Advertisement

Fisc, "il futuro dell’editoria nel nostro Paese non può e non deve essere solo digitale"

Intervista a Emanuele Occhipinti, Direttore Ufficio comunicazioni per comunicazioni sociali Diocesi di Ragusa e neo eletto in Consiglio nazionale FISC

Papa Francesco e Emanuele Occhipinti |  | Vatican Media / OR / Emanuele Occhipinti Papa Francesco e Emanuele Occhipinti | | Vatican Media / OR / Emanuele Occhipinti

Dal Papa, lo scorso fine novembre, sono state le Delegazioni della Federazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC), dell’Unione Stampa Periodica Italiana (USPI), dell’Associazione “Corallo” e dell’Associazione “Aiart – Cittadini mediali”. Papa Francesco ha approfittato di incontrare queste importanti associazioni in Vaticano per un discorso sul senso dei media cattolici, e sul loro ruolo in società, chiedendo di promuovere una “ecologia della comunicazione". Emanuele Occhipinti, Direttore Ufficio comunicazioni per comunicazioni sociali Diocesi di Ragusa e neo eletto in Consiglio nazionale FISC, racconta ad ACI stampa l'importanza della comunicazione cattolica, della FISC e l'incontro speciale con Papa Francesco.

Dottor Occhipinti qual è il suo ruolo alla Federazione italiana dei settimanali cattolici (Fisc) e di cosa si occupa questa federazione?

Sono uno dei neo eletti al Consiglio Nazionale Fisc in qualità di rappresentante del periodico “Insieme” della diocesi di Ragusa. Quindi entrerò “in servizio”, a livello nazionale, nei prossimi mesi. Della Fisc mi piace sottolineare, accanto all’aspetto funzionale, quello culturale e sostanziale: mettere insieme tutte o gran parte delle testate diocesane, sono 191 quelle federate, perché possano crescere insieme nel servizio alla Chiesa e contribuire ad elaborare una visione della vita cristianamente ispirata. E’ quindi un luogo dove ci si scambia idee e proposte, notizie ed informazioni; si studiano le norme e si recepiscono tecnologie ed innovazioni. Insieme, quindi, si comprende il nuovo contesto mediatico nel quale e con il quale continuare a comunicare la vita buona del Vangelo.

Siete stati ricevuti qualche giorno fa da Papa Francesco, come è andato questo incontro?

Le rispondo a partire da un’emozione: ho apprezzato molto l’incoraggiamento al mondo della comunicazione che il Papa ha rivolto ai presenti all’udienza. Con la sua forza fragile ha dato linfa al desiderio di raggiungere le persone con attenzione, vicinanza e umanità per mezzo della nostra stampa, le radio e le televisioni, i social. Rappresentate – ci ha detto – quella “geografia umana” che anima il territorio italiano. Ma ancor più dell’incoraggiamento ci ha dato vere e proprie indicazioni di percorso, esortandoci a preferire i sentieri più che le autostrade. Ed i sentieri che la sua bussola ci indica sono la formazione, che connette le generazioni, la tutela che educa al rispetto ed alla cura nonché a relazioni sane ed, infine, la testimonianza, che è profezia e creatività.

Advertisement

Come può essere utile oggi la comunicazione per la Chiesa?

Mi permetto di aggiungere a “utile” il termine indispensabile poiché la missione evangelizzatrice della Chiesa ha nei media un campo privilegiato di espressione. Qualche anno addietro, in AC, nella quale matura l’ispirazione della mia fede cristiana, i luoghi privilegiati, per me come per altri, erano incontri di gruppo, momenti di formazione e spiritualità, oratorio e parrocchia. Oggi questi mantengono la loro valenza ma la comunità ecclesiale sta imparando a dialogare nel frenetico mondo dei media e dei social, talvolta aberranti strumenti, talvolta luoghi di promozione del bene ma sempre spazi da abitare. Ed infatti, tornando all’udienza, Papa Francesco ci ha parlato di “ecologia della comunicazione” invitandoci a impiantare nelle case della gente l’albero dei frutti buoni, con l’innesto della visione umana e cristiana della vita e della società, nonché a portare ossigeno ed aria buona nelle menti e nei cuori delle persone.

Come Fisc avete dei progetti o delle iniziative in cantiere?

In Assemblea ho molto apprezzato lo scambio di esperienze: nuove applicazioni e nuovi strumenti, l’esigenza di progettare e programmare la comunicazione e l’appello, valido in tutte le diocesi, di fare rete tra i diversi comunicatori. Se ci pensiamo, nelle nostre Chiese locali è presente una rete vasta di operatori della comunicazione: singoli e gruppi, parrocchie e associazioni. Con il diffuso desiderio di tessere trame di comunione, che ha molto a che fare con il verbo comunicare, tutti possiamo servire meglio e più efficacemente la missione della Chiesa. Non a caso il tema assembleare della Fisc raggruppava “informazione, cultura e sinodalità”, dove sinodalità non è stato usato perché termine alla moda. Siamo all’inizio di una nuova consigliatura e le prospettive sono larghe: aiutare le nostre Chiese a pensare, mettendo al centro del dibattito l’educazione alla fede e l’evangelizzazione, i poveri ed i deboli, nonché i temi dei territori. Settimanale, sito internet, pagina social non sono un “capriccio”: ogni euro che le nostre Chiese investono nelle comunicazioni sociali è un euro speso in una comunicazione che vuole e deve essere prima di tutto carità culturale e diakonia informativa. Ci sembra semplice e condivisibile ma non ovunque è scontato o chiaro come fare. Abitare il dibattito sull’editoria: il futuro dell’editoria nel nostro Paese non può e non deve essere solo digitale. Aiutare le testate – soprattutto quelle delle diocesi più piccole - a superare le difficoltà di ogni tipo in cui continuamente si imbattono. E infine. manca poco più di un anno all’apertura dell’Anno Santo: per le nostre testate – sarà una sfida importante per aiutare il cammino delle nostre Chiese.