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Una filigrana di ponteggi per curare il baldacchino di San Pietro

Iniziano i lavori di restauro con l'opera di costruzione dei ponteggi

Baldacchino di San Pietro |  | AA
Baldacchino di San Pietro | | AA
Baldacchino di San Pietro |  | AA
Baldacchino di San Pietro | | AA
Baldacchino di San Pietro |  | AA
Baldacchino di San Pietro | | AA
Baldacchino di San Pietro, l'ingegnere Capitanucci e Padre Enzo Fortunato |  | AA
Baldacchino di San Pietro, l'ingegnere Capitanucci e Padre Enzo Fortunato | | AA
Baldacchino di San Pietro, l'ingegnere Capitanucci e Padre Enzo Fortunato |  | AA
Baldacchino di San Pietro, l'ingegnere Capitanucci e Padre Enzo Fortunato | | AA

Per qualche giorno il reticolo di tubi color argento lo vedranno turisti e fedeli che entrano a San Pietro. Una immensa filigrana che ricopre e nasconde il capolavoro di bronzo del Baldacchino del Bernini, alla cui realizzazione contribuì anche Borromini, che sovrasta l'altare sulla tomba di San Pietro. Un baldacchino erede degli antichi cibori che segnavano le tombe di apostoli e martiri, un baldacchino che esalta con i suoi 29 metri di altezza, la gloria di papa Urbano VIII Barberini con le api che decorano le quattro colonne tortili.

I lavori per il restauro e la pulitura di bronzi e legni dorati è iniziato così con l'innalzamento dei ponteggi speciali. Poi tutto sarà ricoperto da teli semi trasparenti che nasconderanno baldacchino e restauratori. Per Pasqua il Papa celebrerà così in mezzo al cantiere, su un altare ricoperto di legno e sotto le impalcature. Il lavoro dovrebbe essere completato a novembre, in tempo per l'inizio dell' Anno Santo, come spiega l'ingegnere Capitanucci che dirige il cantiere. Poi arriveranno i restauratori dai Musei Vaticani per lucidare e consolidare il gigante di bronzo che dal 1758, data dell'ultimo intervento straordinario, viene spolverato regolarmente. Ma non basta per evitare ossidazioni del bronzo e screpolature del legno.

La storia della costruzione del baldacchino è ricca di aneddoti e qualche piccolo mistero. Nel 2007 ad esempio negli archivi della Fabbrica di San Pietro furono ritrovate le lettere e i documenti che dimostravano il coinvolgimento di Borromini nella realizzazione dell' opera.

E' dicembre del 1628 quando Borromini scrive "Ai deputati della Fabbrica di S. Pietro" per essere pagato insieme al fonditore Ambrosio Lucenti per gli stemmi di Urbano VIII. E c'e anche una nota-spese firmata da "Gian Lorenzo Bernini, architetto della Veneranda Fabbrica di San Pietro", che assegna a Borromini 50 scudi per aver fatto "i disegni grandi ed integli di detta opera". Chissà forse le liti tra i due grandi erano dovute a questioni di soldi.

Sta di fatto che la grande "fabbrica" di San Pietro era davvero un immane cantiere di grandi artisti. E così oggi i responsabili dei lavori sanno che ogni loro decisione resterà nella storia.

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