Roma , sabato, 21. giugno, 2025 14:00 (ACI Stampa).
I santi - si sa - travalicano sempre il luogo e lo spazio. Vivono nell’eternità che ha sapore di Dio. E così è stato per Luigi Orione e san Luigi Gonzaga di cui oggi ricorre la memoria liturgica. Il primo, don Orione, era devotissimo del santo gesuita. Pur essendo registrato all’anagrafe con il nome di Giovanni Luigi, in famiglia e per tutti gli amici don Orione rimaneva “Luigi”. Questo nome - oltre a quello di Giovanni in onore del Battista - gli era stato dato per onorare il fratellino che era morto nel 1865. Aveva solo un anno.
Ma oltre al nome, vi è anche un altro “punto di contatto”: fedele al “suo” san Luigi Gonzaga, Orione, ogni 21 di giugno (dal 1924), celebrava Messa presso l'altare dove riposano le spoglie del santo gesuita, a Roma, presso la chiesa di sant'Ignazio. Avveniva sempre a mezzogiorno. E, anche quando era lontano da Roma, non dimenticava mai di celebrare in quel determinato giorno e orario: una consuetudine ormai consolidata.
Altro “incrocio tra santi”: l’oratorio istituito da san Luigi Orione per i ragazzi di Tortona (1892). Lui, san Luigi Gonzaga, rappresentava per il sacerdote piemontese un vero e proprio modello per la gioventù: “L’Oratorio è posto sotto la protezione di San Luigi Gonzaga perché patrono della cristiana gioventù, ed anche perché coloro che intendono dedicarsi all’Oratorio festivo si propongano questo Santo per modello nella purezza e carità della vita e dei modi che sono le fonti onde derivano i frutti che si sperano dall’Oratorio”, così scriveva.
E, ancora, in un altro scritto: “Don Bosco diceva che l’obbedienza è la via più breve per raggiungere la santità. Impariamo dai santi, impariamo dai santi! San Luigi Gonzaga amava tanto Gesù Sacramentato, faceva lo sforzo di allontanarsi dalla cappella per andare a giocare. Ed un suo superiore gli disse un giorno: Senti, se in questo momento ti venisse data la nuova della prossima tua morte, che faresti tu? Continuerei a giocare, rispose Luigi. Continuerei a giocare! Capite! E sapete perché? Perché egli giocando era certo di fare la santa volontà di Dio. Egli obbediva, obbediva e quindi sapeva che il Signore ne era contento”.
Sguardi che s’incrociano. Biografie che si accavallano. Parole che c’intrecciano alla Parola. I santi si scelgono fra loro. Così come avviene nell’amicizia. Equazione “strana” che Dio compie nelle vite di chi ha voluto seguire il Vangelo e “metterlo in pratica”.