Advertisement

Il Venerdì Santo e la Colletta per la Terra Santa

Un colloquio con Padre Matteo Brena

I Frati della Custodia |  | Custodia di Terra Santa
I Frati della Custodia | Custodia di Terra Santa
I Frati della Custodia |  | Custodia di Terra Santa
I Frati della Custodia | Custodia di Terra Santa
La Custodia e i Cristiani |  | Custodia di Terra Santa
La Custodia e i Cristiani | Custodia di Terra Santa

“Mentre vi scrivo, il nostro cuore è sollevato dalla tregua in atto. Sappiamo che è fragile e che, per natura sua, non basterà da sola a risolvere i problemi e ad estinguere l’odio in quell’area. Ma almeno gli occhi non vedono ulteriori esplosioni e non perpetuano l’angoscia dell’irreparabile.

Abbiamo visto pianti, disperazione, distruzione ovunque. Ora la nostra speranza è che il trionfo della morte inferta non sia la sua eterna vittoria. E ci torna la speranza di vedere il Risorto, Gesù Cristo nostro Signore, che proprio in quella terra mostrò, vivo, le piaghe della sua passione”.

Prendendo spunto dalla lettera per l’appello per la Colletta dei Cristiani in Terra Santa, che si svolge nelle chiese di tutto il mondo nella giornata del Venerdì Santo, del prefetto del dicastero per le Chiese orientali, card. Claudio Gugerotti, abbiamo chiesto al presidente della Conferenza dei Commissari di Terra Santa di lingua italiana, p. Matteo Brena, di illustrarci la situazione in Terra Santa: “La situazione è molto critica. Con la ripresa dei bombardamenti su Gaza è ritornato un clima di forte sfiducia verso il futuro e la tensione sociale sia in Israele che in Palestina si è riaccesa”.

Nello scorso ottobre papa Francesco scriveva una lettera ai cattolici del Medio Oriente: ‘Voi, fratelli e sorelle in Cristo che dimorate nei Luoghi di cui più parlano le Scritture, siete un piccolo gregge inerme, assetato di pace. Grazie per quello che siete, grazie perché volete rimanere nelle vostre terre, grazie perché sapete pregare e amare nonostante tutto. Siete un seme amato da Dio’. Cosa significa custodire quei luoghi santi?

“Custodire significa tenere viva la memoria e far sì che il messaggio e la grazia di quei luoghi rimanga viva e accessibile a tutti coloro che si fanno pellegrini. I frati francescani sono impegnati da secoli in questa missione di custodia dei Luoghi Santi, come le basiliche del Santo Sepolcro e della Natività. Oltre a rappresentare un patrimonio inestimabile per il mondo cristiano questi luoghi aiutano tutti noi a ‘leggere e reggere’ in questo tempo così difficile”.

Advertisement

Ma a cosa serve la Colletta dei Cristiani in Terra Santa?

“E’ la principale risorsa per sostenere le attività e la vita che si svolgono attorno ai Luoghi Santi. Le offerte raccolte dalle comunità parrocchiali e dai vescovi sono trasferite, attraverso i Commissari di Terra Santa, alla Custodia di Terra Santa. Questi fondi sono utilizzati per preservare i siti sacri e per sostenere le comunità cristiane locali, spesso definite le ‘pietre vive’ di questa regione. In Palestina ed Israele operano in un contesto segnato dal conflitto e da tensioni quotidiane. Il loro messaggio si concentra sulla promozione della pace e della speranza, invitando i parrocchiani ad essere portatori di serenità e a non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà. Uno degli interventi principali riguarda l’istruzione.

La Custodia lavora per preservare l’identità cristiana attraverso diverse iniziative per evitare la dispersione delle comunità locali e garantire la loro continuità. In Giordania, oltre al lavoro educativo, i frati si dedicano alla comunità di migranti presente nel Paese, offrendo loro un aiuto concreto. I francescani continuano a sostenere le persone più vulnerabili, mettendo al centro la solidarietà e l’attenzione al prossimo.

In Libano, oltre al loro ruolo spirituale, che include la celebrazione dei sacramenti e l’accompagnamento delle famiglie nei matrimoni, i francescani si dedicano a numerose attività pastorali quali il catechismo e la formazione religiosa, con un’attenzione particolare ai bambini ed ai giovani, i campi estivi e le relative iniziative rivolte alla gioventù francescana, che promuovono l’istruzione e i valori cristiani.

Nella Siria devastata da anni di guerra civile, i frati distribuiscono generi alimentari e forniscono supporto medico a chi ne ha più bisogno. Ogni mese circa 300 persone ricevono le medicine essenziali per trattare malattie croniche”.

 Per quale motivo è stata istituita tale Colletta?

More in Storie

“La Colletta per i Cristiani in Terra Santa è stata istituita con l’intento di rafforzare il legame fra i cristiani di tutto il mondo ed i Luoghi Santi ed è una delle raccolte ufficiali della Chiesa cattolica. La Colletta, che solitamente si svolge nelle liturgie del Venerdì Santo, quest’anno il 18 aprile, trova

origine nell’esortazione apostolica di san Paolo VI ‘Nobis in Animo’ del marzo 1974. Quest’anno la raccolta promossa attraverso la campagna: ‘Dona speranza, semina la pace’, sarà possibile anche online attraverso la pagina del sito. 

In quale modo la comunità cristiana di Terra Santa si prepara a vivere la Pasqua?​

“Si prepara con grande fede e coraggio per mantenere viva la memoria (anche a nome nostro) e guardare al futuro con speranza. I tempi sono molto difficili, non solo per la mancanza di pellegrini, ma anche per le difficoltà che sta creando il governo per motivi di ‘sicurezza’. Accessi limitati ai luoghi santi ed i pochi permessi concessi ai cristiani palestinesi che desiderano partecipare alle liturgie nella Città Santa sono il segno di un clima di oppressione che genera altra tensione”.

Nella sua storia personale cosa la lega alla Terra Santa?

“La mia vocazione è emersa in modo chiaro frequentando il Santuario della Verna, luogo delle stimmate di san Francesco ed oggi chiamato ‘Calvario Francescano’. Quel mistero di amore e dolore che san Francesco ha accolto nella sua carne nei segni della passione non può essere compreso a pieno senza aver attraversato il ‘Quinto Vangelo’. Questo l’ho capito nel 2009 quando con miei compagni di studentato ho avuto la grazia di vivere la Settimana Santa a Gerusalemme”.

Che cosa vuol dire per lei essere ‘ponte’ tra i cristiani della Terra Santa ed i cristiani in Italia?

“Essere ponti tra la complessa e poliedrica Terra di Gesù e le comunità cristiane italiane è una grande sfida e richiede molte energie. In sintesi, per me è esperienza di evangelizzazione, relazione e comunione. Sento questo ‘essere ponte’ in piena sintonia con il carisma francescano. Incontro, ascolto e condivisione sono parole chiave di questo servizio”.

E come si declina in pratica l’essere ponte?

“Si declina attraverso le classiche attività del commissariato come le giornate pro Terra Sancta e la proposta dei pellegrinaggi che oltre alla visita ai luoghi santi includono sempre un incontro con la realtà locale o la realtà della Custodia. Chiaramente in un contesto come quello italiano è necessario trovare continuamente nuove forme di incontro con realtà anche lontane dai contesti ecclesiali. Questo sta avvenendo attraverso incontri informativi sulla realtà dei cristiani di Terra Santa presso le università e le scuole superiori, ma anche attraverso eventi artistici che mirano a divulgare e sostenere anche economicamente l’opera della Custodia di Terra Santa”.