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Papa Francesco a Verona: "Il male non deve diventare normalità"

Visita pastorale del Papa a Verona: a San Zeno l'incontro con i sacerdoti, consacrati e consacrate. Poi un breve dialogo con bambini e ragazzi

Papa Francesco a Verona |  | Daniel Ibanez CNA
Papa Francesco a Verona | | Daniel Ibanez CNA
Papa Francesco a Verona |  | Daniel Ibanez CNA
Papa Francesco a Verona | | Daniel Ibanez CNA
Papa Francesco a Verona |  | Daniel Ibanez CNA
Papa Francesco a Verona | | Daniel Ibanez CNA

La visita pastorale a Verona di Papa Francesco ha inizio nella Basilica di San Zeno, con l’incontro con i sacerdoti e i consacrati.

Chiamata e missione da compiere con audacia, sono i due temi che il Papa affronta nella sua riflessione.

“All’origine della vita cristiana – ha ricordato - c’è l’esperienza dell’incontro con il Signore, che non dipende dai nostri meriti o dal nostro impegno, ma dall’amore con cui ci viene a cercare, bussando alla porta del nostro cuore e invitandoci a una relazione con Lui. Io mi lascio incontrare dal Signore? Ancora di più, all’origine della vita sacerdotale e della vita consacrata non ci siamo noi, ma c’è la chiamata sorprendente del Signore, il suo sguardo misericordioso che si è chinato su di noi e ci ha scelti per questo ministero, benché non siamo migliori degli altri, siamo peccatori come gli altri. È pura grazia, pura gratuità, un dono inatteso che apre il nostro cuore allo stupore davanti alla condiscendenza di Dio”.

“La grazia – ha detto ancora - provoca lo stupore, cerchiamo di non perdere mai lo stupore della chiamata! Esso si alimenta con la memoria del dono ricevuto per grazia. Questo è il primo fondamento della nostra consacrazione e del nostro ministero: accogliere la chiamata ricevuta, accogliere il dono con cui Dio ci ha sorpresi. Se smarriamo questa coscienza e questa memoria, rischiamo di mettere al centro noi stessi invece che il Signore; rischiamo di agitarci attorno a progetti e attività che servono più alle nostre cause che a quella del Regno; rischiamo di vivere anche l’apostolato nella logica della promozione di noi stessi e della ricerca del consenso, della carriera, invece che spendere la vita per il Vangelo e per un servizio gratuito alla Chiesa. È Lui che ha scelto noi”.

Bisogna coltivare – ha aggiunto Francesco – attesa e pazienza e chiedere allo Spirito Santo la capacità di discernere. “Lui non ci lascerà soli. Possiamo gettare la rete e attendere con fiducia. Questo ci salva, anche nei momenti più difficili; perciò ricordiamoci della chiamata, accogliamola ogni giorno, e restiamo con il Signore. Ci sono momenti difficili, di desolazione, allora ricordiamo la prima chiamata e prendiamo forza”.

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“Quando è ben radicata in noi questa esperienza, allora – ha spronato il Papa - possiamo essere audaci nella missione da compiere. Non fermarci nei momenti di delusione, ma resistere. La vita è di gioia ma anche di momenti bui, resistere! Avere il coraggio di andare avanti e di resistere. L’audacia apostolica è un dono che questa Chiesa conosce bene. Se c’è infatti una caratteristica dei preti e dei religiosi veronesi, è proprio quella di essere intraprendenti, creativi, capaci di incarnare la profezia del Vangelo”.

I santi veronesi si sono distinti per “creatività sociale. Molti di questi Santi e Sante erano tra loro contemporanei e attraverso la fantasia della carità animata dallo Spirito Santo, riuscirono a creare una specie di santa fratellanza, capace di andare incontro ai bisogni dei più emarginati e dei più poveri

e di prendersi cura delle loro ferite, non dimenticate il Buon Samaritano che cura le ferite. Una fede che si è tradotta nell’audacia della missione. Ci serve questo anche oggi”.

“A tutti – ha ribadito - dobbiamo portare la carezza della misericordia di Dio. Perdonate tutto, e quando la gente viene a confessarsi, non torturate i penitenti. Il Sacramento della riconciliazione non sia una seduta di tortura, non fate soffrire. La Chiesa ha bisogno di perdono e voi siete strumenti del perdono”.   

“Le tempeste – ha proseguito il Papa - non mancano ai nostri giorni; molte di esse hanno la loro radice nell’avarizia, nella cupidigia, nella ricerca sfrenata di soddisfare il proprio io, e si alimentano in una cultura individualista, indifferente e violenta. Il rischio è questo, anche per noi: che il male diventi normale, il male non deve essere normale. E così diventiamo complici! Andiamo avanti con coraggio!  Abbiamo la grazia e la gioia di stare insieme sulla nave della Chiesa senza paura, perché il Signore è sempre con noi, ed è Lui ad avere il timone, a guidarci, a sostenerci. A noi il compito di accogliere la chiamata e di essere audaci nella missione”.

Al termine dell’incontro con i sacerdoti, all’esterno della Basilica di San Zeno il Papa ha voluto salutare bambini e ragazzi veronesi.

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“Gesù – ha detto Francesco parlando a braccio - chiama i discepoli, gente comune, e io come faccio a sentire la chiamata? Quando stai con mamma, papà, ti senti bene? E senti che hai amore. Quando tu fai una opera buona, ti senti bene? Quando dici una bugia ti senti bene? Voi avete visto che siete capaci di sentire, bene, male… Quando Gesù parla ci fa sentire bene, ci fa sentire la gioia nel cuore. Quando viene Gesù ci sentiamo bene. Gesù manda i discepoli in tutto il mondo per predicare il Vangelo. Noi adesso come possiamo essere segno di pace nel mondo? In questo momento il mondo è in guerra. Sono tante guerre, Ucraina, Terra Santa, Africa, Myanmar… Gesù predica la pace, noi dobbiamo essere un segno di pace. Non dobbiamo litigare con gli altri, dobbiamo essere un segno di pace. Come possiamo mantenere la fede quando tutto è buio, davanti alla morte di una persona cara? In queste difficoltà come possiamo mantenere la fede, anzi come possiamo andare controcorrente? Per non fare le cose brutte bisogna andare controcorrente. Se volete fare una cosa buona, non abbiate paura di andare controcorrente”.