L’allerta sulla situazione in Equador è sempre più alta e come sempre i missionari sono in prima linea. Come i salesiani delle Missioni Don Bosco.

Padre Marcelo Farfán è l’ispettore salesiano dell’Equador. "La situazione è di una grande insicurezza,- dice -  le scuole sono chiuse e anche molti lavori si stanno svolgendo a distanza. È stato decretato il coprifuoco, dalle 23 alle 5 del mattino. Il governo parla di un conflitto armato interno, una specie di guerra delle bande locali alleate con il narcotraffico internazionale contro le forze dell’ordine dello Stato”.

Dalle Missioni Don Bosco arrivano alcune notizie: a comporre le bande armate sono "giovani e giovanissimi non addestrati militarmente. Sono espressione della criminalità organizzata e questo, da un certo punto di vista, è più preoccupante perché compiono azioni molto violente e imprevedibili". Bande che si basano sul narcotraffico. Gli Equadoriani chiedono l’aiuto internazionale perché la ramificazione del narcotraffico ha dimensioni che superano quelle del Paese, spiega don Farfán. “Dopo la pandemia e anche a causa di questa, il 30% vive situazione di povertà, 15% di grave povertà. Il governo ha diminuito lil finanziamento per l’istruzione e anche quello per il contrasto al traffico di droga”. Da qui una desolata denuncia: “Il nostro Paese dal 2020 è diventato per i cartelli centroamericani una specie di paradiso per operare senza la pressione delle polizie specializzate che operano negli altri. L’Equador è diventato centro di smistamento".

I giovani degli oratori e delle scuole si trovano a fianco a fianco dei figli e dei nipoti dei narcotrafficanti e dei giovani apprendisti del settore. “Quel che vogliamo fare è offrire uno spazio di speranza per chi non ha opportunità- spiega don Farfán- Noi salesiani siamo conosciuti per il nostro lavoro con i ragazzi di strada e con i popoli indigeni. Restiamo fermi sul nostro carisma educativo per dare istruzione e per affrontare la fatica di vivere senza prospettive di occupazione. Grazie a Dio la nostra comunità non incontra ostacoli in questo compito, e non abbiamo registrato nessun attacco ai confratelli. Siamo rispettati, ma non sappiamo come le cose potranno evolvere”. Tutta la Chiesa cattolica gode di grande considerazione in Equador. Si è espressa pubblicamente parecchie volte sulla situazione di violenza e anche sulle sue cause, sottolineando la preoccupazione ma anche la chiamata all’impegno per la giustizia e per la pace spiegano dalle Missioni Don Bosco a firma di Antonio R. Labanca.