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Cina, per la prima volta parla il vescovo di Shanghai Shen Bin

La sua nomina a vescovo di Shanghai è stata al centro di una diatriba sanata dal Papa. Ora il vescovo Shen Bin, arrivato a Shanghai su nomina di Pechino, si racconta. E dà diversi spunti interessanti

Vescovo di Shanghai | Il vescovo di Shanghai Giuseppe Shen Bin | Asia News Vescovo di Shanghai | Il vescovo di Shanghai Giuseppe Shen Bin | Asia News

Ci era voluto l’intervento di Papa Francesco per sanare l’irregolarità della nomina del vescovo Giuseppe Shen Bin alla diocesi di Shanghai. Le autorità cinesi, infatti, lo avevano “trasferito” alla diocesi da tempo vacante - e con un vescovo, Taddeo Ma Daqin, agli arresti domiciliari dal 2012 – senza consultare la Santa Sede, e dunque rompendo l’accordo sulla nomina dei vescovi. Secondo i cinesi, si trattava di un trasferimento, perché Shen Bin era già vescovo. Ma non esistono trasferimenti nella Chiesa, solo nomine papali. Così, Papa Francesco era intervenuto per sanare l’irregolarità.

Una lunga premessa per dire che il vescovo Shen Bin ha deciso di presentarsi alla sua diocesi, raccontando la propria vita e le sue idee in una lunga intervista di 15 pagine alla rivista diocesana, in cui lancia un messaggio programmatico della Chiesa in Cina, ribadisce l’importanza della sinizzazione, mette in luce i rapporti tra il cattolicesimo cinese e la Chiesa universale. Ne dà notizia Asia News.

L’intervista era di agosto, ma è stata pubblicata durante l’assemblea sinodale cui partecipavano due vescovo provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese. I vescovi erano stati nominati dal Papa su proposta del Consiglio dei vescovi cinesi, organismo non riconosciuto ufficialmente dalla Santa Sede che è presieduto dallo stesso Shen Bin.

Il vescovo di Shanghai nota che la città che guida è “moderna e vivace”, e così deve essere la diocesi, perché si può “sempre attenerci alle vecchie regole, pensare in modo rigido, rimanere bloccati nei nostri modi e vivere nella sicurezza delle nostre fantasie”, ma si deve piuttosto “stare al passo con i tempi, aderendo ai principi della fede e delle buone tradizioni della Chiesa. Serve il coraggio di uscire dalla nostra comfort-zone, di allargare i nostri orizzonti e di essere proattivi. A Shanghai, la vita e lo sviluppo della Chiesa ci richiedono creatività e immaginazione, perché il Vangelo è sempre nuovo e il vino nuovo deve essere messo in otri nuovi”.

Shanghai conta di 90 sacerdoti e circa 80 religiose, ma Shen Bin fa affidamento soprattutto slla missione dei laici, chiedendosi anche perché le vocazioni, floride negli anni Ottanta, sono poi diminuite a partire dal 2000. Una delle risposte che si dà è che negli ultimi venti anni del XX secolo, era la vecchia generazione a guidare la Chiesa con esempio e carisma, mentre dopo il 2000 “siamo stati noi, i giovani sacerdoti, a uscire, e forse non abbiamo fatto un buon lavoro. Questa situazione merita la nostra riflessione e richiede il nostro impegno”.

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Il vescovo di Shanghai parla anche della sinizzazione, ovvero la richiesta del governo di una religione cinese e aderente alle tradizioni cinesi. “Dobbiamo – dice - aderire al principio del patriottismo e dell'amore per la Chiesa, aderire al principio dell'indipendenza e dell'autonomia nella gestione della Chiesa, aderire al principio della democrazia nella gestione della Chiesa e aderire alla direzione della sinizzazione della Chiesa cattolica. È un confine che nessuno può oltrepassare, ed è anche una linea sensibile, che nessuno dovrebbe toccare”.

Il vescovo Shen Bin nota anche che “dalla firma dell'Accordo provvisorio sino-vaticano nel 2018, l'intera Chiesa in Cina si è aperta al mondo esterno”, come dimostra la partecipazione di due vescovi provenienti dalla Repubblica popolare già al Sinodo del 2018 e la sua presenza in quello stesso anno all’incontro interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Bologna.

Spiega il vescovo di Shanghai: “Nei miei rapporti con la Chiesa universale, ho scoperto che la Chiesa cinese ha sempre più amici. La mia esperienza è che dobbiamo uscire e far sentire la voce della Chiesa cinese alla Chiesa universale, e che spetta a noi personalmente raccontare la storia del cattolicesimo cinese”.

E quindi, aggiunge che ai suoi amici stranieri dice prima di tutto che “se volete capire la situazione della Chiesa in Cina, dovete ascoltare me, perché sono vescovo in Cina e capo della Consiglio dei vescovi cinesi. So più cose sulla situazione della Chiesa in Cina di quante ne sappiano gli altri. Secondo: dovete venire in Cina per vedere sul campo, vedrete una Chiesa completamente diversa in Cina. Penso che non sia sufficiente uscire dobbiamo invitare a venire in Cina. In passato, infatti, era più il mondo esterno a fornirci opportunità e biglietti aerei. Ora posso dire con sicurezza: posso fornirvi i biglietti aerei e invitarvi a portare i vostri amici in Cina per vedere che cosa succede. Accoglieremo con fiducia, apertamente e calorosamente tutti coloro che verranno a visitare la diocesi di Shanghai”.