rapporto in Vaticano, come era previsto.

L’arcivescovo Aupetit aveva anche tuonato contro la “cultura della morte” in Francia durante il dibattito sulla legge dell’eutanasia, non mancando di prendere posizioni forti contro il secolarizzato Stato francese.

Tra le sue decisione, la chiusura della Saint Merry, comunità fondata negli Anni Sttanta del secolo scorso protagonista di un certo liberismo pastorale nei confronti dei cristiani LGBT e divorziati risposati, e i nuovi orientamenti pastorali inviati al College des Bernardins.

L’arcivescovo Aupetit, ha dichiarato il suo avvocato, “è molto soddisfatto della chiusura del caso. È sempre stato sereno durante queste lunghe settimane perché sapeva di non aver mai fatto nulla che potesse generare confusione. È felice perché potrà proseguire la sua missione pastorale a fianco dei poveri, ai quali consacrerà il suo tempo d’ora in poi. Questa indagine, che non sarebbe mai dovuta esistere, si chiude là dove avrebbe dovuto cominciare: cioè da nessuna parte”.