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Parigi per le Olimpiadi presenta Des Invalides senza croce

L’artista francese che ha pensato al manifesto garantisce di averlo fatto “senza secondi fini”. Ma la cancellazione della croce è simbolo di una cultura che arretra

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Forse non è l’ennesimo segno di una cultura “woke” che vuole cancellare il passato, a partire dalla cultura cristiana. Certo, però, è che fa effetto vedere, nel manifesto presentato per i Giochi Olimpici di Parigi 2024, la cattedrale di Des Invalides senza la croce cristiana posta sopra la cupola, sostituita da una barra dritta dall’artista francese Ugo Gattoni.

L’artista ha detto di non aver fatto la scelta con “secondi fini”, ma la scelta ha destato polemica in Francia. La cattedrale di San Luigi degli Invalidi, costruita nel XVII secolo su impulso di Luigi XIV e diventata poi sede dell’Ordinariato Militare di Francia, è un simbolo di Parigi, come lo è la cattedrale di Notre Dame. Eppure, come dopo la rivoluzione si voleva persino distruggere Notre Dame (paradossalmente salvata e rivalutata dall’ampia diffusione del romanzo Notre Dame de Paris di Victor Hugo), e come dopo l’incendio si pensava di trasformare Nostre Dame in un Museo, così ora un altro simbolo cattolico di Francia viene trattato alla stregua di un edificio civile.

La questione, in Francia, non è passata inosservata. Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen ed esponente della formazione conservatrice Reoncquête, si chiede “che senso ha organizzare i Giochi Olimpici in Francia se è per nascondere ciò che siamo”. François-Xavier Bellamy, repubblicano, ha denunciato coloro che “sono pronti a negare la Francia fino a distorcerne in realtà la storia. Ed Eric Ciotti, presidente del Partito Repubblicano, ha sottolineato che il manifesto “nega l’identità stessa di questo edificio così come la storia francese”.

In una dichiarazione all’AFP, Gattoni ha provato a giustificarsi, sottolineando che la sua v isione artistica “non cerca di rappresentare oggetti o edifici in maniera conforme”, ma piuttosto “come appaiono nella loro mente. E il Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici ha dato sostegno a questa “interpretazione artistica gioiosa e leggera di una città stadio-reinventa”, mentre la portavoce del governo Prisca Thevenot ha detto che “non è una foto, ma un disegno”, e che si tratta di “polemiche inutili”.

Ma non è la prima volta che i simboli religiosi vengono estirpati da stemmi, edifici e loghi storici. Fece scalpore la decisione del Real Madrid di eliminare la croce dal suo stemma per la distribuzione del suo materiale di merchandising nella penisola arabica, dopo un ingente accordo commerciale.

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Il Barcellona aveva già tolto la croce di San Jordi dal suo scudo allo scopo di vendere più magliette nei Paesi musulmani. Anche il Paris Saint Germain – di proprietà della famiglia reale del Qatar – ha cambiato il suo stemma, cancellando la culla del Santo, elemento ritenuto offensivo nel mondo arabo perché associato a una dinastia che ha preso parte alle crociate e simbolo della città di Saint-Germain.

Così, tra mercato globale, ideali artistici e negazione della cultura, c’è un mondo cristiano che scompare e una storia che viene riscritta. Forse è superficialità, forse non è cancel culture. Ma fa riflettere, specialmente nella Francia che ha indicato nella riapertura di Notre Dame una delle priorità dell’anno.