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Papa Leone XIV: "Politica, servizio per il bene della comunità, specialmente in difesa dei più deboli ed emarginati”

L'udienza stamane per il Giubileo dei Governanti. E si sofferma sul tema dell'intelligenza artificiale

L'udienza di stamane | L'udienza di stamane | Credit Vatican Media L'udienza di stamane | L'udienza di stamane | Credit Vatican Media

Stamane, udienza ai Parlamentari in occasione del Giubileo dei Governanti.  Papa Leone XIV inizia il suo discorso - in inglese - ricordando le parole di Pio XI: “L'azione politica è stata definita, con ragione, «la forma più alta di carità»”. Politica vuol dire, dunque, “servizio” che si svolge “a favore della società e del bene comune”. Poi, le parole del pontefice, si snodano su tre considerazioni-cardine che fanno da sottofondo al discorso. 

 

La prima considerazione riguarda il compito affidato ai politici: “Promuovere e tutelare, al di là di qualsiasi interesse particolare, il bene della comunità, specialmente in difesa dei più deboli ed emarginati”. E aggiunge: "Ad esempio, si tratta di adoperarsi affinché sia ​​superata l'inaccettabile sproporzione tra una ricchezza posseduta da pochi e una povertà estesa oltremisura. Quanti vivono in condizioni estreme gridano per far udire la loro voce e spesso non trovano orecchie disposte ad ascoltarli. Tale squilibrio genera situazioni di permanente ingiustizia, che facilmente sfociano nella violenza e, presto o tardi, nel dramma della guerra". La risoluzione a ciò, rimane, dunque - per il pontefice - “una buona azione politica che possa favorire “l'equa distribuzione delle risorse”. 

 

La seconda riflessione riguarda la libertà religiosa e il dialogo interreligioso: “Anche in questo campo, oggi sempre più di attualità - contonua il pontefice- l'azione politica può fare tanto, promuovendo le condizioni affinché vi sia effettiva libertà religiosa e possa sviluppare un rispettoso e costruttivo incontro tra le diverse comunità religiose”. Cita sant'Agostino, in proposito, che “parlava di un passaggio dell'uomo dall'amor sui – l'amore egoistico per sé stesso, chiuso e distruttivo – all'amor Dei – l'amore gratuito, che ha la sua radice in Dio e che porta al dono di sé –, come elemento fondamentale nella costruzione della civitas Dei, cioè di una società in cui la legge fondamentale è la carità”. 

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Cita, poi, Cicerone, che scriveva: “La legge naturale è la diritta ragione, conforme a natura, universale, costante ed eterna, la quale con i suoi ordini invita al dovere, con i suoi divieti distoglie dal male”. Il papa, dunque, ribadisce che “la legge naturale, universalmente valida al di là e al di sopra di altre convinzioni di carattere più opinabile, costituisce la bussola con cui orientarsi nel legiferare e nell'agire, in particolare su delicate questioni etiche che oggi si pongono in maniera molto più cogente che in passato, toccando la sfera dell'intimità personale”.

 

Parla dell'attualità della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata e proclamata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948: una Dichiarazione che “appartiene ormai al patrimonio culturale dell'umanità”, precisa papa Leone. 

 

Arriva, così, alla terza considerazione: "Il grado di civiltà raggiunto nel nostro mondo, e gli obiettivi a cui siete chiamati a dare riscontro, trovano oggi una grande sfida nell'intelligenza artificiale. Si tratta di uno sviluppo che certamente sarà di valido aiuto alla società, nella misura in cui, però, il suo utilizzo non porti a intaccare l'identità e la dignità della persona umana e le sue libertà fondamentali", sottolinea papa Leone XIV. E, continuando sempre sulla tematica dell'AI, ribadisce che “non bisogna dimenticare che l'intelligenza artificiale ha la sua funzione nell'essere uno strumento per il bene dell'essere umano, non per sminuirlo”. 

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Davanti, a noi, dunque, si apre “una sfida notevole, che richiede molta attenzione e uno sguardo lungimirante verso il futuro”. E' importante - per il pontefice - "progettare, pur nel contesto di scenari nuovi, stili di vita sani, giusti e sicuri, soprattutto a beneficio delle giovani generazioni. La vita personale vale molto più di un algoritmo e le relazioni sociali necessarie di spazi umani ben superiori agli schemi limitati che qualsiasi macchina senz'anima possa preconfezionare".

 

Tra intelligenza artificiale e umana rimangono delle differenze che papa Leone sottolinea - ricordando il suo predecessore nel Discorso alla Sessione del G7 sull'Intelligenza artificiale del 14 giugno 2024 - con queste parole: l'intelligenza artificiale “rimane dotata di una “memoria” statica, per nulla paragonabile a quella dell'uomo e della donna, che è invece creativa, dinamica, generativa, capace di unire passato, presente e futuro in una viva e feconda ricerca di senso, con le tutte implicazioni etiche ed esistenziali che ne derivano”. 

 

E anche la politica è chiamata a non ignorare una “provocazione di questa portata”. Anzi è “chiamata in causa, per rispondere a tanti cittadini che giustamente guardano, al tempo stesso, con fiducia e preoccupazione verso le sfide della nuova cultura digitale”.

 

In ultimo, ricorda la figura di san Tommaso Moro, che san Giovanni Paolo II additò nel Giubileo del 2000, come testimone a cui guardare “e intercessore” sotto la cui protezione porre l'impegno dei politici. 

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